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Iran, Trump approva nuova strategia: “Il mondo si unisca a noi per fermare il regime”

Iran, Trump approva nuova strategia: "Il mondo si unisca a noi per fermare il regime"

Manifestanti sotto la Casa Bianca chiedono all’amministrazione Trump di continuare la diplomazia con l’Iran (afp)

Il presidente Usa: “Non ripeteremo errori di Obama. È giunto il momento che si metta fine alla loro strategia di morte”. Immediata la replica di Ali Larijani: la repubblica islamica iraniana “prenderà misure appropriate per far fronte a qualsiasi cambiamento degli Stati Uniti rispetto all’accordo nucleare”

WASHINGTON – “Questo è il punto d’arrivo di nove mesi di discussioni con il Congresso e i nostri alleati su come proteggere meglio la sicurezza dell’America”, e il presidente “non ripeterà gli errori” di Obama, ha sottolineato la Casa Bianca alla vigilia dell’atteso annuncio di Trump in merito all’accordo sul nucleare siglato nel 2015 tra Teheran e le sei grandi potenze. Il testo tuttavia non specifica quale decisione abbia preso il presidente sull’accordo.

“È tempo per il mondo intero di unirsi a noi nel chiedere che il governo iraniano metta fine al suo perseguimento di morte e distruzione”, ha chiesto Trump.

LEGGI Iran, ecco che cosa succede se Trump decertifica l’accordo sul nucleare di V. NIGRO

Dopo settimane di riflessione con gli uomini del Consiglio per la Sicurezza nazionale e negoziati con il Congresso, Trump annuncia oggi la sua nuova strategia nei confronti della Repubblica islamica, ma il documento divulgato dalla Casa Bianca ne anticipa i contenuti: l’obiettivo è  “impedire al regime iraniano di andare avanti verso l’arma atomica”. Trump, che ha già definito l’accordo “un imbarazzo” per gli Usa e “il peggiore accordo mai negoziato”, deve chiarire entro il 15 ottobre se ritiene che Teheran stia rispettando il patto per limitare il suo arsenale atomico, e che gli ha consentito di alleviarsi delle sanzioni internazionali.

La repubblica islamica iraniana prenderà “misure appropriate” per fare fronte a qualsiasi cambiamento nelle posizioni degli Stati Uniti rispetto all’accordo del 2015, ha dichiarato il presidente del parlamento iraniano Ali Larijani. “L’iran ha programmato tutte le variabili riguardo quanto possa succedere all’accordo nucleare. Tra i responsabili iraniani non c’è nessuna preoccupazione riguardo a questa materia ed abbiamo approntato misure appropriate per fare fronte a tutte le eventualità”, ha detto Larijani citato dall’agenzia di stampa ufficiale Irna.

“Le attività del regime iraniano hanno minato severamente qualsiasi contributo positivo alla pace e alla sicurezza regionale e internazionale che il Piano Integrale di azione congiunto (questo il nome dell’accordo siglato nel 2015 da Teheran con Usa, Russia, Cina, Francia, Germania

e Regno Unito) tentò di raggiungere”, si legge nel testo diramato dalla Casa Bianca senza però offrire maggior dettagli sulla soluzione, “l’accordo deve essere rigorosamente applicato, l’Aiea deve poter utilizzare pienamente la sue autorità di ispezione”.

Trump verso disdetta dell’accordo con l’Iran: “Aiuta terroristi, non concediamo armi nucleari”

Trump verso disdetta dell'accordo con l'Iran: "Aiuta terroristi, non concediamo armi nucleari"(

Il presidente pensa a passaggi soft, senza il ripristino delle sanzioni e pronto a un nuovo negoziato. L’amministrazione però si spacca

NEW YORK -Il presidente degli Stati Uniti si avvia a ripudiare l’accordo nucleare con l’Iran che era stato firmato dall’amministrazione Obama (oltre che da altre cinque nazioni). In un incontro con i capi militari alla Casa Bianca, Donald Trump ha affermato che l’Iran ha violato lo “spirito dell’accordo”: si tratta, ha detto di “un regime che appoggia il terrorismo ed esporta violenza, spargimenti di sangue e caos nel Medio Oriente”. Per questo, ha spiegato, “non possiamo concedergli armi nucleari”.

Il Washington Post anticipa il primo passo verso la disdetta dell’accordo: entro la scadenza prevista del 15 ottobre, Trump “de-certificherà” di fronte al Congresso quell’accordo. E’ il passaggio formale che prelude alla disdetta, anche se formalmente lascia la responsabilità finale ai parlamentari.

