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Terrorismo, duro colpo alla rete dei contatti italiani di Anis Amri: 5 mandati d’arresto

Le indagini partite dai tabulati del cellulare dell’attentatore di Berlino poi ucciso a Sesto San Giovanni. Nel mirino stranieri residenti a Napoli e nel Casertano. Perquisizioni a Latina. Le intercettazioni: “Tagliare la testa e i genitali”

ROMA – La rete dei contatti italiani di Anis Amri, il terrorista di Berlino, finisce di nuovo sotto inchiesta. Questa mattina la polizia, su ordine del Gip di Roma Costantino De Robbio, ha notificato il mandato di cattura a cinque stranieri: il palestinese Abdel Salem Napulsi, già detenuto nel carcere di Rebibbia, e quattro tunisini residenti a Napoli e nel Casertano. Perquisizioni sono tuttora in corso a Latina.

L’indagine, condotta dal pm Sergio Colaiocco, è nata dall’analisi dei tabulati del cellulare di Amri, l’attentatore che il 19 dicembre del 2016 fece dodici mortipiombando con un camion sul mercatino di Natale a Breitscheidplatz. Amri fu poi ucciso tre giorni dopo a Sesto San Giovanni da due poliziotti. Nei mesi successivi vennero espulsi dal territorio italiano tre dei suoi conoscenti che vivevano in provincia di Latina, ritenuti essere pericolosi per la sicurezza nazionale. L’operazione di oggi, però, dimostra che la rete intessuta da Amri nel nostro Paese potrebbe non essersi limitata a quei tre.

Abdel Salem Napulsi, 38 anni, è accusato di terrorismo perché si è auto addestrato su Internet. Oltre a 16 video di propaganda islamista presi da Youtube, ha scaricato istruzioni sull’uso di carabine ad aria compressa e lanciarazzi del tipo Prg-7, nonché su come modificare alcune armi in commercio. Non solo. Poco prima del fermo avvenuto nell’ottobre scorso a Latina durante un controllo antidroga, ha cercando di acquistare o noleggiare un mezzo, un modello tipo pick up o camioncino, adatto a montare armi da guerra.

A lui gli investigatori della Digos sono arrivati passando al setaccio la rubrica di Anis Amri, il quale nell’estate del 2015 trascorse almeno una decina di giorni ad Aprilia ospite del suo amico Montassar Yakoubi, conosciuto a bordo del barcone che li portò a Lampedusa nel 2011. Il numero appartiene a Khazri Mounir, uno spacciatore radicalizzato di Latina: attraverso di lui – secondo il Gip romano – Napulsi manteneva “un collegamento diretto con ambienti riconducibili all’Isis”. Ed è con lui che, al telefono, si lasciava andare.

In una conversazione intercettata il 23 agosto scorso, Napulsi si scaglia contro gli infedeli occidentali: “Bisognerebbe mettere la loro testa sul tagliere e via, e colpire (mozzare la testa) e avanti un altro”. I due ridono. Mounir recita poi quello che pare essere un versetto tratto dal Corano (“Quando incontrate i miscredenti colpiteli al collo finché non li abbiate soggiogati”) e Napulsi aggiunge: “Tagliargli la testa e i genitali!”.

Anis Amri, come si costruisce un terrorista – Il trailer

In altre telefonate i poliziotti lo sentono lamentarsi della Tunisia, perché non vige la Sharia e le donne possono non portare il velo integrale, e dell’Italia perché non sopporta la vista di donne “che girano seminude”. Gli altri quattro arrestati sono i tunisini Akram Baazaoui, Mohamed Baazoui, Dhiaddine Baazaoui e Rabie Baazoui. A loro la procura di Roma contesta l’associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione dei documenti e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Anch’essi in contatto con un amico di Amri, hanno fatto entrare illegalmente in Italia un centinaio di connazionali, ai quali – dietro il pagamento di grosse somme di denaro – fornivano carte d’identità e patenti fasulle per proseguire il viaggio verso Francia e Germania.

