Manca solo lo spoiler. Il resto c’è tutto. Oltre 5.400 schede in aggiornamento, più di 1000 schede aggiornate, più di 3.500 stagioni, un totale di 60 mila episodi. Arriva il sito di Repubblica dedicato alle serie tv (online dalle 11), un database in cui orientarsi nella messe di titoli e generi che le piattaforme streaming, le tv satellitari e il digitale terreste ci propongono quotidianamente. Schede, sezioni e sottosezioni con tutte le informazioni, dal titolo al tipo di serialità, dall’anno della prima messa in onda alla trama, dagli attori ai premi vinti alla disponibilità in Italia, e dove. Il progetto consiste nell’estensione del database di MYmovies alla serialità televisiva e trasforma la piattaforma (a oggi il primo sito di cinema in Italia per numero di visitatori, dati Audiweb 2020) in un punto di riferimento per la consultazione di recensioni e informazioni sui contenuti seriali. Ma gli utenti non troveranno solo schede e informazioni. Il sito viene quotidianamente aggiornato anche con le notizie che riguardano le produzioni seriali: le novità in arrivo, le interviste ai protagonisti, le clip in anteprima, le anticipazioni, le curiosità, i social.
Repubblica Serie Tv, le schede
Le schede partono dalle serie televisive andate in onda o in streaming dal 2004 a oggi, italiane e internazionali. Il 2004 perché è l’anno che rappresenta un punto di svolta per la serialità grazie ad alcune produzioni fondamentali: Lost, The Sopranos, Battlestar Galactica, Dr. House – Medical Division, Desperate Housewives sono titoli che hanno rivoluzionato il settore sul piano produttivo, su quello distributivo e della fruizione. Ma il progetto punta a estendere la catalogazione alla produzione antecedente con tutte le produzioni, italiane e straniere, distribuite in Italia a partire dall’avvento della televisione, nel 1954.
Leonardo DiCaprio e Camila Morrone per salvaguardare la loro incolumità decidono di di mettersi in isolamento volontario domiciliare nella casa di lui, a Los Angeles: un «test» sulla tenuta della coppia?
In Cina, stando ai dati riportati dal Global Times, c’è stato un boom di divorzi in concomitanza con la fine dell’emergenza per il coronavirus. Un caso? Forse no, dato che la convivenza forzata – senza vie di fuga – porta fisiologicamente a galla i problemi delle coppie. Ecco quindi che la relazione tra Leonardo DiCaprio e Camila Morrone si appresta ad affrontare in questi giorni una prova davvero ardua.
Secondo le indiscrezioni di US Weekly, infatti, l’attore americano e la giovanissima fidanzata – viste le disposizioni governative per arrestare i contagi da covid-19 – avrebbero deciso di isolarsi volontariamente nella splendida casa di lui, a Los Angeles: «Stanno sempre insieme e anche adesso sono in auto-quarantena», rivela una fonte al magazine. «Sono necessari l’uno all’altra, ma vogliono privacy».
**USA ONLY** Milan, Italy – Leonardo DiCaprio at the Giorgio Armani 40th Anniversary Silos Opening in Milan, Italy.AKM-GSI May 1, 2015**USA ONLY**To License These Photos, Please Contact : Steve Ginsburg (310) 505-8447 (323) 423-9397 steve@akmgsi.com sales@akmgsi.com or Maria Buda (917) 242-1505 mbuda@akmgsi.com ginsburgspalyinc@gmail.com
D’altronde sia Leo che Camila, sin dai primi mesi del loro rapporto, hanno fatto capire di voler restare al riparo da flash e riflettori. Il mese scorso, agli Oscar 2020, hanno percorso separati il red carpet del Dolby Theatre, ma poi in platea si sono seduti vicini: «I 23 anni di differenza d’età? È un gap che c’è in tante coppie di Hollywood e non solo», ha detto lei in un’intervista al Los Angeles Times.