L’esecutivo infatti è tenuto periodicamente a fornire al Congresso la sua valutazione sul rispetto da parte dell’Iran degli impegni presi. Nel momento in cui la Casa Bianca annuncia ai parlamentari che Teheran non sta rispettando le promesse, con

ogni probabilità la maggioranza repubblicana avvierà la disdetta. Si tratterebbe in un certo senso di una “disdetta morbida”, sempre stando alle anticipazioni del Post. Anzitutto perché Trump lascerà aperta la porta ad un rinegoziato dell’accordo stesso. Poi perché nel “de-certificarlo” la Casa Bianca non chiederebbe al Congresso di ripristinare quelle sanzioni che erano state sospese alla firma dell’accordo stesso.

Il passaggio della de-certificazione entro il 15 ottobre apre comunque uno scenario denso di incognite. A cominciare dalle reazioni degli altri firmatari tra cui figurano Russia, Cina, Germania, Inghilterra e Francia. Rinegoziare un accordo non è una decisione unilaterale che Washington può prendere da sola. Poi, soprattutto, come reagirà l’Iran? Trump vuol essere fedele a quanto disse in campagna elettorale, quando denunciò ripetutamente l’accordo firmato da Barack Obama come “pessimo, uno dei peggiori della storia, contrario, agli interessi degli Stati Uniti”.

In questo allineandosi con la posizione del premier israeliano Benjamin Netanyahu, ma anche dell’Arabia saudita, altro partner privilegiato di questa Amministrazione. Però all’interno della Casa Bianca il dibattito è stato molto serrato. Non solo il segretario di Stato Rex Tillerson, sempre meno influente, ma anche il segretario alla Difesa John Mattis, si erano battuti per il mantenimento dell’intesa. Anche alla luce della crisi nordcoreana: visto quel che fa Pyongyang, perfino i falchi del Pentagono si sono convinti che sia meglio tenere l’Iran dentro l’accordo che congela almeno per un decennio i suoi piani nucleari a scopo

militare.

Per quanto Trump scarichi la questione sulle spalle del Congresso, i rapporti di forze in quella sede non sembrano lasciare adito a dubbi: nella maggioranza parlamentare repubblicana ha sempre avuto ampi consensi la posizione di Netanyahu contro quell’accordo.

 

Pyongyang, migliaia in piazza a sostegno di Kim Jong-un

Migliaia di persone, moltissimi giovani, sono scesi in piazza ieri a Pyongyang, in appoggio al loro presidente, il Maresciallo Kim Jong-un e in risposta alle “minacce” americane di colpire la Corea del Nord. Dopo lo scambio verbale di accuse tra Usa e Nord Corea, dopo il sorvolo di aerei americani da guerra ai confini marittimi della nazione comunista e dopo le minacce di “colpire gli Stati Uniti con missili nucleari”, il regime nordcoreano punta sulle manifestazioni di massa per dimostrare di avere il pieno appoggio della popolazione.

Corea del Nord, Trump manda i bombardieri a volare sul confine. Pyongyang: “Folle megalomane”

Corea del Nord, Trump manda i bombardieri a volare sul confine. Pyongyang: "Folle megalomane"
Donald Trump (ap)
Ancora scambi di minacce e insulti tra la Casa Bianca e il regime di Kim Jong-un. Allarme per una scossa di terremoto, poi gli istituti di sismologia escludono che sia stata provocata da un nuovo test nucleare. Pechino blocca import-export con Pyongyang
Donald Trump mostra i muscoli a Pyongyang, col Pentagono che invia alcuni caccia bombardieri in volo al largo delle coste nordcoreane. L’operazione – spiega il dipartimento alla Difesa Usa – “è per dimostrare che il presidente Usa ha molte opzioni militari per sconfiggere ogni minaccia”. L’azione dimostrativa americana arriva poche ore dopo l’ennesimo allarme per un possibile test nucleare di Kim e scatena una nuova ondata di dichiarazioni durissime da parte di Pyongyang.

Una scossa di magnitudo 3,4 registrata in Corea del Nord ha fatto temere per ore che ci fosse stato l’ennesimo test. A sostenerlo era  l’agenzia sismologica cinese, mentre il servizio meteorologico sudcoreano ha parlato da subito di un evento “presumibilmente di origine naturale”. E alla fine anche da Pechino è arrivata la conferma: quella verificatasi intorno alle 10.30 italiane di oggi nella stessa zona in cui il 3 settembre il regime di Pyongyang aveva effettuato un test nucleare era proprio una scossa sismica, nessuna esplosione provocata dall’uomo.

Tutto questo poche ore dopo il nuovo violento attacco di Trump a Kim. “Noi vogliamo un mondo in cui ci siano Paesi che cooperano tra loro. E non possiamo avere un piccolo pazzo che spara missili sugli altri“, ha detto il presidente degli Stati Uniti in un comizio in Alabama. “Qui stiamo parlando di armi di distruzione di massa, e non possiamo permettere che qualcuno metta il nostro popolo in pericolo, il popolo americano” , ha aggiunto.

