“État de nécessité”, la lotta per il clima entra nei tribunali con il film di Stéphane Goël

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Novembre 2018, Losanna. Dodici giovani attivisti svizzeri per il clima, travestiti da tennisti, occupano l’ingresso del Credit Suisse e improvvisano una partita di tennis, per protestare contro l’inerzia dei leader mondiali di fronte al cambiamento climatico. Lo hanno fatto per sfidare il celebre ex-campione di tennis Roger Federer, la cui banca, che è uno dei suoi sponsor, è accusata di finanziare i combustibili fossili. Nel febbraio 2020, a seguito della denuncia del Credit Suisse per violazione di domicilio, il tribunale di polizia di Losanna, in base alla giurisprudenza, aveva assolto i 12 attivisti in nome dello “stato di necessità”: i ragazzi avevano certamente commesso un atto illegale, ma per prevenire un pericolo maggiore, il riscaldamento globale. Questo principio, sancito dal codice penale (in Italia come in Svizzera), autorizza a commettere un atto a priori illecito – come ad esempio la violazione di proprietà – quando si tratta di proteggere un bene o una persona da un pericolo che appare imminente.
Questo giudizio ha motivato il regista Stéphane Goël ad afferrare la sua cinepresa.
“Ai miei occhi”, ha detto il regista, “questa sentenza ha rappresentato una rivoluzione. È stato un giudizio davvero senza precedenti. E così motivante”. Goël spiega: “Non potevo non reagire. Per la prima volta un giudice ha riconosciuto a suo modo l’imminenza del pericolo climatico, giustificando una forma di disobbedienza civile per proteggere il clima. Reputato di destra, il giudice che ha assolto in primo grado gli attivisti ha chiaramente saputo andare oltre le proprie convinzioni. È anche un uomo di una certa età. In realtà, la lotta per il clima non è di interesse solo per la generazione dei più giovani. Pensavo inoltre che documentando questo percorso giudiziario mi avrebbe permesso di realizzare qualcosa di diverso dal solito ritratto di attivisti. Dal punto di vista elvetico, secondo me, è stato tanto più interessante in quanto la nostra democrazia diretta, nonostante i referendum e le iniziative popolari, non impatta in alcun modo sulla situazione climatica”.

ll film documentario di Stéphane Goël État de nécessité (durata: 70 minuti) è stato fra i più applauditi alla 58esima edizione delle Giornate cinematografiche di Soletta, il più importante Festival del Cinema in Svizzera. È un lavoro che getta uno sguardo intelligente sulla disobbedienza civile e sulle risposte della magistratura. Girato nelle sale d’attesa dei tribunali e negli studi degli avvocati è un viaggio intimo e potente scandito da insidie, tensioni, speranze, delusioni e fugaci trionfi.
Un’immersione nei meandri di un’istituzione giudiziaria che Stéphane Goël conosce per aver realizzato in precedenza un documentario sulla giustizia del lavoro (Prud’hommes, 2010).
“Inoltre”, racconta il regista, “il mio lungometraggio precedente, Cittadino Nobel (uscito nel 2020), era dedicato a Jacques Dubochet, uno scienziato svizzero che ha ricevuto il premio Nobel per la chimica nel 2017. Ha messo la sua parola al servizio dei giovani del movimento per il clima dal 2018, all’epoca dei primi grandi discorsi di Greta Thunberg che aveva dato il via a un’ondata di proteste in tutta Europa. Lo stesso Dubochet, oggi ottantenne, guida anche il movimento grands parents per il clima”.
“È stato attraverso l’eclettica personalità di Dubochet, che ho conosciuto i giovani attivisti all’origine della prima azione, quella della banca di Losanna, su cui è incentrato État de nécessité, A difenderli 12 avvocati, professionisti del clima, di differenti schieramenti politici e generazioni”.
Nonostante il forte impegno dei 12 avvocati del clima, il sostegno di un Premio Nobel e di altri scienziati, tra cui uno dei membri dell’IPCC, le speranze dei giovani attivisti si sono trasformate in delusione. Assolti in primo grado, dal tribunale cantonale, hanno poi visto il Credit Suisse vincere il ricorso in appello e il tribunale federale confermare la condanna pochi giorni fa.
“Questa corte federale è la nostra corte suprema in Svizzera”, spiega Goël. “La sua decisione è definitiva! Non è quindi possibile, in Svizzera, intraprendere alcuna azione o ecogesto, per quanto pacifico, in nome dello ‘stato di necessità’”.
“Il giudice che peraltro ha rifiutato di ascoltare gli scienziati e altri esperti climatologici, ha ritenuto che in questo caso specifico non vi fosse alcun pericolo imminente, secondo quanto intende la legge”. Secondo Goël, “questa decisione della magistratura è grave perché demotiva, rende colpevoli, anzi criminalizza le azioni pacifiste, a volte creative, di una generazione non priva di umorismo, come i ragazzi travestiti da tennisti nell’ingresso di una banca”.

Il regista Stéphane Goël

Ma cosa succederà in Svizzera?
“È molto probabile che questo provochi la radicalizzazione di alcuni piccoli gruppi e azioni dirette e violente, guerrios, come gli ‘zadisti’ di origine francese che già vediamo all’opera nel nostro Paese. Fortunatamente stanno anche emergendo azioni più pacifiste e positive, come la marcia femminile del tipo “marcia blu” prevista per il prossimo aprile, tra Ginevra e Berna. In Svizzera la mobilitazione delle donne ha un peso importante, come dimostrano i due storici scioperi femminili del 1991, per la parità di genere, e del 2019, contro il maschilismo”.
In Italia, ad oggi, nel Paese dove il Presidente del Consiglio è una donna, la situazione sembra essere ben diversa. Come nel resto d’Europa, non sono mancati gli “ecogesti” e altre azioni di vari gruppi di attivisti, organizzati in reti internazionali. È il caso del gruppo di ambientalisti che ha imbrattato di vernice colorata il teatro alla Scala, il Senato della Repubblica o la Borsa di Milano. L’obiettivo, era svegliare un pubblico troppo spesso apatico, distratto e passivo con un’azione shock. Quattro anni dopo la Svizzera, il primo processo italiano di 8 attivisti del clima appartenenti a Extinction Rébellion, che avrebbe dovuto aver luogo in questi giorni, è stato rinviato. Il 20 Marzo sapremo forse qual è la posizione della magistratura italiana sul principio di stato di necessità che muove le azioni dimostrative degli attivisti climatici.

L’articolo “État de nécessité”, la lotta per il clima entra nei tribunali con il film di Stéphane Goël proviene da The Map Report.

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