A lanciare l’allarme è Confartigianato in occasione, oggi, di alcuni incontri previsti con i principali rappresentanti politici in vista dell’appuntamento elettorale del 25 settembre. Il caro-energia –-avverte Confartigianato – mette a rischio 881.264 micro e piccole imprese con 3.529.000 addetti, pari al 20,6% dell’occupazione del sistema imprenditoriale italiano.
Il calcolo tiene conto dell’”impatto sempre più vasto e pesante della folle corsa dei prezzi di gas ed elettricità sulle aziende di 43 settori“.
Le attività più esposte alla minaccia del lockdown energetico e addirittura della chiusura sono quelle energy intensive: ceramica, vetro, cemento, carta, metallurgia, chimica, raffinazione del petrolio, alimentare, bevande, farmaceutica, gomma e materie plastiche e prodotti in metallo. Ma i rincari dei prezzi dell’energia mettono in seria difficoltà anche altri 16 comparti manifatturieri, fra cui il tessile, la lavorazione del legno, le attività di stampa, la produzione di accumulatori elettrici e di apparecchi per uso domestico, di motori e accessori per auto, la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.
Secondo il presidente dell’organizzazione Marco Granelli ”rischiamo un’ecatombe di imprese” e avverte che “servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti”.
Tra le misure d’emergenza, Granelli indica “l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico”.
Il presidente di Confartigianato aggiunge: “Vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche e per incrementare l’autoproduzione”. Tra gli interventi sollecitati da Granelli, anche la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio “chi inquina paga”.
Secondo Confartigianato la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro-energia sull’occupazione delle piccole imprese risulta essere la Lombardia: sono a rischio 139mila aziende con 751mila addetti. Preoccupano anche i numeri del Veneto dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati. Seguono l’Emilia-Romagna (72mila piccole imprese con 357mila addetti), il Lazio (79mila imprese e 304mila addetti), il Piemonte con 62mila aziende che danno lavoro a 262mila addetti, la Campania (77mila imprese con 240mila addetti), la Toscana con 63mila imprese e 228mila addetti, la Puglia (57mila piccole imprese e 177mila addetti) e la Sicilia (63mila imprese con 165mila occupati).
L’articolo Caro-energia: rischiamo un’ecatombe di piccole e medie imprese italiane proviene da The Map Report.