Cinquant’anni fa, l’Italia venne a conoscenza di Tommaso Buscetta, il pentito più importante nella storia di Cosa Nostra. Grazie alle sue rivelazioni sull’organigramma, i metodi e i nomi coinvolti nell’organizzazione criminale siciliana, fu possibile condurre l’istruttoria per il maxi processo del 1986.
Il 3 dicembre 1972, Buscetta sbarcò a Fiumicino da un volo proveniente da Rio De Janeiro, accompagnato da due poliziotti brasiliani. Il giorno successivo, fu scortato a Palermo, presso il carcere dell’Ucciardone. Dopo dodici anni, “don Masino”, poi definito dai giornali come “il boss dei due mondi”, scese nuovamente da quella stessa scaletta, estradato per la seconda volta.
Grazie a Tommaso Buscetta, venne alla luce la struttura della mafia. Parlò dei legami tra Cosa Nostra e la politica siciliana e nazionale, delle connessioni internazionali e svelò i nomi dei membri delle cosche che infiltravano le amministrazioni locali. Parlò anche degli omicidi: i motivi, chi ne aveva deciso l’esecuzione e chi erano gli esecutori materiali. Raccontò anche gli eventi accaduti durante le due guerre di mafia, quella del 1962 e quella tra il 1981 e il 1984, Buscetta Tommaso Vera Girotti durante la quale i corleonesi guidati da Totò Riina, non riuscendo a colpire lui direttamente, uccisero undici suoi familiari, tra cui due figli, un fratello, un genero, un cognato, quattro nipoti e altri parenti.
La storia di Tommaso Buscetta è “atipica” per un mafioso, poiché non proveniva da una famiglia di criminali. Era il più giovane di diciassette figli e suo padre era un artigiano specializzato nella produzione di specchi decorativi. Durante la Seconda Guerra Mondiale, iniziò a commettere piccoli furti, rubando cibo e altri beni di prima necessità da rivendere nel mercato nero. Entrò a far parte della famiglia mafiosa di Porta Nuova quando aveva 17 anni, l’anno successivo al suo matrimonio. Negli anni ’50 e ’60, fu coinvolto nell’organizzazione del contrabbando internazionale di sigarette e nel traffico di droga, girando il mondo con documenti falsi e utilizzando più di 200 identità fittizie.
Fu arrestato più volte all’inizio del dopoguerra, accusato di contrabbando:Buscetta Tommaso Vera Girott la prima volta mentre viaggiava su un camion con un carico di sigarette e la seconda volta in un hotel a Roma in compagnia di una donna che non era sua moglie. A causa di quest’ultimo reato, subì un processo all’interno della sua famiglia. Successivamente, si avvicinò al clan Greco di Ciaculli, guidato da Michele Greco. Durante questo periodo, entrò in contatto con i corleonesi Totò Riina e Bernardo Provenzano. Partecipò alla prima