“Non sono necessaria lì. Ci saranno altre persone che parteciperanno, dalle zone più colpite. E penso che la loro voce lì sia più importante”. Con queste parole la popolare attivista svedese Greta Thunberg ha annunciato alla BBC la sua assenza dalla 27a Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27), che si terrà in Egitto dal 6 al 18 novembre. La diciannovenne ha spiegato che i cambiamenti necessari “arriveranno solo se c’è abbastanza pressione pubblica dall’esterno – ed è qualcosa che possiamo creare”, ma che lei in particolare non ha mai avuto l’intenzione di diventare il volto di un movimento globale. “È una responsabilità troppo grande”, ha detto. Anche perché, “se pensi che tutta la speranza del mondo riposi sulle spalle di alcuni adolescenti – voglio dire – non va molto bene”. Chissà se la recente – e a nostro parere sterile – polemica sul nucleare ha avuto un peso in questa decisione. Fatto sta che la Thunberg ha spiegato: “Quello che mi preoccupa di più è quando le persone mentono su di me e diffondono ad esempio teorie del complotto”. Ma la Thunberg è stata presa di mira su Twitter anche direttamente da diversi leader mondiali, tra cui Vladimir Putin e Donald Trump. “Penso solo che sia davvero divertente”, ha detto. “Voglio dire, le persone più potenti del mondo si sentono intimidite dagli adolescenti. È divertente. Dice di più su di loro che su di me“. Greta Thunberg ha appena terminato la stesura di un libro con saggi di dozzine di esperti, un vademecum sul cambiamento climatico e dice addio alla politica in senso tradizionale: “Non intraprenderò una carriera politica, perché è troppo tossica”, ha detto.
Nel frattempo uno studio ha calcolato che i cambiamenti climatici ridurranno la ricchezza dell’86% dei Paesi del mondo, che saranno così a rischio povertà. Il dato sconcertante arriva da una ricerca italiana basata su 40 anni di dati e pubblicata sulla prestigiosa rivista americana Pnas, condotta dall’Istituto di Economia e del Dipartimento di Eccellenza EMbeDS (Economics and Management in the era of Data Science), della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Come noto, a impoverire persone e governi sono i crescenti stati di siccità, i nubifragi e gli altri eventi estremi che si fanno sempre più frequenti. Lo studio ha valutato dati raccolti in oltre 100 Paesi, raccogliendo le relazioni tra variabili climatiche e disuguaglianze di reddito. Il risultato è che “gli impatti sono notevolmente più forti nei Paesi che dipendono largamente dal settore agricolo”, osserva Elisa Palagi, dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e autrice dello studio con Matteo Coronese, Francesco Lamperti e Andrea Roventini, ovvero, in altre parole, “piove sul bagnato: molto probabilmente il cambiamento climatico acuirà le disuguaglianze di reddito nel prossimo futuro”. Le proiezioni indicano che l’86% dei Paesi nel mondo diventerà più povero a causa del cambiamento climatico, e le disparità di reddito aumenteranno. Si prevede che nei Paesi che dipendono di più dall’agricoltura, le precipitazioni potranno aumentare la disuguaglianza di reddito del 45% e che, aggiungendo le anomalie della temperatura, il divario potrà raggiungere il 78%.
L’articolo Greta Thunberg non andrà alla COP27: “Troppa responsabilità sulle mie spalle” proviene da The Map Report.