«Penso che ognuno dovrebbe essere libero di uscire con chi vuole», ha concluso Camila. Che frequenta Leo da ormai oltre due anni: sono stati paparazzati per la prima volta a gennaio 2018 in Colorado, poco dopo per le vie di New York, al Coachella e al festival di Cannes. «Sembra una cosa seria, non una relazione casuale», ha rivelato un insider a People. Adesso sarà la quarantena a misurarne la tenuta.
L’influencer fotomodella italiana Carolina Cristina Casiraghi ci racconta un pezzetto della sua vita privata, da anni promuovere la sua immagine con nuove tendenze autentiche ed originali, il suo personaggio è elegante, sensuale, unico del suo genere… Oggi Carolina si apre a noi di citymilano.com con una intervista esclusiva dove lascia trapelare nuove possibilità di lavoro che i social network offrono nell’era digitale.
cover di Carolina Cristina Casiraghi
Facendo un piccolo bilancio della tua vita cosa ne verrebbe fuori?
Un piccolo bilancio della mia vita ad oggi è senz’altro positivo! Faccio il lavoro che mi piace, ereditato dalla mia famiglia e sono serena!
Carolina Cristina Casiraghi
Carolina Cristina Casiraghi
Carolina Cristina Casiraghi
Carolina Cristina Casiraghi
Carolina Cristina Casiraghi
Carolina Cristina Casiraghi
Carolina Cristina Casiraghi
Carolina Cristina Casiraghi
Parlaci dell’amore: cosa rappresenta nella tua vita?
l’amore è il motore della mia vita! Per me rappresenta la vita stessa, è l’unico sentimento che ci permette di vivere bene! Quindi rappresenta tutto, l’amore per la vita, l’arte, la natura, il prossimo è veramente importante per me.
Artisticamente, qual è la modella a cui vorresti somigliare?
Doutzen Kroes è la mia preferita! È elegante e straordinariamente bella. Somigliarle non lo so ma è la mia icona in assoluto
a Cosa stai lavorando in questo momento?
In questo momento a molti progetti! Adoro le novità, i cambiamenti! Profumano di vita.
Come sei nella vita privata?
sono una ragazza molto semplice che ama le cose semplici! Come cucinare o leggere un buon libro.
Cosa vorresti che le persone capissero di te?
bella domanda! Vorrei guardassero oltre la fisicità poiché spero di avere molto di più ! Soprattutto la mia semplicità che a volte rimane nascosta da una corazza che può indurre a pensare io sia snob! Cosa che non mi appartiene
Quali sono i ricordi della tua infanzia a cui particolarmente sei legata?
Ce ne sono molti, sicuramente quando passavo l’estate coi miei genitori, o quando a 6 anni prendevo gli abiti e le scarpe a mia madre e giocavo a fare la modella!
Sei favorevole e contraria alla chirurgia platica?
Io non ne sono mai ricorsa poiché ho un ottimo rapporto col mio corpo e lo specchio. Non amo chi ne abusa ma sono favorevole dove viene utilizzata con criterio
Ci sono persone che ti hanno aiutato in momenti difficili?
Assolutamente si! Mia madre, ma poi devi comunque farti forza e reagire! La vita non è semplice ma è meravigliosa!
Un tuo sogno nel cassetto?
Non ne ho nel cassetto! Sono tutti nella mia testa in attesa di diventare realtà.
