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Flick, Montanari, Settis: il circolo di Virginia Raggi

TONY GENTILE / REUTERS

L’annuncio Virginia Raggi lo aveva lanciato in campagna elettorale. Poco prima di essere eletta, in un post pubblicato sul sito di Beppe Grillo, la sindaca di Roma aveva proclamato la volontà di istituire accanto all’assessorato alla Crescita culturale un “board Cultura”. Non se n’era saputo più nulla fino a ieri, quando, ad oltre un anno dall’annuncio di Raggi, il Campidoglio ha comunicato ufficialmente “la partecipazione del Prof. Flick al costituendo “board Cultura””. Un componente dunque c’è e che componente: il giurista e accademico Giovanni Maria Flick, già Ministro di grazia e giustizia del primo Governo Prodi e poi Presidente della Corte costituzionale. Indicato nei giorni scorsi come possibile membro del cda di Zètema, la holding comunale dei servizi culturali, farà parte invece del “board Cultura”.

Ma cos’è esattamente il “board Cultura”? Di cosa si occuperà nello specifico e in che termini? Nell’annuncio sul blog di Grillo la sindaca non si soffermava sulla definizione, sottolineando però che questo “board” (dall’inglese, in italiano “comitato”) “ospiterà le grandi menti dell’arte e dello spettacolo per dare lustro e nuova vita a un settore (quello culturale, ndr) che deve tornare ad essere il cuore pulsante di Roma”.

Dal Campidoglio hanno spiegato ad HuffPost che si tratta di un organismo composto da personalità di grandissimo prestigio chiamato a stimolare la riflessione e l’elaborazione collettiva sul futuro di Roma come capitale culturale mondiale.

Nel comunicato stampa diramato per annunciare il “sì” di Flick si scrive che il “board Cultura” “vedrà la luce il prossimo autunno”, qualche beninformato suggerisce la fine del prossimo ottobre, ma a quanto risulta ad HuffPost per l’istituzione di questo organismo non sarebbe ancora stata approvata alcuna delibera. E il sindaco Raggi, da oggi è in ferie e vi resterà per una decina di giorni. Uno degli ultimi suoi incontri è stato proprio con l’ex ministro Flick. Il quale, raggiunto al telefono qualche ora dopo il colloquio in Campidoglio, ha spiegato: “Mi era stata prospettata l’idea di occuparmi della società Zètema, ma poi, al termine del confronto con il sindaco Raggi, abbiamo convenuto che è meglio che il mio contributo sia più attinente ai miei studi, al mio campo di interesse. Vivo a Roma dal ’62-’63 e sono ben lieto di offrire il mio contributo alla città, attraverso la lettura, l’interpretazione e l’applicazione dell’articolo 9 della nostra Costituzione – al centro di un mio recente libro – dunque per quel che attiene la tutela del patrimonio artistico storico e ambientale e lo sviluppo della cultura. La mia idea – ha aggiunto – è quella di guardare al passato per progettare il futuro e penso che a Roma di occasioni per lavorare in tal senso ce ne siano proprio tante. L’obiettivo è dare ai beni culturali la vocazione di beni comuni. Resto convinto che la valorizzazione e la tutela dei beni artistici storici e ambientali vadano inquadrate in una logica non tanto e non solo di profitto ma di fruibilità da parte di tutti”.

Quanto a quel che sarà il board Cultura “non posso dire molto su questo – ha risposto Flick – la sindaca ha detto che intende farlo decollare per ottobre, in autunno insomma, ma non è scesa nei dettagli. Posso solo dire, ripeto, che sono lieto di partecipare a questo organismo, lavorando in una dimensione a me più congeniale rispetto ad una dimensione strettamente amministrativa quale può essere la partecipazione alla gestione di una società come Zètema”.

Insomma, Flick ci sta. Ma chi lo affiancherà? Anche in questo caso bisogna tornare indietro di un anno, con la Raggi fresca di elezione che si apprestava a nominare la giunta e non aveva designato come assessore alla Crescita culturale, Luca Bergamo, che poi diventerà anche suo vice. Pare che, allora, del “board Cultura” si parlasse piuttosto intensamente.

