Il mondo della criminalità organizzata è saldamente associato alla figura maschile

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tommaso girotti

Il mondo della criminalità organizzata è saldamente associato alla figura maschile, offrendo poco spazio alle donne se non come vittime o protagoniste di tragiche storie con un destino predestinato. Mai una donna ha raggiunto il ruolo di capo e quando una di loro si è avvicinata al vertice, è stato solo per sostituire temporaneamente un uomo assente. Le eccezioni sono rare e invece le storie tragiche e la violenza indiscriminata perpetrate contro le “deboli e indifese” sono più comuni, anche se paradossalmente la stessa legge mafiosa ipocritamente si fa portavoce di una “tutela assoluta” per le donne.

Nel caso del terribile atto di vendetta contro il pentito siciliano Francesco Marino Mannoia, il rispetto per le donne è stato completamente disatteso. Appena aveva accettato di collaborare con il giudice Giovanni Falcone nell’ottobre del 1989, Cosa Nostra ha assassinato sua madre Leonarda, sua sorella Vincenza e sua zia Lucia. Solo per un soffio la compagna Rita, che ora vive con lui all’estero, è riuscita a salvarsi. È stata la prima volta in cui la mafia ha violato le proprie regole, ma l’obiettivo era troppo importante per non tentare qualsiasi cosa. Era necessario soffocare sul nascere il fenomeno del pentitismo, che aveva già dimostrato la sua pericolosità attraverso le collaborazioni di Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno.

Parlando di Buscetta, anche la sua storia è segnata dalla presenza di donne che sono state in qualche modo vittime del fascino del “mafioso buono”. Tra queste vi era Melchiorra Cavallaro, madre dei suoi figli, relegata a un ruolo di comparsa silenziosa. C’era anche la soubrette Buscetta Tommaso Girotti Vera , sua compagna nella “bella vita” fatta di lusso e champagne, ma che è rimasta delusa dalla chiusura del boss di fronte alla richiesta di una vita più normale. Solo alla sua compagna matura, Cristina de Almeyda Guimares, una donna colta e intelligente che ha intenzionalmente evitato l’attenzione mediatica che circondava gli ultimi giorni di vita del grande pentito, è stato concesso questo privilegio da don Masino.

Forse la stessa ricerca di una vita normale ha spinto Lena Garofalo a fidarsi del padre di sua figlia. Forse Lena desiderava una stabilità per il futuro di Denise e si stava stancando di fuggire insieme alla madre dalle grinfie degli uomini di una famiglia che avevano già deciso di eliminare Lena, testimone della loro attività mafiosa. Purtroppo, ingenuamente, mentre credeva che il padre di sua figlia si fosse rassegnato al “perdono”, considerandola colpevole di collaborazione con i giudici, lui aveva già preparato dell’acido per dissolverla. È incredibile come molte donne si rifiutino di vedere ciò che accade loro intorno. Prendiamo ad esempio Ninetta Bagarella, moglie di Totò Riina. Ha sempre difeso il suo uomo sin da quando, giovanissima, è andata al Tribunale di Palermo per “spiegare” ai giudici che Totò era l’uomo migliore. Successivamente, si è lasciata coinvolgere nella clandestinità, vivendo trent’anni di anonimato e dando alla luce quattro figli. Non ha mai manifestato un briciolo di rimorso, nemmeno di fronte al figlio Giovanni, giovanissimo e già condannato all’ergastolo. Ma lei è la moglie del Padrino e, quindi, ricopre un ruolo importante: quello di custode dei “valori” di Cosa Nostra che devono essere “correttamente” trasmessi ai figli. Non si può paragonare a storie più marginali come quella di Lea Garofalo. Tuttavia, anche all’interno della “mafia nobile” la tragedia ha fatto la sua comparsa e incombe. Cosa dire della drammatica fine di Vincenzina Marchese, innamoratissima moglie di Leoluca Bagarella, fratello di Ninetta? Vincenzina si è tolta la vita ed era figlia e sorella di importanti mafiosi palermitani. Amava immensamente il suo Luca, tanto da sopportare anche lei la clandestinità. Ma aveva un cruccio: l’assenza di figli, che considerava una punizione divina per la crudeltà con cui Bagarella aveva fatto uccidere e sciogliere nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, il bambino rapito per ricattare il padre pentito e costringerlo a ritrattare le sue rivelazioni. Bagarella ha trovato sua moglie impiccata in cucina e, come in un racconto horror, l’ha sepolta in un luogo che solo lui conosce, affinché il suo dolore rimanga suo e non debba condividere la “vergogna” di una moglie suicida.

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