Anche lo stesso Amri si era rivolto a loro per avere un passaporto contraffatto e un finto permesso di soggiorno, prima di trasferirsi in Germania.

Sui foreign fighters ha dichiarato stamane Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia, a Radio anch’io. “Da parte dello Stato c’è un’attenzione altissima. E’ evidente che il rischio c’è. Per quanto riguarda i foreign fighters è previsto un rientro che non dovrebbe superare le 50 unità. C’è quindi una differenza rispetto agli altri paesi che hanno milioni di persone naturalizzate”.  “Gli sbarchi potrebbero essere un canale di rientro. La modalità attraverso la quale i migranti giungono nel nostro territorio per restare ma, per lo più, per muoversi verso altri paesi d’Europa è tale da non consentire una rilevazione certa. E questo potrebbe consentire un passaggio occulto”.

Attacco Marsiglia: “Anis Hanachi in Italia da pochi giorni, è stato lui a indottrinare il fratello”Attacco Marsiglia: “Anis Hanachi in Italia da pochi giorni, è stato lui a indottrinare il fratello” Anis Hanachi, il fratello dell’attentatore di Marsiglia

Nel 2014 fu respinto perché irregolare. Aveva combattuto come foreign fighter. Qui solo da fine settembre, avrebbe avuto un ruolo attivo nella radicalizzazione di Ahmed. Ma non risulta stesse pianificando azioni

nis Hanachi, il fratello dell’attentatore di Marsiglia, fermato sabato pomeriggio a Ferrara, avrebbe avuto un “ruolo attivo” nell’attacco che Ahmed ha compiuto il 1 ottobre nella città francese uccidendo due donne. Ma lo avrebbe fatto dall’Italia, dove si trovava da pochissimi giorni, da non prima del 27 settembre: probabilmente il suo ruolo sarebbe stato quello di “indottrinare il fratello e provocarne la radicalizzazione”, come ha spiegato Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia e antiterorrismo facendo il punto sull’arresto e sulle indagini. Non risulta infatti la sua presenza a Marsiglia il giorno dell’attacco. In Italia, invece, era sicuramente il 4 ottobre, quando è stato segnalato in Liguria: quali siano stati i suoi movimenti e cosa abbia fatto nel nostro Paese nei giorni precedenti è invece ancora da ricostruire. Non risulta però, secondo gli inquirenti, che stesse pianificando azioni in Italia, né che l’Italia sia stata la base per attentati altrove.

Terrorismo, arrestato a Ferrara il fratello dell’attentatore di Marsiglia

Lamberto Giannini, direttore del servizio centrale Antiterrorismo, ha spiegato che le indicazioni su Anis, che al momento non collabora e non parla, sono arrivate direttamente dagli inquirenti francesi: “Non avevamo evidenza della presenza di Anis in precedenza se non un respingimento nel 2014 quando è stato rimandato in Tunisia perché irregolare. E proprio da Tunisi ci è arrivata la conferma che si tratta di Anis, che ha combattuto in territorio siro-iracheno come foreign fighter, e che era un soggetto pericoloso”. L’indagine comunque “è appena avviata” – come ha detto Francesco Caporale, pm antiterrorismo di Roma: “La Corte di appello di Bologna dovrà consegnarlo alle autorità francesi”. Subito dopo l’attentato, ha ricordato Pasquale Angelosanto, comandante del Ros, “abbiamo agito ad Aprilia (la cittadina tra Roma e Latina dove l’attentatore Ahmed aveva vissuto per otto anni in seguito al matrimonio con una italiana, ndr) con una perquisizione domiciliare e abbiamo sentito alcuni soggetti, tra cui i genitori della moglie di Ahmed Hanachi. Se dovessero essere confermate dalle indagini della partecipazione dei fratelli a una organizzazione terroristica non ci troveremmo di fronte a una situazione inedita”.