Onu, Trump: ”Se la Corea del Nord attacca, l’unica scelta è distruggerla”

L’uomo missile doveva essere gestito molto tempo fa”, ha proseguito il capo della Casa Bianca, chiamando di nuovo il dittatore nordcoreano Kim Jong-un ‘rocket man’ e accusando chi era prima di lui alla Casa Bianca di non averlo saputo fermare. Il riferimento è a Barack Obama, ma anche all’ex segretario di Stato americano Hillary Clinton.

Il nuovo affondo del presidente americano acuisce ulteriormente la tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord, all’indomani della minaccia lanciata da Pyongyang di far esplodere un ordigno all’idrogeno nel mar del Pacifico. Minaccia espressa apertamente e direttamente da Kim Jong-un proprio contro Trump, in risposta al suo discorso alle Nazioni Unite in cui il presidente Usa aveva dichiarato: “Se la Corea del Nord attaccherà l’America o uno dei nostri alleati, non resterà che distruggere quel paese”.

E dal palco dell’Onu è arrivata anche l’ennesima replica del regime. Il ministro degli Esteri Ri Yong-ho, lo stesso che ieri aveva minacciato l’esplosione di una bomba all’idrogeno nel Pacifico, è tornato ad insultare Donald Trump definendolo un “un folle gonfio della sua megalomania” nel suo intervento all’Assemblea Generale Onu. Le minacce di Trump per Ri “rendono inevitabile, ma anche oltre, che i nostri missili ‘visitino’ l’intero territorio statunitense”. Il ministro degli Esteri nordcoreano ha aggiunto che probabilmente Trump “non realizza quello che esce dalla sua bocca, ma noi ci assicureremo che avrà delle conseguenze che andranno molto oltre le sue parole”: “Dovranno pensarci due volte prima di lanciare offensive militari”.

Cina: stop all’import-export con Corea del Nord. Intanto la Cina taglia l’export di greggio verso la Corea del Nord, seguendo le sanzioni dell’Onu decise a causa dei test nucleari e di missili balistici. Le esportazioni di prodotti raffinati – ha reso noto il ministero del Commercio cinese – saranno limitate a 2 milioni di barili annui, a partire dal primo ottobre, mentre la vendita di gas liquefatto sarà bandita immediatamente. Azzerato, inoltre, l’import di tessile, anch’esso da subito, che rappresenta una delle voci principali dell’interscambio con Pechino e che vale circa il 90% dei flussi complessivi di Pyongyang verso Pechino. Lo stop all’importazione di petrolio e derivati ha fatto immediatamente saltare ai livelli più alti il costo della benzina e della nafta per autotrazione e per agricoltura nella Corea del Nord.

Corea del Nord, Kim Jong-un attacca Trump: “Pagherà care le sue minacce”

Rivelazioni sul discorso di Trump all’Onu. Contemporaneamente alle nuove accuse pronunciate dal presidente americano nei confronti del regime nordcoreano, emergono nuovi particolari sul discorso di Trump alle Nazioni Unite, finora rimasti sconosciuti. Molti dei più stretti consiglieri del presidente americano lo avevano messo in guardia dall’attaccare personalmente il dittatore nordcoreano nel discorso davanti all’Onu, avvertendo che un affondo diretto contro Kim Jong-un avrebbe portato inevitabilmente ad una ulteriore escalation della tensione. Lo riportano alcuni media americani citando fonti della Casa Bianca, secondo cui l’espressione “uomo missile in missione suicida” e la minaccia di “distruggere totalmente” la Corea del Nord non erano due passaggi contenuti nel testo originale del discorso.

Corea del Nord, il ministro: “Pensiamo a una bomba a idrogeno nel Pacifico”

Trump contro Kim:

“Fermerò quel piccolo pazzo che spara missili”. Cina blocca import-export con la Corea del Nord

In un comizio in Alabama il presidente Usa è tornato ad attaccare il Maresciallo, leader della Corea del Nord, ripetendo l’epiteto di “Rocket man” nei suoi confronti e accusando Barack Obama e Hillary Clinton di non averlo saputo fermare. E ora si teme un’ulteriore reazione da parte di Pyongyang che ieri aveva annunciato l’ipotesi di far esplodere un’ordigno all’idrogeno nell’Oceano Pacifico.

“Noi vogliamo un mondo in cui ci siano Paesi che cooperano tra loro. E non possiamo avere un piccolo pazzo che spara missili sugli altri“: così in un comizio in Alabama il presidente americano Donald Trump torna a parlare del leader nordcoreano Kim Jong-un. “Qui stiamo parlando di armi di distruzione di massa, e non possiamo permettere che qualcuno metta il nostro popolo in pericolo, il popolo americano” , ha aggiunto Trump.

Onu, Trump: ”Se la Corea del Nord attacca, l’unica scelta è distruggerla”

L’uomo missile doveva essere gestito molto tempo fa”: ha aggiunto il presidente americano, chiamando di nuovo il dittatore nordcoreano Kim Jong-un ‘rocket man’ e accusando chi era prima di lui alla Casa Bianca di non averlo saputo fermare. Il riferimento è a Barack Obama, ma anche all’ex segretario di Stato americano Hillary Clinton.

