Clima, attivisti contro l’arte: ma solo per chiedere aiuto. Attaccata a Roma la sede Cdp

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Imbrattare opere d’arte è una provocazione che vuole richiamare l’attenzione su un tema che genera giustamente ansia e preoccupazione negli attivisti climatici, in primis Just Stop Oil, Extinction Rebellion e Ultima Generazione, a fronte di una crisi climatica che non sembra riscuotere abbastanza interesse nei media, dove il tema è quasi mai in primo piano; nell’opinione pubblica e nella politica, come sta dimostrando anche questa COP in corso a Sharm el-Sheik. In Italia ieri è toccato alla Cassa depositi e prestiti, la cui sede è stata imbrattata nella facciata di via Goito a Roma, dopo i blitz sul Raccordo e l’attacco al quadro di van Gogh. Sicuramente l’attacco a un palazzo storico scandalizza meno di quelli ai capolavori dell’arte, ma resta un grave atto di vandalismo, così motivato: “Ente finanziario all’82,77% a partecipazione statale – ricorda Ultima Generazione – la Cdp possiede Sace (agenzia assicurativa che garantisce progetti legati al fossile in Italia) dal 2012 e ha comprato Snam (il più grande operatore del sistema di trasporto del gas) da Eni. È anche nel consiglio azionario di Terna (l’agenzia statale che si occupa di concessioni di impianti energetici), di Italgas (distributore di gas) e di Saipem (società di servizi braccio destro nella costruzione di tutte le infrastrutture di Eni). Possiede inoltre il 25,96% della stessa Eni”, hanno fatto sapere gli attivisti.

Lunedì in Austria un liquido scuro e oleoso è stato scagliato dagli attivisti del gruppo Letzte Generation sul dipinto “Morte e vita” di Gustav Klimt esposto in un museo di Vienna. Dalla Gioconda in poi, passando per le patate lanciate contro un Claude Monet, la zuppa di pomodoro contro van Gogh a Londra, e un Picasso a Melbourne il fenomeno è in crescita e in un caso – The Hay Wain di John Constable in mostra alla National Gallery di Londra, dove giovani attivisti sono arrivati a incollarsi al quadro – l’opera d’arte ha riportato lievi danni anche internamente, mentre in genere a subire danni sono “solo” il vetro e la cornice dell’opera. “Nelle ultime settimane ci sono stati diversi attacchi a opere d’arte nelle collezioni di musei internazionali. Gli attivisti che ne sono responsabili sottovalutano gravemente la fragilità di questi oggetti insostituibili, che devono essere preservati come parte del nostro patrimonio culturale mondiale”, hanno scritto in reazione i direttori di quasi 100 gallerie e musei in una dichiarazione congiunta. In effetti perché colpire il bello? “I musei sono luoghi in cui le persone provenienti da un’ampia varietà di background possono impegnarsi nel dialogo e che quindi consentono il discorso sociale”, ha proseguito la dichiarazione. “In questo senso, i compiti fondamentali del museo come istituzione – raccogliere, ricercare, condividere e conservare – sono ora più rilevanti che mai. Continueremo a sostenere l’accesso diretto al nostro patrimonio culturale. E manterremo il museo come uno spazio libero per la comunicazione sociale». Tuttavia ribadiamo che nessuna delle opere prese di mira ha avuto danni permanenti in quanto sono coperte da vetri e il danno non sembra l’obiettivo degli attivisti per il clima che puntano piuttosto, e con enorme successo, a solleticare i media. Durante l’attacco ai Girasoli di van Gogh a Londra, i manifestanti di Just Stop Oil hanno gridato: “Cosa vale di più? Arte o vita? Vale più del cibo? Vale più della giustizia? Sei più preoccupato per la protezione di un dipinto o per la protezione del nostro pianeta e delle persone?” Sembra proprio questo il significato ultimo e simbolico di una scelta che può dispiacere – e proprio, e solo, per questo, purtroppo, funziona -: il fatto di farci riflettere sulla priorità che diamo alle varie questioni.

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