Svolta in Afghanistan, Biden vuole rivedere l’accordo con i talebani

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    NEW YORK –  Ha prestato giuramento il generale Lloyd Austin, il primo afroamericano segretario alla Difesa, e subito affronta le due priorità del Pentagono: Afghanistan e Cina.

    Il militare 67enne, a riposo dal 2016 dopo 41 anni sotto le armi, ha avuto in tempi rapidi sia l’approvazione del Senato, sia la deroga speciale alla legge che vuole solo civili alla guida delle forze armate. Lo ha aiutato un curriculum impeccabile, secondo solo a quello di Colin Powell, che guidò la prima Guerra del Golfo, fu capo di stato maggiore, e segretario di Stato con George W. Bush.

    Austin è stato l’unico militare di colore ad avere diretto il Central Command, da cui dipendono le forze dispiegate in Afghanistan, Iraq, Yemen e Siria. Proprio l’Afghanistan è il primo test che lo attende, con un’urgenza particolare.

    L’Amministrazione Biden ha annunciato la verifica del rispetto degli accordi raggiunti nel febbraio 2020 con i talebani. Quegli accordi prevedono che le milizie dei fondamentalisti islamici escludano dall’Afghanistan gruppi terroristici anti-americani come Al Qaeda, Isis e altri; che riducano la violenza; proseguano i negoziati di pace con il governo di Kabul. Il rispetto degli accordi consentirebbe il ritiro finale delle truppe Usa e della Nato. La scadenza era fissata per l’aprile di quest’anno.

    Biden sarebbe sollevato, se potesse rispettare l’impegno preso da Trump. Infatti quando era il vice di Barack Obama, ebbe duri scontri con il Pentagono perché lui si opponeva al “surge”, l’aumento di truppe in Afghanistan. Tuttavia la verifica del rispetto degli accordi da parte dei talebani è problematica: la violenza degli attentati non è diminuita, le stragi sono all’ordine del giorno. Inoltre il National Security Adviser, Jake Sullivan, ha chiesto che siano protetti i “progressi straordinari” ottenuti dalle donne afgane.

    I talebani quando erano al governo proibirono l’istruzione e il lavoro alle ragazze e alle donne. I democratici hanno un’attenzione maggiore sul tema dei diritti umani. E tuttavia anche il segretario di Stato Antony Blinken ha confermato l’obiettivo di “concludere questa guerra cosiddetta eterna”.

    L’intervento in Afghanistan iniziò nel dicembre 2001, a tre mesi dall’attacco alle Torri Gemelle, perché i talebani ospitavano e proteggevano il regista dell’11 settembre, Osama Bin Laden. Blinken ha evocato la necessità di mantenere in Afghanistan qualche reparto di specialisti dell’anti-terrorismo.



    Il disimpegno dai conflitti mediorientali consentirebbe al generale Austin di concentrarsi sulla sfida numero uno: il riarmo della Cina, un pericolo sul quale esiste un consenso bipartisan. Tra le prima mosse del nuovo ministro della Difesa c’è stata una telefonata al segretario della Nato, Jens Stoltenberg, a conferma che questa Amministrazione vuole rinsaldare le relazioni con gli alleati. Il nuovo capo del Pentagono sa di dover affrontare anche il razzismo e l’estremismo di destra nei propri ranghi. Una parte degli arrestati dopo l’assalto del 6 gennaio al Congresso, sono militari o ex-militari.

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