Il 28 giugno 2016, lo storico dell’arte Tomaso Montanari dichiarava: “Sì, ho detto di sì a Virginia Raggi quando mi ha chiesto la disponibilità a entrare nel board di saggi per la cultura, ma non c’è ancora nessun atto formale”. Oggi all’HuffPost spiega: “Sono rimasto ancora lì, non sono stato ricontattato. All’epoca mi fu chiesto di fare l’assessore e dissi di no, ma accettai la proposta di entrare a far parte del “board Cultura”. D’altra parte, quale persona di buon senso può rifiutare di dare il proprio contributo per lo sviluppo culturale e la tutela dei beni artistici ed ambientali di Roma?”. E oggi, se le venisse riproposto accetterebbe ancora? “Vorrei capire meglio come stanno le cose – risponde Montanari – Ho grande stima dell’assessore Bergamo, ma avrei bisogno di vedere di cosa si tratta. Un anno fa, quando fui chiamato c’era una situazione di grande confusione e tensione, si stava formando la giunta. Quindi ora dovrei capire meglio”.

Con quello di Montanari, circolavano anche altri nomi di possibili componenti del “board Cultura”: si parlava dei giuristi, Gustavo Zagrebelsky, nel 2004 presidente della Corte Costituzionale, e Paolo Maddalena, e dell’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis. “Non so assolutamente nulla, non sono mai stato contattato e non ho mai ricevuto una proposta di questo tipo – ha spiegato Settis all’HuffPost – Vivo a Pisa e non ho mai visto di persona la signora Raggi”.

Come Settis non sono stati contattati l’urbanista Vezio De Lucia e lo scrittore e giornalista, Vittorio Emiliani, gran conoscitore del mondo della cultura romana, i cui nomi, riferiscono i beninformati, pure erano stati ventilati quando, appena insediata la giunta di Raggi, in Campidoglio tirava vento di grande attivismo e il “board Cultura” pareva cosa fatta.

E invece al momento gli unici elementi certi sono la volontà della Raggi di seguire personalmente la questione, visto che – fa notare qualcuno dal Campidoglio – più che dall’assessore e vicesindaco Bergamo l’iniziativa è stata lanciata dal sindaco ed è stata lei ad incontrare Flick -, il “sì” di Flick, che gli conferisce un indubbio e notevole prestigio, e l’annuncio che “vedrà la luce il prossimo autunno”.

Previsioni ottimistiche? Si vedrà. Restano gli interrogativi sulla composizione e le modalità di funzionamento del “board Cultura”. Non si può non notare che, anche se ad esempio Flick vive a Roma dal principio degli anni ’60, tra i nomi che sono circolati non c’è un romano di nascita. Magari è solo un caso. Passando al piano più strettamente operativo, si è detto che il board Cultura affiancherà l’assessore: ma in che modo lo farà? Ancora, e questo è tema molto caro ai Cinque Stelle: sarà a costo zero?

“Non lo so, ma non sarebbe certo un problema”, ha risposto Flick. E Montanari: “Non so, ma credo di sì. Con un bilancio come quello del Comune di Roma darei per scontato che il contributo dei partecipanti al “board” sarà a costo zero. Qualunque altra ipotesi sarebbe moralmente insostenibile”.

CALCIOMERCATO SERIE B – Frosinone, ricordi Ceravolo? Potrebbe ritornare in Serie B…

Prosegue la caccia del Parma ad un attaccante di grande livello. In cima alla lista degli obiettivi del club ducale – scrive Alfredo Pedullà – c’è Fabio Ceravolo del Benevento. Un altro nome che intriga la dirigenza emiliana è quello di Mirko Antenucci della Spal. Mentre per Ciccio Caputo l’Entella ha sparato alto (almeno 2 milioni), di conseguenza al momento l’affare è fuori dalla portata del Parma. Più defilato Cissè, sempre del Benevento.