Di come si è arrivati alla cattura di Anis ha parlato Claudio Galzerano, direttore dell’antiterrorismo: “Anis ha esternato alla sua cerchia di amici stanchezza, di essere in difficoltà e di non poter più andare avanti. All’individuazione si è giunti grazie a un rapporto intenso tra centro e territorio: avevamo una traccia di Rimini, poi lo abbiamo localizzato a Ferrara. Decisivi sono stati gli apporti della Digos di Bologna e Ferrara. Al momento del fermo non aveva documenti, ha dichiarato un nome di fantasia e ha affermato, mentendo, di essere un algerino. Solo con l’identificazione abbiamo scoperto che nell’ottobre 2014 era stato respinto: in quell’occasione aveva detto di essere libico”.

Anche a Ferrara è stato fatto il punto sulla cattura di Anis. È ancora incerto da quanti giorni con precisione Hanachi si trovasse nella città emiliana, forse tre o quattro. Il giovane tunisino potrebbe essere arrivato mercoledì o giovedì della scorsa settimana e ha trovato ospitalità presso un amico, regolare a Ferrara e integrato in città, in un appartamento dove vivono quattro o cinque ragazzi, tutti connazionali, alcuni di loro studenti.

Arrestato a Ferrara un fratello dell’attentatore di Marsiglia

L’uomo era sotto la lente dei servizi, è stato bloccato sulla base di un mandato di arresto francese. Contro di lui l’accusa è di terrorismo e di complicità nel duplice omicidio

Sospettato di legami con gruppi islamici, sarà espulso dall’Italia

Un'auto dei carabinieri © ANSA
Un’auto dei carabinieri © ANSA

Rintracciato a Roma dai carabinieri del Comando provinciale un cittadino algerino di 36 anni, con precedenti, sospettato di aderire a gruppi terroristici di matrice islamica. L’uomo, che sarà espulso nelle prossime ore, era stato espulso per tre anni dall’area Schengen dalle autorità del Belgio e rimpatriato in Algeria lo scorso 8 maggio. Sul suo conto il 4 ottobre era stata diffusa una nota di allerta da parte del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale di Polizia Criminale.

Il cittadino algerino sarebbe arrivato nella Capitale da pochi giorni. Gli accertamenti effettuati finora hanno consentito di accertare che era partito dall’Algeria su un’imbarcazione di fortuna per l’Italia, tra il 20 ed il 22 settembre, arrivando a Cagliari tra il 24 ed il 25 settembre. A fine mese ha raggiunto Civitavecchia in traghetto ed è poi arrivato nella Capitale. Sono in corso indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Roma supportati dal ROS per verificare le reali motivazioni per cui si trovasse a Roma.

Sisma Centro Italia, M5s: “Casette per sfollati costate fino a 6.750 euro al mq”

Sisma Centro Italia, M5s: “Casette per sfollati costate fino a 6.750 euro al mq”

E’ il costo al metro quadro di alcuni dei moduli SAE (Soluzioni Abitative in Emergenza) acquistati per sistemare i terremotati in due comuni delle Marche, secondo il consigliere regionale Peppe Giorgini. A livello nazionale il Movimento torna ad attaccare sulla nomina di Paola De Micheli “che, in base alla legge 60 del ’53 non può contemporaneamente ricoprire le cariche di parlamentare e di Commissario alla ricostruzione”

eimilasettecentocinquanta euro. E’ il costo al metro quadro – tra costo delle strutture e opere di fondazione e delle urbanizzazioni – di alcune delle casette temporanee acquistate per sistemare in due comuni delle Marche gli sfollati del terremoto del Centro Italia secondo Peppe Giorgini, consigliere regionale delle Marche. A Roma, per una casa nel quartiere Parioli, non si arriva a spendere 5.900 euro.

