
La cerimonia di insediamento del nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden ha rappresentato una sorta di “liberi tutti” per quel mondo dell’informazione ancora scosso nel profondo dalla presidenza Trump.
L’euforia incontrollata della stampa mainstream
L’entrata ufficiale di Biden è stata infatti accolta con un enorme ed udibile sospiro di sollievo da parte di chi nel novembre 2016 aveva vissuto la sconfitta di Hillary Clinton come una delle giornate più nere della propria carriera. “Non si è mai vista nella storia delle elezioni una stampa così compatta e unita contro un candidato” aveva ammesso tranquillamente la giornalista Giovanna Botteri subito dopo la vittoria di Donald Trump nel 2016.
Anche lei naturalmente faceva parte di quella stampa compatta. E oggi tutti quei giornalisti che in questi quattro anni di Trump si erano sfaldati sfiduciati da un mondo che non erano più in grado di plasmare, oggi si ritrovano riuniti e pronti a salire inaspettatamente sul carro del vincitore. L’euforia collettiva che ha travolto la cosiddetta stampa mainstream è andata decisamente oltre il limite che sarebbe consentito ad un normale lavoro di cronaca. Il caso più emblematico in questo senso è stata l’uscita triviale del giornalista americano Alan Friedman.
Melania: la escort di Donald Trump secondo Alan Friedman
Accompagnato da risatine e sorrisetti dello studio di Unomattina di Rai 1, Friedman, parlando della fine del mandato di Trump, ha detto: “Trump si mette in aereo con la sua escort…cioè con sua moglie”. Classificare questa dichiarazione come “battuta” è decisamente difficile. Pesante offesa gratuita per screditare un personaggio politico, tra l’altro prendendosela con una donna che non fa politica, è forse la definizione più calzante per descrivere la frase scurrile del giornalista americano.
Lo stesso Alan Friedman, ospite poi del programma L’aria che tira di La7, ha poi derubricato il suo commento su Melania Trump come “chiacchiere da social”. Solo in un secondo momento, evidentemente dopo i richiami alla redazione, la conduttrice Myrta Merlino ha chiesto ad Alan Friedman di chiedere scusa per l’infelice uscita. Scuse decisamente tardive e molto poco credibili.
Media mainstream: animati solo dagli interessi di parte
Questa vicenda, per quanto marginale rispetto alla realtà delle elezioni americane, dimostra ancora una volta come i media generalisti siano mossi dal principio dei due pesi e due misure. Gli stessi media infatti non avevano perso tempo nell’etichettare come sessiste alcune uscite di Donald Trump fatte durante la sua presidenza. Erano finiti per esempio nel mirino della stampa alcuni tweet del tycoon contro alcune deputate democratiche.
In realtà in quei tweet si leggevano attacchi molto duri e aggressivi, ma da inquadrare nell’ambito della critica politica. Nessun riferimento al sesso. A fronte di questa reazione immaginiamo ora se Donald Trump avesse descritto Michelle Obama come la escort dell’ex Presidente. La realtà è che le crociate giornalistiche in difesa delle donne, del bon ton linguistico e del politically correct sono principalmente aria fritta. Nel mondo dei media ci sono donne di serie A e donne di serie B, classificate semplicemente a seconda delle personali simpatie politiche del giornalista di turno.
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