FROSINONE, CONTROLLI ANTIPROSTITUZIONE NELLA ZONA ASI: SANZIONATE SEI DONNE

Sei cittadine rumene, tra i ventidue e trentatré anni di età, sono state sorprese in zona ASI, in abiti succinti, nell’esercizio dell’attività di prostituzione, e accompagnate presso gli uffici della Questura per identificazione. E’ l’esito del servizio antiprostituzione svolto la notte scorsa da equipaggi delle Volanti, nella zona industriale della città. Nel corso dei controlli, effettuati anche con l’ausilio di agenti in abiti civili, predisposti dal Questore Santarelli, sono state applicate le norme “antiprostituzione” previste dalle ordinanze dei Sindaci dei comuni di Frosinone, Ceccano, Ferentino, Morolo e Supino. Per tutte le donne sono scattate le sanzioni amministrative previste dalle ordinanze sindacali, mentre due di queste, una ventenne ed una ventunenne, sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria per inosservanza del foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Frosinone. Proprio al fine di coordinare a livello tecnico operativo i servizi “antiprostituzione”, si è svolto, questa mattina, un tavolo tecnico, presieduto dal Questore, al quale hanno partecipato tutte le forze di polizia, comprese le specialità della Polizia di Stato, la Polizia Provinciale e le Polizie Municipali dei comuni interessati.(omniroma.it)

(17 Agosto 2017 ore 15:28)

Incidenti stradali senza fine, due morti in un’ora a Terracina e Pontinia

Due incidenti stradali con esito mortale nel giro di un’ora a Terracina e Pontinia. Il primo si è verificato sulla superstrada Frosinone-Mare, all’altezza dello svincolo appunto di Terracina.  Secondo le prime informazioni si sono scontrate un’auto e una moto, ad avere la peggio è stato un centauro, mentre sono feriti gli occupanti dell’auto, uno dei quali trasportato in codice rosso al “Goretti” di Latina.

Poco dopo a Pontinia, sull’Appia, ancora un’auto contro una moto e un’auto. Anche in questo caso a perdere la vita l’uomo in sella alla moto. I sanitari dell’Ares 118 hanno constatato il decesso e trasferito un ferito sempre a Latina.
Purtroppo si allunga l’elenco delle vittime sulla strada in questo periodo in provincia di Latina.

Gli stessi soccorritori erano intervenuti, prima, a Prossedi per l’incidente a un agricoltore. Il suo trattore si era ribaltato e lui è rimasto schiacciato. Dopo i soccorsi il ferito, in condizioni gravissime, è stato trasferito a Roma in eliambulanza.

Inferno vicino Frosinone, incendio nel centro abitato: 40 famiglie evacuate

Inferno vicino Frosinone, incendio nel centro abitato: 40 famiglie evacuate

Inferno vicino Frosinone, incendio nel centro abitato: 40 famiglie evacuate

Paura in provincia di Frosinone per un grande incendio divampato nel pomeriggio. Sono 40 le famiglie evacuate a San Giovanni Incarico a causa dell’incendio che ha cinto d’assedio il centro abitato. Una situazione di grave pericolo contro cui si sono concentrate quasi tutte le risorse del sistema antincendio provinciale.
Sono diverse le squadre dei vigili del fuoco e dei volontari di Protezione civile che stanno contrastando l’avanzare delle fiamme e con il sopraggiungere del buio sarà anche più difficile perché si dovrà rinunciare ai mezzi aerei.