Opera e Lirica è un’azienda tutta al femminile, nata dalla volontà della fondatrice e CEO Giusi Cuccaro, giovanissima musicista bolognese, che a 28 anni ha creato un’agenzia specializzata nel produrre eventi di opera lirica, al fine di divulgare questa forma d’arte sia in Italia che nel mondo. L’azienda nasce nel 2014, grazie alla tenacia di Giusi che ha dimostrato negli anni come si possa fare business con la cultura. Affiancata dalle giovani colleghe e valendosi della collaborazione di artisti professionisti del settore, Giusi ha creato un team dedicato che si occupa di tutte le fasi della produzione: direzione artistica, comunicazione e logistica. Un team che si è saputo imporre in questo settore spesso considerato di nicchia, incontrando le difficoltà specifiche dell’imprenditoria al femminile. L’ampia formazione di Giusi inizia con il diploma in pianoforte al Conservatorio di Bologna e una Laurea magistrale in discipline della musica, entrambi con il massimo dei voti. Dopo una vita dedicata agli studi musicali si trasferisce a Roma e apre un’agenzia di eventi. Per completare la sua formazione, nel 2018 consegue il Master in Business Administration presso la Bologna Business School.
L’azienda negli anni cresce e sviluppa in particolare la vendita e-commerce dei biglietti per gli eventi portando grandi risultati nell’espansione della Compagnia, che supporta costantemente corsi di aggiornamento per il team in digital marketing. Opera e Lirica diventa così una realtà che fa la differenza perché si autofinanzia esclusivamente con la vendita dei biglietti.
Opera e Lirica crea programmi ed eventi fruibili da tutti, non solo dal pubblico estero amante dell’Italia per cultura e formazione più sensibile verso questo tipo di intrattenimento, ma anche da una platea di neofiti che si approcciano alla musica classica per la prima volta.
La sede aziendale si trova a Roma, città perfetta, sia per le numerose location che offre sia per la possibilità di tenere eventi tutto l’anno data la massa critica di turisti che frequentano gli eventi. A tal proposito citiamo di seguito alcune delle manifestazioni di rilievo del repertorio della company Opera e Lirica, come la stagione semestrale tenutasi da maggio ad ottobre 2017 presso il Palau della Musica Catalana di Barcellona; i tre mesi di stagione de “La Traviata” sempre nel 2017, presso l’Auditorium Santo Stefano di Firenze; la stagione semestrale al Palazzo Reale di Ischia nel 2018; poi a Dicembre 2018 i concerti di Natale presso il Museo Filangieri di Napoli; ma anche eventi straordinari fra i quali il concerto con la partecipazione del soprano Katia Ricciarelli presso la Sala Consiliare a Sorrento, il cui ricavato è stato devoluto alla Caritas di Sorrento.
I prossimi eventi in programma:
Concerti di Pasqua “Orchestra SinfonicaOpera e Lirica” presso l’Oratorio del Caravita a Roma: Stabat Mater di G.B. Pergolesi (mercoledì 8 Aprile 2020); Requiem di W.A. Mozart (venerdì 10 Aprile 2020)
I Tre Tenori con “Arie d’Opera, Napoli e Canzoni”– Roma, Sala Teatro Umberto il 29 Maggio 2020. I tre giovanissimi tenori Alessandro Fortunato, Francesco Fortes e Stefano Sorrentino interpretano le più belle arie d’opera e i grandi classici della canzone napoletana.
Stagione musicale di Sorrento (18 Aprile – 14 Novembre 2020) presso il Museo Correale di Terranova (martedì, mercoledì e sabato).
Seconda edizione Concorso di Canto Lirico Internazionale “Città di Sorrento” presso il Museo Correale di Terranova dal 2 al 4 Aprile 2020.
Per tutti i dettagli relativi agli spettacoli e al concorso, vi invitiamo a visitare il sito https://www.opera-lirica.com
abbiamo il piacere di inviarvi i primi materiali stampa del film “Magari” di Ginevra Elkann, al cinema dal 26 marzo grazie a BIM Distribuzione.