Il nuovo affondo del presidente americano rischia di alzare ulteriormente la tensione tra Stati Uniti e Corea del Nord, all’indomani della minaccia lanciata da Pyongyang di far esplodere un ordigno all’idrogeno nel mar del Pacifico. Minaccia espressa apertamente e direttamente da Kim Jong-un proprio contro Trump, in risposta al suo discorso alle Nazioni Unite in cui il presidente Usa aveva dichiarato: “Se la Corea del Nord attaccherà l’America o uno dei nostri alleati, non resterà che distruggere quel paese”.

Cina: stop all’import-export con Corea del Nord. Intanto la Cina taglia l’export di greggio verso la Corea del Nord, seguendo le sanzioni dell’Onu decise a causa dei test nucleari e di missili balistici. Le esportazioni di prodotti raffinati – ha reso noto il ministero del Commercio cinese – saranno limitate a 2 milioni di barili annui, a partire dal primo ottobre, mentre la vendita di gas liquefatto sarà bandita immediatamente. Azzerato, inoltre, l’import di tessile, anch’esso da subito, che rappresenta una delle voci principali dell’interscambio con Pechino e che vale circa il 90% dei flussi complessivi di Pyongyang verso Pechino. Lo stop all’importazione di petrolio e derivati ha fatto immediatamente saltare ai livelli più alti il costo della benzina e della nafta per autotrazione e per agricoltura nella Corea del Nord.

Corea del Nord, Kim Jong-un attacca Trump: “Pagherà care le sue minacce”

Rivelazioni sul discorso di Trump all’Onu. Contemporaneamente alle nuove accuse pronunciate dal presidente americano nei confronti del regime nordcoreano, emergono nuovi particolari sul discorso di Trump alle Nazioni Unite, finora rimasti sconosciuti. Molti dei più stretti consiglieri del presidente americano lo avevano messo in guardia dall’attaccare personalmente il dittatore nordcoreano nel discorso davanti all’Onu, avvertendo che un affondo diretto contro Kim Jong-un avrebbe portato inevitabilmente ad una ulteriore escalation della tensione. Lo riportano alcuni media americani citando fonti della Casa Bianca, secondo cui l’espressione “uomo missile in missione suicida” e la minaccia di “distruggere totalmente” la Corea del Nord non erano due passaggi contenuti nel testo originale del discorso.

Corea del Nord, il ministro: “Pensiamo a una bomba a idrogeno nel Pacifico”

NordCorea, Kim: “Trump pagherà”. Bomba H nel Pacifico?

Pyongyang potrebbe far esplodere una bomba all’idrogeno nel Pacifico in risposta al presidente Donald Trump, che ha minacciato di “distruggere completamente” la Corea del Nord se non rinuncera’ al suo programma nucleare. Lo ha detto ai giornalisti a New York il ministro degli Esteri nordcoreano, Ri Yong Ho, a margine dei lavori dell’Assemblea Generale dell’Onu dove Trump ha lanciato il suo avvertimento. L’incredibile provocazione di Ri e’ arrivata poche ore dopo la dichiarazione del dittatore nordcoreano, Kim Jong-un, al quale spetta la decisione finale, ha tenuto a precisare il suo ministro degli Esteri. Parlando in prima persona, Kim ha dato a Trump del “folle”, “non adatto a governare”, “a cui piace giocare con il fuoco”. “Paghera’ caro”, ha avvertito Kim. Da quando si e’ insediato alla Casa Bianca “con le sue minacce ha reso il mondo piu’ inquieto”, ha rimarcato il dittatore. Quella di Trump e’ stata “una feroce dichiarazione di guerra” e “lo domero’ con il fuoco”, ha tuonato Kim, promettendo una risposta “di massimo livello” contro gli Stati Uniti.