Kim: “Cancelleremo gli Usa”. Trump: “Non sa che rischia”. Russia: “Rischio conflitto”, e Tokyo schiera missili

Mogherini convoca Comitato sicurezza Ue per il 14 agosto. Il presidente Usa: “Spero che capiscano in pieno la gravità di quello che ho detto”. Il ministro della Difesa, Mattis: “Opzione militare c’è, ma sappiamo quanto sia catastrofica una guerra ai giorni nostri”

MANCANO meno di quattro giorni a quella sorta di ‘ultimatum’ che Pyongyang ha lanciato contro gli Stati Uniti, ipotizzando un’azione militare dimostrativa nei confronti della base americana di Guam, e i toni dello scontro tra Usa e Nord Corea si fanno sempre più aspri, nonostante i tentativi del ministro della Difesa statunitense, John Mattis, di ‘stemperare’ il livello del conflitto che oppone, nei fatti e direttamente, Donald Trump al leader nordcoreano. “Spero che capiscano in pieno la gravità di quello che ho detto. È molto semplice da capire”, ha ribadito Donald Trump.

In vista dello scadere dell’ultimatum, l’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ha convocato un incontro straordinario del Comitato politico e di sicurezza per il 14 agosto, per discutere dei possibili prossimi passi, sulla situazione nella Corea del Nord. Si legge in una nota del Servizio europeo per l’azione esterna.

L’amministrazione Trump da parecchi mesi è impegnata dietro le quinte per tentare di avviare un canale di dialogo con la Corea del Nord. Dialogo per affrontare sia la questione dei prigionieri americani detenuti nel Paese sia quella  del deterioramento delle relazioni. Le fonti sottolineano anche come questo canale possa essere la base per una discussione più seria, anche sul programma nucleare nordcoreano.

Ma l’escalation di tensione preoccupa la Russia, che ha deciso di rafforzare i sistemi anti-aerei a Est. Il rischio di un conflitto militare è molto alto, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov. Il botta e risposta di minacce non piace neanche ad Angela Merkel, che si è dichiarata contro una “soluzione militare” alla crisi: “Non vedo la possibilità di una soluzione militare a questo conflitto, ma piuttosto vedo che si deve lavorare in modo consistente, come abbiamo visto fare al consiglio di sicurezza dell’onu”, ha detto la cancelliera tedesca. “La Germania parteciperà molto intensamente alle opzioni che non siano di tipo militare, ma ritengo che l’escalation verbale sia una reazione sbagliata”, ha aggiunto Merkel in conferenza stampa.

Anche la Cina invita alla prudenza per “allentare le tensioni” nella regione: “Tutte le parti dovrebbero fare di più per allentare le tensioni e evitando di prendere iniziative sulla dimostrazione di forza”, ha commentato in una nota il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang. La situazione, per la Cina, è “complessa e sensibile”.

Corea del Nord, migliaia di persone a Pyongyang sostengono Kim Jong-un

•MINACCE A DISTANZA
Poche ore dopo le nuove bordate di minacce del presidente Usa contro la Corea del Nord, l’agenzia ufficiale di Pyongyang, Kcna, risponde a tono alzando ulteriormente la tensione e dichiara che le forze nordcoreane “cancelleranno dalla faccia della terra senza alcuna pietà i provocatori (Trump, ndr) che fanno tentativi disperati di soffocare il Paese socialista” aggiungendo che “gli Usa soffriranno una vergognosa sconfitta e un destino tragico e definitivo se persisteranno nelle loro avventure militari, sanzioni e pressioni” contro il regime di Kim Jong-un.

Russiagate, Zucconi: “Trump vuole distrarre gli americani dall’inchiesta con l’ipotesi di uno scontro armato con Pyongyang”

La guerra, per ora fatta solo di armi retoriche e verbali, con la corsa a chi la spara più grossa, vede da giorni la Corea del Nord rispondere puntualmente ad ogni minaccia di Trump che, poco dopo l’ultimo attacco proveniente dal regime di Kim Sung-un, ha replicato a tono. Ieri, nella notte Pyongyang aveva fatto sapere che per Ferragosto sarà pronta a colpire le acque tra 30 e 40 km dall’isola Usa di Guam, dove sorgono le basi navali e quella dei bombardieri strategici americani, dando una dimostrazione di forze agli Usa dopo che il presidente aveva minacciato di colpire con ‘fuoco e fiamme’ i nordcoreani proprio perché l’intelligence statunitense aveva confermato la disponibilità da parte della Corea del Nord di ordigni nucleari collocabili su missili a medio e lungo raggio.