“Magari” è una commedia sentimentale che racconta la storia di Alma, Jean e Sebastiano, tre fratelli molto legati tra loro che da Parigi, città in cui vivono nel sicuro, seppur bizzarro, ambiente alto borghese della madre di fede russo-ortodossa, si ritrovano scaraventati nelle braccia di Carlo, padre italiano, assente, anticonformista e completamente al verde che non ha alcuna idea di come badare a sé stesso, figuriamoci ai figli. Durante una vacanza di Natale passata in una casa al mare insieme a Carlo e alla sua collaboratrice Benedetta, in un momento di sospensione dalle loro vite vere, i nodi delle tensioni di famiglia vengono al pettine. Carlo scopre degli aspetti oscuri della sua ex moglie e dimostra ai suoi figli di essere un padre inaffidabile, ma incredibilmente carismatico e – nonostante le sfide e le tensioni quotidiane – la piccola Alma continua a credere fermamente che un giorno MAGARI la sua famiglia possa tornare a unirsi come un tempo.
Una Produzione Wildside con Rai Cinema. Prodotto da Lorenzo Mieli e Mario Gianani con Lorenzo Gangarossa per Wildside, una coproduzione italo-francese coprodotto da Tribus P Films e da Iconoclast.
Vi presentiamo oggi il trailer, il poster e le foto disponibili ai seguenti link:
Domani, dalle 17.00 alle 00.00, la prima edizione della rassegna gratuita cinematografica a Ivrea proposta dalle associazioni ArtInMovimento e SystemOut in collaborazione col Torino Underground Cinefest, e diretta dallo sceneggiatore Alessio Brusco
Domani, martedì 18 febbraio, dalle ore 17.00 alle ore 00.00, presso il Cinema Politeama di Ivrea, sito in via Piave, 3, le associazioni ArtInMovimento e SystemOut proporranno la prima edizione dell’Ivrea Film Screening, rassegna gratuita di cinema indie in collaborazione col Torino Underground Cinefest.
IFS, diretto dallo sceneggiatore Alessio Brusco, si configura, infatti, come un evento annuale che presenta film indipendenti, sperimentali e documentari provenienti da tutto il mondo. L’Ivrea Film Screening mostra il meglio del nuovo cinema internazionale e offre al pubblico cinefilo l’accesso ad alcuni dei registi più acclamati e dei talenti emergenti di tutto il mondo.
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Shia LaBeouf in HONEY BOY Courtesy of Amazon Studios
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Essendo l’ultima tappa di avvicinamento al blasonato TUC, che quest’anno si terrà dal 22 al 28 marzo, si è scelto di riproporre, fra gli altri, alcuni cortometraggi e lungometraggi della scorsa edizione dell’evento cinematografico torinese.
L’ingresso alla rassegna di Ivrea è completamente gratuito al pubblico.
A questo link si può visione tutto il programma: https://ivreafilmscreening.com/.
“The show must go on. La nostra macchina non si ferma mai. Da settembre 2019 prima il NIF a Novara, poi il Tortona Indie Film Session, quindi il quinto Filmmaker day, poi il Collateral102, quindi il Milano Blackout e ora ad Ivrea. Siamo sul pezzo e sempre più allineati alla nostra mission: dare visibilità al cinema indipendente, facendone apprezzare i nuovi linguaggi e rendendo evidente quanto questo genere sia prolifico in Italia e all’estero”, dichiara Annunziato Gentiluomo, Presidente dell’Associazione ArtInMovimento.
“Stiamo fidelizzando un pubblico di appassionati che si rende conto della qualità della nostra proposta. Quindi anche per questa prima edizione dell’IFS ci aspettiamo una buona risposta di spettatori”, precisa Matteo Valier, il Referente dell’Associazione SystemOut.
“Sono soddisfatto del programma di questa prima edizione dell’Ivrea Film Screening. Una maratona interessante, con tematiche avvincenti, durante la quale si potranno apprezzare prodotti di ottima manifattura estetica e fortemente innovativi in termini di linguaggi. Sono sicuro che gli spettatori sapranno apprezzare la qualità che sarà proposta”, conclude Alessio Brusco, il direttore artistico dell’evento.
