Federprivacy: il 98,7% dei siti web italiani non è abbastanza inclusivo

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Secondo quanto stabilisce il GDPR, ovvero il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali (GDPR), tutti gli utenti dovrebbero essere informati in modo facilmente accessibile su come vengono trattati i loro dati personali per poter esercitare i loro diritti, compreso quello all’accesso e all’eventuale loro cancellazione. Eppure, da un rapporto pubblicato da Federprivacy emerge che la maggioranza dei siti italiani (98,7%) non raggiunge adeguati standard di inclusività, penalizzando tutti coloro che hanno svantaggi sotto il profilo linguistico, culturale, o con disabilità sensoriali. Se, infatti, ai più “fortunati” che navigano in rete può capitare di imbattersi frequentemente in privacy policy lunghissime e di difficile comprensione, decisamente peggiore è la situazione degli utenti che devono fare i conti con qualche forma di disagio, come rifugiati di guerra, cittadini con un basso livello di istruzione, o ipovedenti: solo l’1,3% dei siti presenta gli elementi informativi sul trattamento dei dati personali accessibili sotto forma di video, audio, icone ed altre modalità alternative diverse dalla consueta forma scritta in lingua italiana.

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“Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni per favorire l’inclusione delle persone con disabilità nella vita sociale fisica, nella dimensione digitale siamo invece purtroppo lontani dagli obiettivi della strategia della Commissione UE di migliorare la vita dei cittadini disabili – spiega Nicola Bernardi, Presidente di Federprivacy -. I risultati dello studio dimostrano che in realtà c’è una fetta importante di utenti svantaggiati che rischiano di rimanere sempre più esclusi proprio dalla vita online, ambito in cui si svolgono ormai la maggior parte delle attività sociali del nostro tempo”.
Esprime preoccupazione anche il professor Francesco Pizzetti, giurista e presidente emerito del Garante per la protezione dei dati personali che ha guidato l’Autorità dal 2005 al 2012, il quale ritiene che in assenza di un cambio di rotta potrebbe essere addirittura messo in crisi lo sviluppo del mondo digitale: “Non è possibile pensare a una vera e solida espansione della realtà digitale se l’accesso ad essa continuerà ad essere di fatto inibito a un numero inevitabilmente crescente di cittadini. Se il problema non sarà affrontato di petto e in modo deciso, tutte le aspettative che si stanno creando intorno a questo mondo e alla sua evoluzione potrebbero essere stravolte con implicazioni fortissime fino a condannare al fallimento lo stesso sviluppo tecnologico”.
Lo studio, condotto dal Gruppo di Lavoro per l’agevolazione dell’esercizio dei diritti dell’interessato di Federprivacy, ha esaminato un campione di 400 siti web in lingua italiana di organizzazioni pubbliche e private appartenenti a vari settori. Nell’ambito dell’indagine è stato anche stilato un vademecum messo a disposizione degli addetti ai lavori per fornire linee guida che consentano di creare informative sul trattamento dei dati personali di più semplice comprensione per tutti.

L’articolo Federprivacy: il 98,7% dei siti web italiani non è abbastanza inclusivo proviene da The Map Report.

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