Si chiamano SAESoluzioni Abitative in Emergenza, “soluzioni abitative antisismiche temporanee di 40, 60 e 80 metri quadri da realizzare per consentire ai cittadini interessati di tornare a vivere nei territori colpiti fino alla ricostruzione delle proprie abitazioni” la cui fornitura è prevista dall’Accordo quadro “sottoscritto dal Dipartimento della Protezione Civile”, si legge nella interrogazione presentata da Giorgini, esponente del M5s, in Regione.

Giorgini fa un po’ di conti sui costi affrontati “per la realizzazione di n. 7 SAE a Villa di Mezzo di Bolognola (5 da 40 mq, 1 da 60 mq e 1 da 80 mq)”, frazione di un comune nel maceratese, “la spesa prevista per la realizzazione delle sole opere di fondazione e delle urbanizzazioni è pari ad euro 1.738.413,53 (Decreto del Soggetto Attuatore del Sisma 2016 numero 737 del 16/06/2017, quasi 250.000,00 euro a casetta) ai quali vanno aggiunti i costi delle casette prefabbricate (1100 euro al mq) per un costo totale di oltre 6.200 euro al mq“.

Ma i costi maggiori, secondo il consigliere, si registrano a San Paolo di Camerino, dove per la realizzazione di 30 SAE “la spesa prevista per la realizzazione delle sole opere di fondazione e delle urbanizzazioni è pari ad euro 6.800.000,00″. Oltre naturalmente ai costi delle casette “per un totale di oltre 6.750 euro al mq”.

Ma sulla questione terremoto il Movimento torna ad attaccare anche sulla nomina di Paola De Micheli “che, in base alla legge 60 del ’53 non può contemporaneamente ricoprire le cariche di parlamentare e di Commissario alla ricostruzione”, scrivono in una nota i deputati del M5s in Giunta delle elezioni commentando il question time illustrato da Fabiana Dadone e Davide Crippa al quale ha risposto il Ministro per i Rapporti col Parlamento, Anna Finocchiaro.

Sindaco di Pozzallo scrive a Minniti: NEI sbarchi dalla Tunisia sospetti jihadisti

Il sindaco di Pozzallo scrive a Minniti:   dalla Tunisia arrivati jihadisti con gli ultimi sbarchi in Sicilia

“Sospetti jihadisti arrivati con gli ultimi sbarchi in Sicilia”. Il sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna ha inviato una lettera al ministro dell’Interno Marco Minniti, manifestando preoccupazione dopo gli ultimi sbarchi avvenuti nella cittadina in provincia di Ragusa. A preoccupare il primo cittadino in particolare sono stati gli ultimi sbarchi di ieri.  “Il fenomeno migratorio che parte dalla Tunisia desta preoccupazioni per possibili infiltrazioni di potenziali soggetti appartenenti a cellule jihadiste – scrive Ammatuna – manifesto i mie timori sugli ultimi sbarchi avvenuti, in particolare quello di ieri, che sembrano evidenziare l’arrivo non solo di persone che fuggono dalla guerra e dalla miseria, ma anche di delinquenti”.

Un tema quello degli arrivi di tunisini posto anche dal sindaco di Lampedusa Totò Martello che martedì incontrerà Minniti anche su questo. Proprio tra quelli arrivati con l’ultimo sbarco di ieri di oltre 150 tunisini, continua il primo cittadino di Pozzallo, «in dieci hanno tentato la fuga, successivamente ricondotti all’hotspot dalle forze di polizia”.

Lega, Salvini: “Al Governo cancelleremo leggi Mancino e Fiano” e “daremo mano libera a polizia”

Lega, Salvini: "Al Governo cancelleremo leggi Mancino e Fiano" e "daremo mano libera a polizia"

Per la prima volta nella storia il fondatore del Carroccio non farà discorsi al raduno annuale. Decisione presa dal segretario federale. In scaletta gli interventi dei governatori della Lombardia Maroni, del Veneto Zaia e della Liguria, Toti, per parlare del referendum per l’autonomia del 22 ottobre.PONTIDA (BERGAMO) – “La Lega al governo proporrà un progetto di legge per avere giudici eletti direttamente dal popolo. E chi sbaglia paga. E siccome siamo un movimento nato per la libertà, cancelleremo la legge Mancino e la legge Fiano. Le storie e la legge non si processano”. Lo ha detto Matteo Salvini, chiudendo il raduno del Carroccio a Pontida.

