A due anni di distanza dall’esplosione che aveva causato la morte di 220 persone e che ne aveva ferite altre 7.000, a fine agosto il porto di Beirut è tornato a coprirsi di polvere: alcuni dei silos che erano rimasti in piedi sono crollati, provocando rabbia e tristezza tra la popolazione, per la quale erano ormai diventati un monumento commemorativo della tragedia. Questa volta, però, i sistemi di monitoraggio hanno permesso di mettere in salvo la popolazione, evitando vittime e feriti.
L’esplosione del 4 agosto 2020
In origine i silos erano 48 strutture cilindriche in cemento armato alte 48 metri, in cui era stato riposto l’85% delle riserve di grano del Libano dalla fine degli anni 1960. Nell’agosto del 2020, una grande quantità di nitrato di ammonio conservato al porto di Beirut, dove erano riposti i silos, è esplosa, provocando la morte di oltre 200 persone, 7.000 feriti, 5 miliardi di dollari di danni a proprietà e lasciando circa 300.000 persone senza casa. Il bilancio avrebbe potuto essere molto più drammatico, se non fosse stato per i silos di grano, che con la loro potente struttura hanno impedito all’esplosione di diffondersi nell’area occidentale della città. Subito dopo l’esplosione, erano rimasti in piedi solo 20 dei 48 silos originari. Tuttavia, quelli sopravvissuti all’evento hanno subito un grande stress a causa dall’esplosione e strumenti tecnici hanno rivelato che il blocco Nord dei silos avrebbe iniziato a inclinarsi come conseguenza dell’impatto subito.
Il monitoraggio
Dopo una serie di analisi sul luogo, il 14 aprile 2021 è stato confermato che, mentre i silos del blocco Sud erano stabili, i silos a Nord si stavano inclinando ad una velocità che arrivava fino a 2 millimetri al giorno. Per questo motivo, le società svizzere Smartec SA, che fornisce soluzioni in fibra ottica per il monitoraggio geotecnico e strutturale, insieme alla Amann Engineering, specializzata nella prevenzione di incidenti e danni costosi, hanno unito le forze per installare un sistema intelligente di monitoraggio strutturale. Quest’ultimo è stato fornito dall’azienda italiana Move Solutions, specializzata in monitoraggio remoto e non distruttivo, ed è composto da sensori wireless intelligenti che consentono un monitoraggio continuo e in tempo reale dello stato di salute dei silos.
Nel suo rapporto del maggio 2021, Emmanuel Durand, ingegnere presso l’Amann Engineering, suggeriva di abbattere in sicurezza i silos. “Comprendiamo e condividiamo pienamente il dolore delle persone
coinvolte. Tuttavia, per quanto la struttura possa rappresentare un ricordo dei caduti, i dati dimostrano che non c’è modo di garantire la sicurezza”, scriveva Durand. “La cosa più importante in questo momento è evitare ulteriori incidenti e preservare la vita delle persone rimaste. I silos sono irreparabili. Qualsiasi intento di “recuperarli” metterebbe a rischio vite umane” .
L’incendio
Da gennaio 2022 i sensori hanno rilevato un’accelerazione dell’inclinazione, che è peggiorata ulteriormente a seguito di un incendio scoppiato nei silos a luglio 2022, probabilmente causato da qualche
residuo di grano riscaldato dal sole. “Due settimane fa i silos si stavano inclinando di due millimetri al giorno, ma nell’ultima settimana hanno accelerato a 2,5 millimetri all’ora. L’inclinazione ora peggiora a 6
millimetri all’ora”, ha annunciato Durand a luglio, aspettandosi un crollo che poi è effettivamente avvenuto: quattro silos il 31 luglio, altri quattro il 4 agosto e otto il 23 agosto. Solo dodici dei quarantotto originali sono rimasti in piedi.
Un crollo inevitabile
Come evidenziava Durand nel 2021, il crollo è stato solo accelerato dall’incendio, senza, però, esserne la causa: i silos erano già inclinati a causa dell’esplosione dell’agosto 2020 e sarebbero crollati comunque.
Nessun piano per ripararli avrebbe funzionato. Tuttavia, grazie agli avvertimenti di Durand, resi possibili dai dati in tempo reale forniti dai sensori, l’area era già stata messa in sicurezza e, questa volta, non ci sono stati morti o feriti. “I sensori hanno funzionato incredibilmente bene. Abbiamo salvato vite umane!”, ha dichiarato Durand dopo il terzo crollo.
“Siamo felici di poter dire che i nostri strumenti sono stati utilizzati per evitare un altro tragico incidente. Ci auguriamo che un numero crescente di organizzazioni possa sfruttare il monitoraggio smart e continuo delle strutture per progettare strategie proattive nel migliore interesse della nostra comunità”, ha aggiunto Ferdinando Frediani, CEO di Move Solutions, l’azienda che ha fornito i sensori di monitoraggio.
L’articolo Beirut, la tecnologia utilizzata per monitorare i silos ha permesso di salvare vite umane proviene da The Map Report.