Secondo Vipin Narang, professore di scienze politiche al Mit ed esperto di nucleare, e’ la prima volta che Kim diffonde una dichiarazione in prima persona. “Da quanto mi risulta non ci sono precedenti”, ha detto Narang alla Cnn. Kim “e’ stato chiaramente offeso dal discorso (di Trump) e cio’ che preoccupa maggiormente e’ il tipo di risposta che sta considerando”. Il ministro degli Esteri di Pyongyang sarebbe dovuto intervenire oggi all’Assemblea generale dell’Onu ma dopo l’intervento di Trump ha deciso di rinunciare. Se volesse, sarebbe ancora in tempo per prenotare uno slot. Proprio ieri l’amministrazione Usa ha varato un nuovo round di sanzioni contro le societa’ straniere che fanno affari con la Corea del Nord. Il ministro del Tesoro Usa, Steve Mnuchin, ha precisato che non si tratta di una misura contro la Cina, anche se e’ il principale partner commerciale di Pyongyang.
Il presidente degli Stati Uniti e’ uno “squilibrato” e gli Stati Uniti Pagheranno “a caro prezzo” le minacce pronunciate da Donald Trump nel discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. A dichiaralo, di fronte ai media statali nord-coreani e’ il leader di Pyongyang, Kim Jong-un, che ha condannato i toni usati dal presidente Usa, nell’ultima escalation verbale tra Corea del Nord e Stati Uniti. Trump, all’Assemblea Generale dell’Onu aveva dichiarato che se Pyongyang minaccera’ direttamente gli Usa o i suoi alleati, non avra’ “altra scelta che quella di distruggere completamente” la Corea del Nord. Kim Jong-un, da lui chiamato con l’epiteto di “Rocket Man” anche durante il suo discorso, e’ “impegnato in una missione suicida” per se stesso e per il suo Paese. Le parole di Trump, ha dichiarato Kim, “mi hanno convinto, piuttosto che impaurito o fermato, che la strada che ho scelto e’ corretta e che e’ l’unica che devo seguire fino alla fine”. Per Kim le parole di Trump sono un insulto alla Corea del Nord e “la piu’ feroce dichiarazione di guerra della storia”. Pyongyang promette di prendere in considerazione “le piu’ dure contromisure” contro Washington. “Un cane impaurito”, ha detto Kim, “abbaia piu’ forte”. Trump, “un rimbambito squilibrato” come lo ha definito Kim, “paghera’ caro per il suo discorso” All’Onu. “Qualsiasi cosa si aspetti affrontera’ conseguenze ben oltre le sue attese”, ha concluso Kim. “Domero’ senza alcun dubbio il rimbambito squilibrato statunitense con il fuoco”.

Nucleare iraniano, Trump gela tutti: “Ho preso una decisione”, ma non la rivela. I media: porterà fuori gli Usa dall’intesa

Nucleare iraniano, Trump gela tutti: "Ho preso una decisione", ma non la rivela. I media: porterà fuori gli Usa dall'intesa
(ap)

Vertice all’Onu dei 5+1 che hanno siglato l’intesa, tra cui gli Stati Uniti. Mogherini: “L’accordo sul nucleare iraniano funziona, non c’è motivo di cambiarlo”. Ma il presidente francese Emmanuel Macron precisa: “Occorrono nuove misure, vista l’instabilità della regione”. Incontro bilaterale Usa-Iran, Tillerson ribadisce: “Abbiamo molte perplessità sul programma atomico di Teheran .

SALE la tensione sul destino dell’accordo sul nucleare iraniano, sullo sfondo dell’assemblea generale dell’Onu. “Ho deciso”, ha preannunciato sibillinamente ai cronisti Donald Trump a margine del bilaterale con il presidente dell’autorità palestinese Abu Mazen, senza però rivelare le sue intenzioni. Come fece con l’accordo di Parigi sul clima, tenendo il mondo col fiato sospeso per giorni.

In serata il segretario di Stato americano Rex Tillerson, dopo un incontro dei 5+1 in cui ha visto per la prima volta il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, ha tenuto le carte coperte. Il presidente, ha spiegato, ha preso la sua decisione se certificare o meno il rispetto dell’accordo sul nucleare alla prossima scadenza del 15 ottobre ma non l’ha condivisa con nessuno “esternamente”, neppure con Theresa May che gliela aveva chiesto ieri.

· SCHEDA Cosa prevede l’accordo sul nucleare

La Nbc, citando quattro fonti, tra cui una ad alto livello nell’ambito dell’amministrazione americana, ha riferito che il presidente propenderebbe per la bocciatura della certificazione e quindi per lasciare la palla al Congresso: che in tal caso avrebbe 60 giorni per decidere se imporre nuovamante le sanzioni cancellate in base all’accordo. L’obiettivo finale di Trump sarebbe di spingere gli alleati europei a concordare di rinegoziare alcune misure e fare pressione sull’Iran perché torni al tavolo. Anche Tillerson ha ammesso che ci sono “problemi significativi” con l’accordo, dopo il quale “abbiamo visto tutto tranne che stabilità” nella regione.

Ma il presidente iraniano Hassan Rouhani ha difeso l’intesa escludendo di rinegoziarlo. “Non saremo noi i primi a violarlo”, ha detto all’assemblea generale dell’Onu, criticando duramente le minacce di Trump, anche se ha detto di non aspettarsi che gli Usa escano dall’accordo, “nonostante la retorica e la propaganda”.

A difendere l’accordo è stata soprattutto Federica Mogherini. La comunità internazionale non può permettersi di smantellare l’intesa sul nucleare iraniano, che funziona e dà risultati: lo ha detto l’alto rappresentante per la politica estera Ue, dopo un incontro ministeriale dei 5+1 a margine dell’assemblea generale dell’Onu.