“Fanno il processo al ventennio mussoliniano – ha aggiunto – e poi si comportano come il regime nel 1925 che imbavagliava chi non la pensava come volevano”. Gli oppositori. Inoltre “quando andremo al governo, daremo mano libera a uomini e donne delle forze dell’ordine per darci pulizia e sicurezza”.La Lega non si ferma, anzi riparte decisa verso il governo, ha detto Salvini che indossa la felpa ‘Salvini premier’ e che ha deciso di non far parlare il fondatore Umberto Bossi per la prima volta nella storia. A Pontida ci sono circa 50mila persone e sono 150 i pullman arrivati da tutta Italia comunica la Lega Nord, aggiungendo che #Pontida17 è sul podio dei trending topic di Twitter. Arrivato, il Senatur si è fermato nel retro palco e non ha voluto parlare con i giornalisti. In base alla scaletta della manifestazione, non è previsto un suo intervento dal palco.

• “PARLA UNO SOLO” 
La decisione l’ha presa il segretario federale, uno strappo con la Lega del passato. “Nei momenti importanti parla uno”, ha spiegato Salvini, e l’ha fatto. “Andiamo avanti più determinati di prima – ha affermato dal palco del raduno leghista – vadano a sequestrare i soldi ai mafiosi,in questo prato c’è gente per bene”. Perché “da oggi parte una lunga marcia per cambiare il Paese” e ancora “andremo avanti anche senza soldi, chiederemo aiuto agli italiani, ma l’anno prossimo – ha ribadito – saremo a Pontida con una Lega e un centrodestra al governo, con l’Italia che riparte nel nome del lavoro, della sicurezza e soprattutto della democrazia”.

• MAGISTRATI
“Chiamo a una reazione di orgoglio, di dignità e giustizia le migliaia di magistrati e giudici che fanno bene il loro lavoro, combattono la mafia e non vogliono fare politica” ha detto Salvini, che a Pontida è tornato a chiedere all’ex magistrato Carlo Nordio di “dare una mano a riformare la giustizia” se il centrodestra andrà al Governo.

• EUROPA
Quanto all’Europa “chi vuole governare con la Lega abbia chiaro che la Turchia non sarà mai Europa. O cambiano i trattati e ci danno la possibilità di controllare la moneta, le banche, i porti, il diritto al lavoro e alla pensione. Altrimenti meglio soli che male accompagnati. È l’ultima chance. Oppure padroni a casa nostra, in tutto e per tutto”, ha continuato.

• BERLUSCONI
Il segretario ha ribadito la convinzione che “qualche giudice vuole fermare un partito, magari rispondendo agli ordini di qualcun altro, ma non può mettere il bavaglio a un milione di militanti”. Ma ha ricevuto solidarietà da Silvio Berlusconi? “Non l’ho sentito – ha risposto il leader del Carroccio -, ma in questi giorni ho risposto poco al telefono”. Il segretario non ha escluso un incontro con il leader di Forza Italia entro metà settembre. “Può essere – spiega – siamo già a metà settembre”.

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• BANCHE
“Hanno fatto il salva banche. Hanno salvato le chiappe ai banchieri ma hanno rovinato milioni di risparmiatori. Quando andremo al governo qualcuno di questi signori che ha rubato miliardi e va in giro a fare shopping con l’auto di lusso va in galera. Sono i suoi i conti correnti che sequestreremo, non quelli della Lega e dei militanti”, ha continuato Salvini dal palco.

