L’emergenza sanitaria e i blocchi da parte degli Stati che impongono lo stop agli spostamenti con qualsiasi mezzo hanno fatto precipitare la situazione nel settore del trasporto aereo a livello mondiale.
I vettori Stranieri hanno prima tagliato i collegamenti con Cina e Italia, ma quando il virus si è diffuso ovunque hanno dovuto ridurre ulteriormente l’offerta, mettendo a terra gli aerei e a procedere con gli esuberi o gli ammortizzatori sociali: La United Airlines, uno dei vettori più grandi del mondo, ha annunciato il taglio dell’offerta del 50% tra aprile e maggio a causa del coronavirus.
Nei prossimi mesi moltissime compagnie aeree metteranno a terra buona parte della loro flotta, cancellando in media l’80-90% dei voli: Ryanair sarà una di quei vettori che cancellerà quasi tutti i voli tra qualche giorno. Easyjet non fornisce numeri, ma la sforbiciata potrebbe toccare anche il 90% e non viene escluso lo stop alle operazioni per un «limitato periodo di tempo», proprio come per Ryanair, fino a quando la domanda non si riprenderà. Anche Finnair — vettore esposto sul fronte asiatico dove ottiene la maggior parte dei ricavi — ha deciso di tagliare i movimenti del 90% fin da subito.
British Airways, Iberia, Vueling e Aer Lingus hanno annunciato il taglio del 75% dei voli ed il coronavirus provoca un terremoto anche dentro il gruppo Lufthansa (che include Swiss, Austrian Airlines, Eurowings, Brussels Airlines, l’italiana Air Dolomiti): oltre al taglio generale di almeno il 70% delle partenze, dal 18 marzo Austrian ha smesso di volare senza precisare quando riprenderà. Conseguenze enormi anche per la polacca Lot, la nordica Norwegian Air e la low cost Wizz Air; lo stesso anche per Air France-Klm che oltre a ritirare gli aerei più grandi, prevede una sforbiciata tra il 70 e il 90%.
Questo collasso sta portando ripercussioni senza precedenti su tutti i fronti socio-economici: dobbiamo trovare in fretta un piano di rilancio che ci faccia uscire sani e salvi da questa situazione disastrosa.