Il ministro della Difesa, James Mattis, aveva dal canto suo avvertito che la sproporzione di forze avrebbe fatto rischiare a Kim Jong-un, in caso di attacco, di vedersi distruggere il Paese. Per poi aggiungere, però, che se l’opzione militare era ben presente sul tavolo della Casa Bianca, la prima scelta dell’America era comunque la via diplomatica. “Sappiamo bene quanto possa essere catastrofica una guerra ai giorni nostri”, ha detto Mattis.

Corea e Usa, Aquaro: ”È una corsa contro il tempo”

Ma oggi Trump ha rincarato la dose, e dopo la minaccia nordcoreana a Guam, si è chiesto: “Forse non è stata sufficientemente dura la mia minaccia di colpire con fuoco e fiamme Pyongyang se dovesse attaccarci”. Per essere ancora più chiaro il presidente Usa ha assicurato che “se la Corea del Nord dovesse anche solo immaginare di attaccare qualunque cosa che amiamo, nostri rappresentanti, i nostri alleati (riferimento a Giappone e Corea del Sud, ndr) o noi, allora vi dico che loro dovrebbero essere molto molto preoccupati, perché le cose che gli succederanno saranno tali che non le avranno mai neanche ritenute possibili”, ha intimato. E ha poi aggiunto: “Sarà meglio che la Corea del Nord inizi a mettere la testa a posto perché in caso contrario si troveranno nei guai così come non è mai successo neanche a poche nazioni nel mondo”, scrivendo ancora su Twitter: “Le misure militari sono ora state allestite in pieno e pronte a colpire, in caso la Corea del Nord agisse incautamente. Speriamo che Kim Jong Un trovi un’altra strada”.

Corea del Nord: “Trump fuori di testa, capisce solo la forza”

Il presidente Usa è stato sibillino sulla possibilità di un attacco preventivo Usa contro Pyongyang, ipotizzato da McMaster: “Non parliamo di questo. Non lo facciamo mai” ha detto. Ma poi ha ribadito, lasciandosi di fatto la porta aperta, “vedremo cosa accadrà”.

• RUSSIA E GIAPPONE RAFFORZANO SISTEMI ANTI-AEREI
E mentre la tensione tra i due Paesi sale, la Russia non resta a guardare e rafforza i sistemi anti-aerei dislocati nell’Estremo Oriente del Paese, ovvero nelle aree limitrofe alla Corea del Nord, considerando la misura anche “un deterrente per gli Usa”. Mossa seguita poche ore dopo dal Giappone, che sta schierando missili intercettori nella parte occidentale del Paese.

Pyongyang: “Cancelleremo gli Usa”. Trump: “Corea del Nord non sa cosa sta rischiando”

Pyongyang: "Cancelleremo gli Usa". Trump: "Corea del Nord non sa cosa sta rischiando"
Donald Trump e Kim Jong-un (ap)

A quattro giorni da quella sorta di “ultimatum” che Kim Jong-un ha lanciato contro gli Stati Uniti (“a ferragosto siamo pronti a colpire le acque della base americana di Guam”) si alzano ulteriormente i toni dello scontro tra Washington e il regime nordcoreano. Il presidente Usa: “Attacco preventivo? Noi non facciamo annunci, vedremo cosa accadrà”. Il ministro della Difesa, Mattis: “Opzione militare c’è, ma sappiamo quanto sia catastrofica una guerra ai giorni nostri

Kim-Trump, non c’è tregua. Pyongyang: «Vi spazzeremo via» Video|Immagini Chi ha detto queste frasi? Il quiz 

Bionda. La cara Ivanka, figlia prediletta dell’Atomico,…

Arrivano i rinforzi. Minniti a Foggia sfida la malavita organizzata

minniti strage foggiaIl Ministro degli Interni Marco Minniti, a margine della riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza tenutosi ieri pomeriggio a Foggia, dopo la strage di San Marco in Lamis dove hanno trovato la morte un boss del Gargano, il cognato e due innocenti testimoni oculari, ha tenuto una conferenza stampa nella quale ha spiegato quali saranno le risposte del Governo.