“L’accordo sul nucleare iraniano non appartiene a un Paese o a sei paesi, appartiene alla comunità internazionale”, ha aggiunto. “Non c’è un Paese che può smantellarlo, perché è una risoluzione del Consiglio di sicurezza”, ha sottolineato l’alto rappresentante per la politica estera della Ue. Rispondendo alla domanda se gli Usa resteranno impegnati, Mogherini ha risposto: “Ne discuteremo”.

Il capo della politica estera dell’Unione europea ha precisato che tutte le parti dell’accordo nucleare del 2015 tra Iran e le potenze mondiali sono state finora rispettate. “Qualsiasi questione al di fuori dell’ambito del contratto nucleare dovrebbe essere affrontata in un forum diverso”, ha sottolineato. Mogherini ha anche aggiunto che gli Stati Uniti, che hanno messo in dubbio il valore dell’accordo, hanno comunque convenuto che l’Iran si è pienamente conformata alle decisioni prese in base all’intesa siglata nel 2015.

Iran, Mogherini: “Accordo non appartiene a un Paese, ma alla comunità internazionale”

“Concordiamo sul fatto che tutte le parti stanno attuando pienamente l’accordo sul nucleare iraniano come certificato dall’Aiea”: ha più volte ribadito  il capo della diplomazia europea. “In questi momenti avere un accordo sul nucleare che funziona è uno strumento strategico importante, non è una cosa irrilevante”, ha aggiunto Mogherini, riferendosi ad altre crisi in corso legate anche alla non proliferazione nucleare.

Ma le parole della Mogherini non hanno trovato conferma netta sia da parte francese che da parte americana. Emmanuel Macron ha ribadito che è comunque necessario introdurre nuove misure per garantire la sicurezza nucleare anche nell’ambito del programma atomico iraniano, “soprattutto in relazione all’instabilità della regione”.

Iran, Macron chiede nuove misure da aggiungere a intesa nucleare

Dal canto suo, Tillerson, dopo un incontro bilaterale con Zarif, ha ripetuto le perplessità americane: “Il presidente Trump ha giudicato inaccettabili alcune parti dell’accordo e per questo riteniamo necessario comunque procedere ad ulteriori verifiche. Monitoreremo con estrema attenzione tutti gli sviluppi tecnologici e militari del programma nucleare di Teheran – ha spiegato il capo della diplomazia Usa – per essere certi che non rappresentino un pericolo sia per gli interessi e la sicurezza americana, sia per la stabilità dell’area”. Tillerson ha rivelato che Trump ha comunque in mente di presentare una lista di temi da affrontare insieme a tutte le parti coinvolte nell’accordo.

Posizione molto netta, invece, di Teheran: “L’accordo c’è, lo rispetteremo, ma non aspetteremo che gli Stati Uniti pongano nuove condizioni, prima ancora di aver concluso quanto fissato dall’intesa. Porteremo avanti il nostro programma nucleare senza farci condizionare dagli Usa e dai suoi cambiamenti nella politica estera”. Il presidente iraniano Hassan Rouhani ha rigettato fermamente le accuse mosse da Trump sui contenuti dell’accordo. Trump aveva definito nel discorso alle Nazioni Unite dell’altro giorno, l’intesa sul nucleare iraniano firmata da Barack Obama “un’imbarazzante cedimento degli Stati Uniti”.

Onu, Trump: ”Se la Corea del Nord attacca, l’unica scelta è distruggerla”

A che punto è la partita a Risiko intorno alla Corea del Nord

oggi Donald Trump parlerà alle Nazioni Unite e chiederà un inasprimento delle sanzioni contro il regime di Pyongyang. La tensione è sempre più alta

A che punto è la partita a Risiko intorno alla Corea del Nord

Il regime di Kim Jong-Un  intende “accelerare” verso la sua trasformazione in potenza nucleare. Nelle stesse ore Washington ha compiuto una nuova azione dimostrativa: caccia F-35B Stealth e due bombardieri strategici B-1B hanno simulato un bombardamento nei cieli della penisola coreana, come ha riferito una fonte del governo di Seul.

Aerei contro missili, a chi vola più alto

Gli aerei militari americani hanno volato insieme a 4 caccia F-15K sudcoreani e poi sono rientrati nelle basi in Giappone e a Guam, ha aggiunto la fonte all’agenzia sudcoreana Yonhap. L’esercitazione segue di tre giorni l’ultimo test balistico nordcoreano, il lancio di un missile a medio raggio che ha sorvolato la parte settentrionale dell’arcipelago giapponese prima di cadere nell’Oceano Pacifico.

E Mosca non resta a guardare

Anche la Cina e la Russia hanno cominciato le esercitazioni navali vicino alla Corea del Nord, in un clima di crescente tensione nell’area. Le manovre congiunte, spiega l’agenzia cinese Xinhua, si svolgono tra la baia Pietro il Grande, proprio all’esterno del porto di Vladivostok, non lontano dal confine tra Russia e Corea del Nord, e la parte meridionale del mar di Okhotsk, a nord del Giappone. Le esercitazioni sono la seconda fase delle manovre navali sino-russe quest’anno, dopo quelle compiute nel Baltico a luglio.