Angelica Preziosi nasce alle ore 21,15 del giorno 29 marzo 1992 al pronto soccorso dell’ ospedale Fatebenefratelli isola Tiberina di Trastevere di Roma dopo un lungo tentativo della madre che aveva cercato di farla nascere in casa per favorirne l’armonia alla nascita attraverso la pratica dello yoga. La madre Viviana Di Bert, attrice e regista di origine friulana, accompagnerà i primi mesi della sua vita con i suoni delle pratiche di meditazione quotidiane ,un primo viaggio aereo intercontinentale a New York (viaggio del quale resta solo la memoria di una foto, essendo troppo piccina)e una dieta rigorosamente vegetariana, alla quale poi Angelica si ribellerà optando per i deliziosi cibi spazzatura degustati anche dalle amiche del cuore…
Il padre ,Mario Preziosi ,un terapista della riabilitazione motoria di origini irpine nato a Roma,sarà lui a scegliere il nome Angelica e così salvarla dai tanti nomi un po’ buffi che la madre aveva scelto per lei..La piccola Angelica trascorre i primi due anni della sua vita in allegria circondata dal verde abitando proprio a ridosso di villa Pamphili Gianicolo a Roma. Poi, per circostanze legate ad incompatibilità caratteriali (anche se la frase “sei stata desiderata e sei nata con tanto amore” risuonerà per il resto della sua vita) i suoi genitori si separano nel 1995 . Questo porterà ad Angelica un grande cambiamento,ed essendo stata affidata completamente alla madre ,andrà a vivere con lei cambiando varie case. Il padre inizierà una relazione con una donna di Santo Domingo e questo farà sperimentare ad Angelica una famiglia “allargata” con le due sorelle adottive figlie della nuova compagna del padre. In quei tempi un po’ turbolenti,dove si proietterà in una specie di “Cenerentola”, Angelica inizia a manifestare grande sensibilità e timidezza così la madre la iscrive ad una scuola ad indirizzo Steineriano che frequenterà fino alle scuole medie comprese, esercitandosi così nella pittura, creta ,disegno e discipline artistiche.
La vita di Angelica con la sola madre manifesterà amore e odio, parteciperà sin da piccola a prove teatrali della madre incontrando così ambienti lontani dalla convenzione, farà esperienza con la pubblicità (fotografata per la copertina del libro“Volevo dirti che è lei che guarda te” di P.Landi-la televisione spiegata ad un bambino con introduzione di Beppe Grillo e già in precedenza ,a pochi mesi di vita, aveva posato per la campagna acqua Sangemini) .
Approda al liceo classico Dante Alighieri dal quale poi se ne andrà in tempi brevissimi per passare al liceo linguistico. Torniamo un attimo indietro e specifichiamo che prima di questa tappa, essendo Angelica bionda e bellissima con lo sguardo ribelle,e i lineamenti da angelo viene “trovata “e proposta come modella da una prestigiosa agenzia del momento e così si ritrova nel 2009 a calcare la passerella di Elitè Model Lokk a Milano sfilando per Fendi e arrivando in finale. Nel 2010 diventa testimonial per la ditta Gucci con la copertina di “Madame Figaro” Giappone e poi tanti altri servizi di moda e sfilate (tra gli altri Celine e Belstaff) .Nel 2013 si pone dei dubbi sul personale percorso di vita e si iscrive alla scuola di Tecnico di Ludoteca ottenendo un punteggio altissimo con tirocinio presso la scuola d’infanzia israelitica di Roma. Lavora all’interno di un asilo a piazza Bologna a Roma ma si rende conto che non è quello che desidera. Manterrà però questo amore occupandosi di volontariato presso la scuola della pace di Sant’Egidio.