•  VACCINI
“Hanno montato un cinema per settimane Sulle presunte epidemie per colpa degli italiani facendo un regalo miliardario alle multinazionali del farmaco”, ha continuato Salvini in un passaggio del suo discorso. Se andasse al governo, ha detto che è sua intenzione “cancellare il decreto Lorenzin”. “Io ho vaccinato i miei figli ma un Paese libero e serio che mette in vena 10 nuovi vaccini in poco tempo deve garantire esami pre vaccinali” e ancora, “vaccini obbligatori per i nostri bambini, ma i 10mila che sono arrivati chi li ha controllati?”.

• JOBS ACT
“Basta con il Jobs Act, noi faremo una riforma del lavoro che sarà fondata sulle certezze, riportando in Italia le migliaia di ragazzi costretti a scappare all’estero per costruirsi un futuro” ha detto il segretario della Lega Nord. “Questo governo va avanti a colpi di bonus, di elemosine – ha aggiunto Salvini -. Noi, come hanno fatto alcuni cantoni in Svizzera, proporremo un minimo salariale sotto il quale non si può andare”.

• IL PRATO
Al raduno annuale della Lega sono allestite sul ‘sacro prato’ le sezioni del Carroccio, con i banchetti e gli striscioni, la griglia e il caffè per i militanti che hanno trascorso la notte nel campeggio improvvisato a poche decine di metri dal palco. Non sono ancora arrivati i pullman carichi di sostenitori che Salvini – dopo il sequestro preventivo di 49 milioni di euro disposto dal Tribunale di Genova – ha detto di non poter pagare.

Di fronte a lui, oltre agli iscritti della prima ora, ci sono nuovi simpatizzanti partiti dall’Emilia, dalla Toscana e perfino da Roma. “La speranza è che, se governasse la Lega, qualcosa finalmente cambierebbe”, dice una signora di Fiumicino che con tutta la famiglia a Pontida. Tutti hanno voluto essere presenti e lanciare un segnale di vicinanza alla Lega dopo l’iniziativa dei giudici genovesi di ‘lasciare a secco’ il partito proprio alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali. “Per me è stato un dolore grandissimo”, dice un partecipante, spiegando che nonostante tutto Umberto Bossi “resta il padre di tutti. Anche se ha sbagliato è giusto che sia presente, che sia qui con noi”. Per la prima volta nella storia, dunque, non è previsto il discorso di Bossi.

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• INTERVENTI
“Questo mi spiace, perché Pontida è Bossi. La decisione è stata presa dal segretario Matteo Salvini, ma per me Bossi a Pontida ha sempre diritto di parola” ha detto il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, ex segretario. Sul sequestro preventivo dei conti della Lega, Maroni ha detto che il partito “farà ricorso e spero che venga revocato questo provvedimento abnorme, secondo me ci sono le condizioni”. Che non far parlare Bossi sia un “un errore, anche mediatico”, è quanto ha detto Gianni Fava, ex candidato alla segretaria della Lega, “nessun movimento politico cancella la propria storia, non far fare a Bossi nemmeno un saluto è sbagliato, se oggi siamo qua è grazie a lui”.

Emozionato invece “il primo non leghista a salire su questo palco ed è un onore vero”, ha detto Giovanni Toti, parlando dal palco. “In due anni in Liguria abbiamo vinto tutto quello che c’era da vincere e io stamattina sono venuto in macchina con il sindaco di Genova”, Marco Bucci, ha rivendicato il governatore ligure, che ha poi attaccato Marco Minniti: “Il ministro dell’Interno ha scavalcato Salvini in populismo”, ha sostenuto. “In bocca al lupo per il referendum per l’autonomia di Veneto e della Lombardia. Dal loro grido di libertà dipende anche il grido di libertà della Liguria e dell’Italia intera. Grazie Pontida”, ha concluso Toti.