Leggi anche: L’arma per fermare Kim ce l’ha Pechino: è la ‘bomba petrolifera’. La userà?

A che punto è la partita a Risiko intorno alla Corea del Nord
Pyongyang Nord Corea

Russia e Cina sempre più inquiete

L’agenzia cinese non ha collegato direttamente le esercitazioni alle provocazioni nordcoreane e alla risposta americana. Sia la Cina che la Russia, sempre più inquiete per i venti di guerra nella regione, hanno più volte chiesto un soluzione pacifica della crisi. Intanto, nel giorno dell’avvio dei lavori dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, Pyongyang ha definito un “atto ostile” le ultime sanzioni dell’Onu, imposte dal Consiglio di Sicurezza dopo l’ultimo e più potente test nucleare, e ha messo in guardia la comunità internazionale sostenendo che il pressing non farà che accelerare il “completamento della potenza nucleare” dello Stato.

A che punto è la partita a Risiko intorno alla Corea del Nord
Vladimir Putin

“Le iniziative aumentate da parte degli Stati Uniti e delle sue forze vassalle per imporre sanzioni e pressioni sulla Repubblica Popolare Democratica di Corea non faranno che aumentare il nostro cammino verso il completamento della forza nucleare”, ha detto il ministero degli Esteri di Pyongyang.

Un portavoce del ministero ha poi definito le sanzioni “l’atto più crudele, non etico e disumano di ostilità per sterminare fisicamente il popolo nordcoreano, a prescindere dal sistema e dal governo”. La settimana scorsa il palazzo di Vetro ha imposto nuove sanzioni, tra cui il divieto di importazione tessile e la limitazione della fornitura di benzina.

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A che punto è la partita a Risiko intorno alla Corea del Nord
Consiglio di Sicurezza dell’Onu

Le prove portate da Seul

E che la Corea del Nord non intenda fare nessun passo indietro lo conferma il governo di Seul, secondo cui il regime di Pyongyang si avvicina “alla fase finale” dello sviluppo di un missile balistico intercontinentale, che potrebbe colpire il territorio statunitense.

La previsione è contenuta in un documento che il ministero della Difesa sudcoreano ha presentato ieri all’Assemblea, il Parlamento, dopo l’ultimo missile a medio raggio lanciato lo scorso venerdì dalla Corea del Nord e che ha percorso circa 3.700 chilometri, sorvolando il nord dell’arcipelago giapponese. Secondo la Corea del Sud Pyongyang continuerà a “realizzare provocazioni strategiche aggiuntive” con nuovi test bellici.

Le forze armate di Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone faranno un’esercitazione combinata anti-missile alla fine del mese come risposta ai continui lanci della Corea del Nord. L’esercitazione è anticipata in un rapporto che il ministero ha presentato ieri in Parlamento, dopo l’ultimo lancio di un missile a medio raggio, lo scorso venerdì, da parte della Corea del Nord, un missile che ha viaggiato per circa 3.700 chilometri e ha sorvolato il nord dell’arcipelago giapponese.

A che punto è la partita a Risiko intorno alla Corea del Nord
 Donald Trump

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Il rapporto spiega anche che il Pentagono prevede di inviare una portaerei nucleare e il suo gruppo di attacco per partecipare alle manovre con le Forze navali sudcoreane a ottobre (anche se il portavoce delle Forze Armate americane in Corea del Sud e del Comando del Pacifico ha riferito che l’invio non è confermato). Il documento non specifica quale delle portaerei della VII Flotta sarà inviata, ma la scorsa primavera era stata schierata nella regione la portaerei nucleare USS Carl Vinson.

Nonostante le crescenti sanzioni che pesano sul regime di Pyongyang, il governo sudcoreano è tornato a insistere sulla necessità di realizzare l’invio di aiuti umanitari per i settori più svantaggiati della popolazione nordcoreana. Il portavoce del ministero dell’Unificazione, Baik Tae-hyun, ha spiegato in una conferenza stampa che l’invio di aiuti “deve mantenersi indipendente dalla situazione politica”; e ha assicurato che la gran parte della comunità internazionale condivide questa posizione del governo di Seul.

Fra tre giorni la Corea del Sud deve decidere se approvare o meno l’invio di circa 8 milioni di dollari in aiuti alimentari destinati principalmente a donne e bimbi, canalizzati attraverso le agenzie dell’Onu.

 

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Con Caffeina si accendono le luci sul campo di Villanova. Attori e vecchie glorie danno il calcio d’inizio

Foto di gruppo per la Nazionale attori (in bianco) e le vecchie glorie della Viterbese
di Andrea Arena
Ore 19.13, e luce fu. L’accende il vescovo Lino Fumagalli, arrivato col quarto d’ora episcopale di ritardo (causa cresime) in questo spicchio di città tra la Cassia e i palazzoni, quartiere Villanova, una delle prime appendici di quella periferia residenziale viterbese che oggi è diventata più grande e forse pure meno verace.