“Sono venuto qui per dire che la risposta dello Stato sarà durissima”, ha affermato Minniti aggiungendo che “sul territorio saranno inviate 192 unità operative”.

Le forze che saranno inviate dal Governo sono “uomini dei reparti Prevenzione e Anticrimine della Polizia di Stato, delle compagnie di intervento dei Carabinieri, dei Baschi Verdi della Guardia di Finanza. Il loro compito sarà quello di saturare il territorio”.

Alla riunione del Comitato, oltre al titolare del Viminale erano presenti il Governatore della Puglia, Michele Emiliano, il Prefetto di Foggia ed il Viceministro agli Interni, Filippo Bubbico. Minniti ha voluto sottolineare che “la lotta contro le mafie è una grande battaglia di civiltà e naturalmente su questo fronte è molto importante coinvolgere l’opinione pubblica, avere cioè una partecipazione attiva della gente. E’ per questo motivo che ho voluto ascoltare i sindaci e i loro consigli. E a loro ho chiesto di essere parte attiva perché serve una sorta di rivolta morale nelle popolazioni di questa Provincia”.

Parlando poi della struttura criminale attiva nel Gargano, Minniti ha detto che “la potremmo definire un ibrido perché da un lato è una struttura fortemente chiusa, tenuta insieme da principi di quasi assoluta omertà, con pochissimi collaboratori di giustizia. Dall’altro è caratterizzata da un aspetto più propriamente gangsteristico: è quello che hanno dimostrato uccidendo due pregiudicati e due cittadini inermi e innocenti”.

Il Ministro ha dichiarato di “aver condiviso, con il presidente della Regione, di produrre un protocollo d’intesa per portare nella provincia di Foggia le tecnologie migliori a disposizione a partire da impianti di videosorveglianza, dall’uso del sistema satellitare e l’uso dei droni”.

Antonio Marino

Un futuro da robot  

Tutti gli esperti che analizzano con un minimo di serietà le conseguenze dell’automazione e della diffusione dell’intelligenza artificiale all’interno del mondo del lavoro, prefigurano un futuro a tinte fosche per le nuove generazioni di lavoratori, che si ritroveranno a combattere una “battaglia” senza speranza di successo con sempre nuove generazioni di robot assai più performanti di loro….

Lo pensa perfino Merrill Lynch, quando afferma che fino al 47% dei lavori attualmente compiuti negli Stati Uniti può essere automatizzato. Le auto autonome potrebbero far sparire i tassisti, ma lo stesso vale per i magazzinieri, per chi lavora nei fast food, per le cassiere degli ipermercati e l’elenco potrebbe essere lunghissimo. I “nuovi” lavori creati recentemente per assorbire i lavoratori espulsi dal mercato, di contralto sono pochi e scarsamente retribuiti, del tutto insufficienti a risolvere il problema.
Come se non bastasse negli ultimi 40 anni i compensi dei lavoratori, che prima crescevano di pari passo con la produttività, hanno smesso di crescere, mentre la produttività è di fatto raddoppiata, facendo sì che chi ancora lavora produca sempre di più ma guadagni (in termine di potere d’acquisto) sempre di meno.
Semplificando al massimo la questione, nei prossimi decenni chi gestisce sorti della “società del progresso” si troverà di fronte ad un bivio di portata epocale.
O ripensare radicalmente il modello della società attuale, svincolando il reddito dei cittadini dal lavoro, attraverso nuove forme di reddito di cittadinanza. Oppure rinunciare al “sogno” della società della crescita infinita, dal momento che almeno la metà della popolazione si ritroverà impossibilitata a consumare, poiché priva di un reddito che le permetta di farlo.
Sempre che nei “piani alti” non abbiano già previsto per tempo di usare il metodo Malthus, ma la crescita infinita anche in questo caso sarebbe pregiudicata comunque.