Clima, gli Usa confermano: “Siamo fuori dal trattato di Parigi”

Il Wall Street Journal riferisce le parole del commissario Ue per il Clima: “Ci hanno comunicato il cambiameto, vogliono però rivedere i termini”. Nessuna conferma da parte dell’amministrazione Trump né chiarimenti sui parametri da rivedere.

NEW YORK. Indietro tutta: o quasi, perché con Donald Trump non si può mai sapere. Gli Stati Uniti non si ritirano più dagli accordi di Parigi sul clima. No, gli Stati Uniti confermano il ritiro. Dichiarazioni e controdichiarazioni: che succede?

Certo è che ci sono voluti due uragani e i numerosi incendi che hanno devastato la West Coast per far riaprire il dibattito da questa parte dell’Oceano. Anche per questo, secondo il Wall Street Journal gli Stati Uniti avrebbero addirittura deciso di non uscire più dagli accordi di Parigi negoziati nel 2015 dall’amministrazione di Barack Obama, facendo dietrofront su quanto invece annunciato da President Trump solo lo scorso giugno. L’America che non si ritira dall’accordo, dunque: ma mira a revisionarne i termini.

È quanto sarebbe stato detto dal consigliere della Casa Bianca Everett Eissenstat alla riunione dei ministri dell’Ambiente che si è tenuta oggi a Montreal. Organizzata proprio per discutere come procedere sull’accordo di Parigi senza gli Stati Uniti. A chiedere il meeting, Canada, Cina e Unione Europea nell’anniversario dei protocolli di Montreal firmati 30 anni fa, quando per la prima volta si discusse di come ridurre la protezione e l’uso di quelle sostanze che minacciano lo strato di ozono.

A dare la notizia riportata dal Wall Street Journal è stato il Commissario Europeo per l’Energia e l’azione sul clima Miguel Arias Cañete: «I rappresentanti del governo americano hanno dichiarato di non voler più rinegoziare l’accordo. Ma hanno intenzione di rivedere i termini del loro impegno». Peccato che sia subito arrivata la correzione della correzione. «Non ci sono stati cambiamenti nella posizione degli Stati Uniti sugli accordi di Parigi» dichiara per la Casa Bianca Lindsay Walters. «Come il Presidente ha chiarito già abbondantemente gli Stati Uniti si ritireranno. A meno che non riusciranno a rientrare con termini più favorevoli al Paese».

Lo diceva, d’altronde, lo stesso Wall Street Journal che poteva trattarsi di un cambio di direzione per modo di dire: una scelta, insomma, per tener buoni gli americani in un momento in cui Madre Terra alza la voce. Sì, perché secondo gli accordi gli Stati Uniti – che sono il secondo più grande inquinatore del mondo dopo la Cina – devono

impegnarsi a ridurre significativamente le loro emissioni: ma revisionare i termini potrebbe significare proprio stabilire tetti più alti. Quei “termini più equi” per dirla con le parole del Presidente, che sono stati il suo obiettivo fin dall’inizio.

Attacco metro Londra, arrestato secondo sospetto

Attacco metro Londra, arrestato secondo sospettoLa polizia durante il blitz di sabato a Sunbury-on-Thames (afp)

 

Si tratta di un 21enne fermato nella notte di ieri a Hounslow, nella parte ovest della capitale britannica

ROMA – Scotland Yard ha setacciato Londra, colpita nelle sue arterie, di nuovo, per cercare i responsabili dell’attentato alla metropolitana di Parsons Green dove sono state ferite 30 persone. Oggi è stato arrestato un secondo sospetto: si tratta di un 21enne fermato alle 23,50 di sabato a Hounslow, nella parte ovest della capitale britannica.

Il primo sospetto terrorista è stato invece preso a Dover, ieri mattina. Un diciottenne catturato dalla polizia del Kent nella zona del porto, forse in procinto di imbarcarsi per la Francia. Secondo quanto riferito dai media, si traterebbe di un ragazzo orfano, problematico, adottato da una coppia inglese nota per aver ospitato negli anni oltre 250 bambini senza genitori.