“Un gol per l’oratorio”, si chiama questo sabato sera lontano dagli spritz. Siamo al campo sportivo parrocchiale, creato da don Armando Marini quarant’anni fa e oggi ereditato da don Emanuele Germani, il padrone di casa, quello che lo ha reso moderno, comodo, sicuro. E infatti oggi sono tutti qui per accendere le luci, il nuovo mirabolante impianto di illuminazione a led finanziato dalla Fondazione Caffeina (e dal suo socio della prima ora Carlo Rovelli) e pronto a risplendere. Un sistema all’avanguardia, basso consumo e grande resa, che toglierà dal buio le lunghe serate invernali dei bambini e i ragazzi che vengono a fare calcio in questo posto, anche coi colori del neonato Villanova Fc.

«Buona partita a tutti», dice sua eminenza dopo la benedizione, e si comincia a giocare, per la partita inaugurale. Da una parte, le vecchie glorie della Viterbese: una carrellata di ex giocatori che attraversa gli anni Ottanta (Aspromonte, Bettiol, Coletta, Carbone, Checco Arcangeli, Siddi, Turchetti, Proietti Palombi), accarezza i Novanta (Fimiani, Del Canuto, Barbaranelli, Guernier, Valentini) e sfonda nei Duemila (Riccardo Bonucci, Ingiosi, Santoruvo). Dall’altra, la Nazionale italiana attori, squadra itinerante che si muove per scopi benefici e che per l’occasione schiera reduci dai vari reality come Brice Martinet e Andrea Preti, attori come Fabrizio Rocca, sportivi come Stefano Pantano (idolo della spada olimpica) e registi come Giulio Base. Allenatore, l’ex portiere della Lazio Fernando Orsi, detto Nando. Tutti, comunque, applauditissime dalle ragazzine (e dalle mamme) in tribuna, che evidentemente conoscono le loro gesta. L’arbitro è viterbese: Rinaldo Menicacci, assistenti Prota e Pepponi.

Inni nazionali – quello pontificio per primo – saluto delle autorità e della ex miss Italia Alice, fotografatissima, spettacolo degli sbandieratori e della banda musicale di Bassano in Teverina, e via, si gioca. Passano tre minuti e la Viterbese è in vantaggio: segna Vincenzo Santoruvo, e nella testa del tifoso nostalgico si aprono praterie di ricordi e di illusioni. Per gli attori, pareggia Fabrizio Romondini, che in realtà è un ex calciatore pure lui, ed ex gialloblu pure (pochi mesi nella prima squadra della gestione Camilli, cinque anni fa). La storia che s’incrocia, si mischia con le prime gocce di pioggia, prima che si perda il conto dei gol, in una serata in cui il risultato non conta, ma conta solo la luce.

Ruba il fucile a un cacciatore e spara per minacciarlo

di Andrea Arena
Stava partecipando nei boschi di Viterbo a una battuta di caccia con gli amici, ma invece di un cinghiale, si è imbattuto in un agricoltore molto arrabbiato. Che prima gli ha sottratto la radio con cui si teneva in contatto con gli altri membri della sua squadra (così funziona la cacciarella, specialità che attrae tanti appassionati nell’Alta Tuscia e non solo), poi gli ha sottratto il fucile col quale ha sparato un colpo di minaccia. Un brutto spavento, quello capitato nel dicembre di tre anni fa ad un cacciatore, e ora il presunto responsabile di quell’aggressione è finito a processo. Accusato di violenza, minacce e danneggiamento.

L’uomo, un 47enne di Cellere già conosciuto per i suoi eccessi (e attualmente detenuto per altra causa) avrebbe dovuto presentarsi ieri in aula al tribunale di Viterbo davanti al giudice monocratico Giacomo Autizi. Ma per un difetto di notifica in carcere l’udienza è stata rinviata al prossimo 21 dicembre. I fatti risalgono al 27 dicembre 2014, a Cellere. Secondo quando ricostruito, il 47enne avrebbe accusato i cacciatori di essersi introdotti in un terreno di sua proprietà all’inseguimento – o alla ricerca – di un cinghiale.

La sua reazione sarebbe stata esagerata: prima avrebbe strappato il fucile dalle mani di un cacciatore, poi anche l’auricolare della radio che indossava, interrompendo così il collegamento con gli altri compagni di squadra, infine minacciando l’uomo sparando un colpo col fucile. Fortunatamente un colpo in aria, a quanto se ne deduce dal capo d’imputazione, altrimenti l’uomo sarebbe stato accusato di reati ben più gravi. E forse ci sarebbe scappata la tragedia. I fatti dei quali è chiamato a rispondere, comunque, restano pesanti. Più di un grosso esemplare di cinghiale, che per una volta potrà sorridere di certi eccessi degli esseri umani.