Emanuele Filiberto contro le leggi razziali: “Chiedo perdono”

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Emanuele Filiberto per la prima volta si esprime apertamente contro le leggi razziali poco prima del ‘Giorno della Memoria’

Emanuele Filiberto contro le leggi razziali (Getty Images)

Un gesto contro la storia e contro parte della sua famiglia. Perché suol bisnonno, Vittorio Emanuele III, nel 1939 firmò le leggi razziali in Italia non opponendosi di fatto alla volontà del Duce. E oggi Emanuele Filiberto di Savoia chiede perdono a tutti in maniera ufficiale e diretta.

Lo fa in forma scritta, con una lettera alla comunità ebraica e scritta a nome di tutta la  famiglia Savoia. In fondo prima di lui lo aveva già fatto pubblicamente il padre, Vittorio Emanuele nel 2002, quando fu abolita la norma costituzionale che obbligava gli eredi maschi di casa Savoia all’esilio. Con un comunicato aveva preso ufficialmente le distanze dalle leggi razziali, per la prima volta nella storia della casata.

Oggi lo fa anche il figlio, proprio in prossimità del ‘Giorno della Memoria‘ che tornerà anche quest’anno il 27 gennaio, data della liberazione di Auschwitz. “Mi rivolgo a tutti voi, fratelli della Comunità ebraica italiana, per esprimervi la mia sincera amicizia e trasmettervi tutto il mio affetto nel solenne ‘Giorno della Memoria’”, scrive il principe.

L’ingresso del campo di Auschwitz (Getty Images)

E spiega di aver capito che è necessario, una volta per tutte, fare i conti con la storia e con i passaggi di cui è stata protagonista la sua famiglia. Chiede perdono “nel ricordo di quelle sacre vittime italiane. Ho deciso di fare questo passo, per me doveroso, perché la memoria di quanto accaduto resti viva, perché il ricordo sia sempre presente”.

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Giorno della Memoria, la lettera di scuse firmata da Emanuele Filiberto per non dimenticare

(Getty Images)

Complessivamente sono stati 7.500 gli ebrei italiani morti durante la deportazione. Idealmente si rivolge a loro, praticamente a tutta la comunità ebraica in Italia. “Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancor oggi sento tutto il peso sulle mie spalle e con me tutta la Real Casa di Savoia e dichiaro solennemente che non ci riconosciamo in ciò che fece Re Vittorio Emanuele III. Una firma sofferta, dalla quale ci dissociamo fermamente, un documento inaccettabile, un’ombra indelebile per la mia Famiglia, una ferita ancora aperta per l’Italia intera”.

Emanuele Filiberto sa benissimo che non può riscrivere la storia, ma è anche necessario che tutte quelle vittime non siano mai dimenticate. Come sua zia Mafalda di Savoia, che morì il 28 agosto 1944 nel campo di concentramento di Buchenwald o Maria di Savoia – deportata con il marito e con due dei loro figli in un campo di concentramento vicino a Berlino”

“Scrivo a voi fratelli Ebrei, nell’angoscioso ricordo delle troppe vittime che la nostra amata Italia ha perso. Scrivo a voi questa mia lettera, sinceramente sentita e voluta, che indirizzo a tutta la Comunità italiana, per riannodare quei fili malauguratamente spezzati. Perché sia un primo passo verso quel dialogo che oggi desidero riprendere e seguire personalmente. Con tutta la mia sincera fratellanza”, è la frase di chiusura.

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