Attentato Londra: blitz della polizia nel Surrey, le immagini aeree

La loro casa è stata perquisita nel pomeriggio in un blitz a  Sunbury-on-Thames, cittadina della contea del Surrey, sulle rive del Tamigi e non distante dall’aeroporto di Heathrow. Dopo il controllo e l’evacuazione dei vicini e dei residenti della zona, è stata smentita la presenza di un ordigno nella casa di Cavendish Road. Il Daily Mail sostiene che il 18enne fosse stato arrestato due settimane fa, non si sa il motivo, e poi rilasciato.

Con Caffeina si accendono le luci sul campo di Villanova. Attori e vecchie glorie danno il calcio d’inizio

Foto di gruppo per la Nazionale attori (in bianco) e le vecchie glorie della Viterbese
di Andrea Arena
Ore 19.13, e luce fu. L’accende il vescovo Lino Fumagalli, arrivato col quarto d’ora episcopale di ritardo (causa cresime) in questo spicchio di città tra la Cassia e i palazzoni, quartiere Villanova, una delle prime appendici di quella periferia residenziale viterbese che oggi è diventata più grande e forse pure meno verace.

“Un gol per l’oratorio”, si chiama questo sabato sera lontano dagli spritz. Siamo al campo sportivo parrocchiale, creato da don Armando Marini quarant’anni fa e oggi ereditato da don Emanuele Germani, il padrone di casa, quello che lo ha reso moderno, comodo, sicuro. E infatti oggi sono tutti qui per accendere le luci, il nuovo mirabolante impianto di illuminazione a led finanziato dalla Fondazione Caffeina (e dal suo socio della prima ora Carlo Rovelli) e pronto a risplendere. Un sistema all’avanguardia, basso consumo e grande resa, che toglierà dal buio le lunghe serate invernali dei bambini e i ragazzi che vengono a fare calcio in questo posto, anche coi colori del neonato Villanova Fc.

«Buona partita a tutti», dice sua eminenza dopo la benedizione, e si comincia a giocare, per la partita inaugurale. Da una parte, le vecchie glorie della Viterbese: una carrellata di ex giocatori che attraversa gli anni Ottanta (Aspromonte, Bettiol, Coletta, Carbone, Checco Arcangeli, Siddi, Turchetti, Proietti Palombi), accarezza i Novanta (Fimiani, Del Canuto, Barbaranelli, Guernier, Valentini) e sfonda nei Duemila (Riccardo Bonucci, Ingiosi, Santoruvo). Dall’altra, la Nazionale italiana attori, squadra itinerante che si muove per scopi benefici e che per l’occasione schiera reduci dai vari reality come Brice Martinet e Andrea Preti, attori come Fabrizio Rocca, sportivi come Stefano Pantano (idolo della spada olimpica) e registi come Giulio Base. Allenatore, l’ex portiere della Lazio Fernando Orsi, detto Nando. Tutti, comunque, applauditissime dalle ragazzine (e dalle mamme) in tribuna, che evidentemente conoscono le loro gesta. L’arbitro è viterbese: Rinaldo Menicacci, assistenti Prota e Pepponi.

Inni nazionali – quello pontificio per primo – saluto delle autorità e della ex miss Italia Alice, fotografatissima, spettacolo degli sbandieratori e della banda musicale di Bassano in Teverina, e via, si gioca. Passano tre minuti e la Viterbese è in vantaggio: segna Vincenzo Santoruvo, e nella testa del tifoso nostalgico si aprono praterie di ricordi e di illusioni. Per gli attori, pareggia Fabrizio Romondini, che in realtà è un ex calciatore pure lui, ed ex gialloblu pure (pochi mesi nella prima squadra della gestione Camilli, cinque anni fa). La storia che s’incrocia, si mischia con le prime gocce di pioggia, prima che si perda il conto dei gol, in una serata in cui il risultato non conta, ma conta solo la luce.