Angelica dall’età dei 17 anni frequenta e si fidanza con un ragazzo dal carattere turbolento con il quale in effetti rafforzerà la sua personalità durante i 6 anni di relazione e, siccome il karma non è acqua ,la sua relazione con il mondo artistico si ripropone. Dopo essersi lasciata dal ragazzo e incontrato un nuovo amore con il quale va a convivere, proprio dopo un po’,nel 2017 , il suo agente le propone di partecipare a Miss Italia dove vincerà due fasce arrivando alle prefinali con il titolo di Miss Equilibra Lazio e Miss Rocchetta bellezza. Angelica ottiene molta presenza sui social con articoli a lei dedicati. Questo implementa il suo stile di vita e dal 2018 a oggi ,oltre a lavorare da due anni come modella della collezione Diesel allo Showroom Pizzolato, è volto per pubblicità ed è attiva con la sua immagine sui social ( nel 2019, richiesta dalla rivista online BREAK Magazine ,sarà il volto per la copertina ).Sempre nel 2019 ha partecipato come figurazione speciale al film
Ci sono flash che rendono una carriera artistica imprescindibile e la consegnano alla grande Storia, non solo del cinema, anche delle idee. Il “grazie” della mia generazione a Kirk Douglas, sopravvissuto gloriosamente e a lungo al suo secolo, è un pugno di flash che per noi sono stati tappe di crescita. Eccoli, in ordine rigorosamente emotivo e non temporale.
“Orizzonti di gloria”, Stanley Kubrick, 1957. Kirk Douglas ha 41 anni e più potere del giovane e oscuro Stanley Kubrick. E’ grazie a lui che la United Artists decide di produrre il più lucido capolavoro antimilitarista di sempre, e viene costretta a rispettare lo script originale, che i cervelloni di Hollywood avevano già provveduto ad annacquare. Vertici militari cinici o criminali, e un finale da pugno allo stomaco. Senza sconti. Grazie, Kirk.
“Spartacus”, Stanley Kubrick, 1960. Un colossal politico? Pura eresia, per gli Studios. Star, ma figlio di ebrei poverissimi immigrati dalla Bielorussia, Douglas recluta Kubrick dopo il forfait di Anthony Mann, ma soprattutto sdogana per la sceneggiatura uno dei grandi perseguitati del maccartismo, Dalton Trumbo, che dopo anni di lista nera potrà finalmente tornare a firmare i suoi script. È una vittoria epocale, che Douglas spunta rischiando status e quattrini. Trumbo lo paga la casa di produzione che lui stesso, e non a caso, ha fondato. “Io sono Spartacus”diventa una rivendicazione universale. Grazie, Kirk.
“L’asso nella manica”, Billy Wilder, 1951. E’ il ruolo che consacra la star, ovviamente senza candidatura all’Oscar, come tutti i migliori della sua carriera. Il ruolo scomodo del giornalista Chuck Tatum, pronto a speculare sull’agonia di un minatore sepolto dal crollo di una miniera, è una formidabile denuncia degli scoop a qualunque costo, sulla pelle degli altri. Settant’anni dopo, resta ancora esemplare. Grazie, Kirk.
“Solo sotto le stelle”, David Miller, 1962. Altra sceneggiatura di Dalton Trumbo, con Kirk Douglas produttore. Forse è solo un mio cult personale, ma è un western contemporaneo e crepuscolare, che anticipa i “losers” di Michael Cimino e quelle fughe senza futuro, con esorbitanti spiegamenti di polizia all’inseguimento dell’outlaw solitario. Di norma non viene citato tra i suoi gioielli, ma è uno dei film di cui andava più fiero. Mi ha aiutato a capire meglio il prezzo della libertà e i disvalori della civiltà. Grazie, Kirk.
“Sette giorni a Maggio”, John Frankenheimer, 1964. Negli anni della Guerra Fredda, un inno al disarmo e alla distensione con l’URSS, contro le trame dei “falchi” dello Stato Maggiore Usa. Un classico del cinema democratico a stelle e strisce, imitato e rifatto a ripetizione. Douglas è un militare per bene che sventa un colpo di Stato. Grazie, Kirk.
