Si è conclusa ieri a Montreal la COP15 sulla biodiversità, vertice atteso da tempo, dopo quasi due anni di rinvii causati dalla pandemia, e fondamentale per continuare gli sforzi degli Aichi Biodiversity Targets, stabiliti nel 2010 all’inizio del Decennio delle Nazioni Unite sulla biodiversità.
Al termine dei negoziati è stato votato all’unanimità e sottoscritto da tutti e 196 membri dell’Onu, quello che è stato considerato da molti “il più ambizioso piano globale mai sviluppato per la biodiversità”. L’accordo prevede la trasformazione in area protetta del 30% del territorio e dei mari al 2030, lo stanziamento di 30 miliardi di dollari all’anno per sostenere Paesi in via di sviluppo nella tutela della natura, il risanamento del 30% degli ecosistemi degradati e il dimezzamento del rischio legato ai pesticidi (attualmente sono aree protette il 17% delle terre e l’8% dei mari del pianeta.
Secondo Legambiente, “l’accordo finale della COP15 rappresenta un primo passo ma non è sufficiente. Per garantirne l’efficacia, serve un’azione forte e decisa da parte dei singoli governi, a partire dall’Italia, mettendo in campo politiche specifiche e interventi concreti per ridurre la perdita di biodiversità”.
Il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani ritiene che sia stata lasciata troppa discrezionalità ai singoli Paesi. “Per questo – dice Ciafani – sarà fondamentale che i singoli Stati implementino politiche specifiche a breve e a lungo termine per garantirne l’efficacia in tempi brevi e raggiungere gli obiettivi di conservazione della natura. A questo riguardo dall’Italia, che è il Paese europeo con maggiore biodiversità, ci aspettiamo un’azione politica seria e decisa in questa direzione. Non sono ammessi più ritardi, è ora di agire”.
“L’obiettivo globale 30-30, che si pone per la prima volta nella storia e che ha visto tutti i Paesi d’accordo, – aggiunge Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente – rappresenta uno strumento preferenziale per porre un freno alla perdita di biodiversità. La crisi climatica, unita alla perdita degli habitat, all’inquinamento e allo sviluppo, stanno mettendo in serio pericolo la biodiversità del mondo. Dal canto suo tra le azioni che l’Italia può mettere in campo, a nostro avviso, è fondamentale incrementare le aree protette e le zone di tutela integrale; migliorare la conoscenza e il monitoraggio della biodiversità; rafforzare la rete Natura 2000 per garantire una migliore tutela e governance della biodiversità; promuovere una gestione integrata della costa, dando piena attuazione alla Strategia marina e favorendo la crescita della Blu Economy, in particolare nelle aree marine protette”.
Come ricorda la biologa marina Annalisa Storari di Worldrise – associazione non-profit che sviluppa progetti di conservazione e valorizzazione dell’ambiente marino – “l’ambiente naturale ci fornisce risorse fondamentali come cibo, acqua, ossigeno e sostentamento economico, dato che gran parte del Pil globale dipende dalla natura. Le attività dell’uomo come la pesca, la caccia, l’inquinamento, le eccessive emissioni che causano il cambiamento climatico, sono le cause principali della perdita di biodiversità”. Storari sottolinea che il cuore dell’accordo raggiunto a Montreal “è la protezione del 30% del Pianeta da raggiungere entro il 2030” e che “la strategia per raggiungere l’obiettivo è l’implementazione di una rete di aree protette collegate e ben gestite, a livello sia terrestre che marino. Il mare, in particolare, ricopre dei ruoli fondamentali per la produzione di ossigeno, il sequestro dell’anidride carbonica e la regolazione del clima. Processi che avvengono grazie al delicato equilibrio tra gli organismi che lo abitano e l’ambiente. Solo proteggendo almeno il 30% dell’oceano entro il 2030, sarà possibile preservarne le funzionalità. Un grande obiettivo, che forse adesso sarà raggiungibile grazie a una tabella di marcia per
proteggere, ripristinare e utilizzare la natura in modo sostenibile e grazie a una collaborazione internazionale. Per raggiungere questo traguardo, Worldrise ha lanciato la Campagna 30×30 Italia che oggi conta oltre 50 associazioni di tutela ambientale che lavorano unite con un unico obiettivo: proteggere i nostri mari”.
L’articolo COP15 di Montreal si chiude con “il più ambizioso piano globale per la biodiversità” proviene da The Map Report.