“Sfida all’OK Corral”, John Sturges, 1957. Misurarsi con il John Ford di “Sfida infernale” è da scriteriati, ma il Doc Hollyday di Douglas è più simpatico di Victor Mature. La sua figura, qui, sovrasta il Wyatt Earp di Burt Lancaster. Con Henry Fonda magari non sarebbe successo. Il vantaggio per le platee, rispetto a Ford, sono i colori e la voce di Frankie Laine. Tra i western di Douglas, nella memoria popolare è più inciso de “Il grande cielo”.
Questi, per me, sono flash indelebili. Come quell’Oscar che gli hanno sempre negato e che gli è arrivato a 70 anni alla carriera, contentino banale. Da combattente umanitario, ha avuto invece la Medaglia presidenziale della libertà, la Ellis Island Medal of Honor e il Kennedy Center Honors. Ottantenne, ha guidato la campagna mediatica per costringere gli Usa a chiedere scusa per quattro secoli di deportazioni dall’Africa e per la discriminazione degli afroamericani. E’ un medagliere assai meno effimero della statuetta dorata.
“Ho pensato che fosse normale scherzare con te che sei il re dei comici. Sono rammaricato. Torno a fare il cantante. #tizianostattezitto. P.S: Scusa la scrittura ma in corsivo faccio pure più schifo”. Così recita un biglietto indirizzato da Tiziano Ferro a Fiorello, all’indomani della battuta pronunciata dal cantante sul palco dell’Ariston a proposito del tempo occupato dalle performance dello showman durante Sanremo 2020. Il riferimento di Ferro è al #fiorellostattizitto che ironicamente ha pronunciato sul palco dell’Ariston durante la seconda serata per sottolineare la lunghezza dei tempi. Una battuta che lo stesso Amadeus in conferenza stampa ha definito “infelice”. E che pare Fiorello non abbia gradito. Perciò le scuse del cantante.
La foto del biglietto è stata condivisa dallo stesso Ferro nelle sue storie di Instagram e dice: “Ti chiedo scusa se ti ho provocato un dispiacere. Sono lo stesso che a dicembre, nel tuo programma, si prendeva in giro cantando con te le parole ‘Me lo prendi papà’ su una mia canzone”. Un biglietto il cui contenuto – sottolinea Ferro – sarà espresso a Fiorello anche di persona domani, al suo rientro in camerino.
“Ama è l’una, vogliamo fa’ qualcosa domani?”, aveva detto Ferro ad Amadeus verso la fine della seconda serata sanremese (conclusasi attorno all′1.30 di notte), aggiungendo la battuta: “hashtag Fiorello statte zitto”. Una boutade diventata subito di tendenza di Twitter, con tanti utenti che ne hanno approfittato per ironizzare sui tempi lunghi della serata. “Tiziano Ferro uno di noi che dà voce alla nostra stanchezza”, “Tiziano portavoce di tutte le nostre richieste”, “Tiziano voce del popolo, io non arrivo a mezzanotte”. Qualcuno prende la battuta sul serio, criticando l″“extra celebrativo” del festival, altri difendono Fiore: “Non smettere mai di divertire! Non smettere di parlare, a te è concesso anche all′1 di notte. Fiorello, Showman assoluto”.
Il musicista porta all’Ariston ‘Il confronto’. Sulla polemica per brani come il suo ‘Bella stronza’ dice: “Non ha senso prendere una canzone di tanti anni fa e giudicarla con il metro di oggi”
30 anni fa Marco Masini saliva per la prima volta sul palco di Sanremo, aveva ventisei anni e una canzone fortissima, Disperato, che lo portò immediatamente al successo. Oggi di anni ne ha 55, e torna su quel palco, dove ha vinto due volte, conIl confronto, per celebrare 30 anni di carriera e raccontare un’altra delle sue tante storie, molte d’amore, qualcuna di rabbia, tutte di vita. Canzoni contenute in un album, Masini +1 al quale hanno dato il loro contributo moltissime star della musica italiana, Eros Ramazzotti, Giuliano Sangiorgi, Jovanotti, Luca Carboni, Nek, Umberto Tozzi, Ermal Meta, Francesco Renga e tanti altri, alcuni dei quali saranno ospiti anche dell’ultima data del tour che si apre ad aprile e si concluderà il 20 settembre all’Arena di Verona.
Masini, trent’anni fa pensava di arrivare fin qui?
“Devo dire la verità no, la musica era per me un sogno e quel Sanremo lì poteva rappresentare forse il punto più alto della mia carriera. Invece è andata avanti, è cambiata, da musicista, turnista, accompagatore, arrangiatore, sono diventato solista, cantautore, sono riuscito a reggere nel tempo e superare molti momenti difficili”.
Con caparbietà è riuscito a rinascere almeno un paio di volte…
“Caparbietà? No, è stato l’amore per la musica. Sembra retorico dirlo ma io non ho mai fatto questo mestiere per il successo, ma perché lo adoro, amo la musica, e l’amore alla fine ti da forza, l’amore vero ti da coraggio e il coraggio di da quella freddezza e lucidità che ti consentono di analizzare le cose con più obbiettività e riesci anche a uscire dal vittimismo, dalla rabbia, dalle accuse. Con l’amore fai un un lavoro su te stesso, e alla fine capisci che il sacrificio, il lavoro, il sudore ti salveranno da qualsiasi temporale”.
Per realizzare il nuovo album ha avuto anche la stima e l’affetto di tanti colleghi.
“Sì, ma la cosa che mi ha colpito è che non c’è stato bisogno di fare selezione di canzoni, ogni brano è venuto da se, per istinto, naturalmente. Con Giuliano Sangiorgi aveamo già cantato Ci vorrebbe il mare a un compleanno di Francesco Nuti, di cui entrambi siamo amici e soffriamo per le condizioni in cui è; con Ramazzotti quando ci siamo conosciuti abbiamo immediatamente fatto un parallelo tra Terra promessa e Disperato; Lorenzo è stato il primo a chiamarmi dopo aver sentito L’uomo volante, insomma, non c’è stato bisogno di scegliere, l’obbiettivo era quello di fare in modo che ogni canzone avesse senso per ognuno di noi oggi”.
Quindi tornare a Sanremo cosa vuol dire in questo anniversario?
“Vuol dire che il tempo passa e che Masini di oggi non è quello di trent’anni fa. Ma andrò comunque ad imparare qualcosa: al tempo lo facevo sbirciando i grandi, oggi lo farò cercando di capire i linguaggi dei giovani. Io amo imparare, scoprire, cercare sono molto curioso, un eterno Siddartha, in cerca di risposte mai arrivate e di verità mai scoperte”.
Nei primi anni Novanta, negli anni della “malinconoia” il suo successo era enorme. Come ha fatto a non montarsi la testa?
“Io me la sono montata la testa, non posso nasconderlo. Ma ho avuto la grande fortuna di avere un amico come Giancarlo Bigazzi, un insegnante di vita. In quel periodo io mi sentivo imbattibile e lui mi disse di pensare solo alla musica, che se avessi perso l’umiltà avrei perso tutti i punti di riferimento, che il successo sarebbe passato e io, se non mi fossi concentrato sul lavoro, sul sacrificio, sarei stato vittima di me stesso. Ho sbandato, ma non sono andato fuori strada, all’epoca la “macchina” aveva i doppi comandi e Bigazzi sapeva guidare bene”.
Nelle polemiche festivaliere l’hanno citata per canzoni come ‘Bella stronza’…
“È una cosa senza senso, allora bisognerebbe criticare Totò per Malafemmena o Cocciante per Bella senz’anima. Ogni canzone è figlia del suo tempo, non ha senso prendere una canzone di tanti anni fa e giudicarla con il metro di oggi. Canzoni come Bella stronza o Vaffanculo raccontano un momento, di certo non le considero degli sbagli”.