Abbas Araghchi: “Gli Usa tornino a parlare con noi iraniani”

    0
    75
    abbas-araghchi:-“gli-usa-tornino-a-parlare-con-noi-iraniani”

    L’Iran ha salutato con sollievo la partenza di Donald Trump: il presidente Hassan Rouhani parla di «fine del regno del tiranno». Adesso il dossier iraniano sarà sicuramente in cima alle questioni di politica estera che il nuovo leader americano Joe Biden dovrà affrontare, e il tema centrale è quello del programma nucleare di Teheran.

    Abbas Araghchi, vice-ministro degli Esteri della Repubblica islamica, è stato il principale coordinatore dei negoziati che nel 2015 condussero all’accordo con gli Usa di Barack Obama che Trump ha abbandonato.

    Ministro Araghchi, come avete seguito il passaggio di potere fra l’amministrazione di Donald Trump e il presidente Biden? E come avete valutato l’assalto al Congresso dei sostenitori di Trump?


    «Non abbiamo una posizione precisa nei confronti di questo passaggio di poteri fra le due amministrazioni: attendiamo soltanto di capire come il nuovo presidente intenda rettificare le posizioni precedenti — sbagliate — di Donald Trump. Quello che abbiamo visto durante l’assalto al Congresso ci fa chiedere una cosa: sono proprio gli Stati Uniti il Paese che vuole insegnare al mondo cosa sia la “rule of law”? Cosa sia la democrazia? Quanto accaduto a Washington ci mostra la vera faccia della democrazia americana. Adesso è chiaro che non hanno nessun diritto per dire a nessuno al mondo come debbano gestire i loro problemi politici a casa loro».

    Biden presto dovrà decidere cosa fare del Jcpoa, il “Joint common plan of action” che è l’accordo sul nucleare firmato da Obama nel 2015 e abbandonato da Trump nel 2018. Quali sono le vostre richieste?


    «Quello che chiede l’Iran è qualcosa di realistico: che gli Usa semplicemente sospendano le sanzioni contro di noi per rientrare nell’accordo abbandonato da Trump. Non vedo altre alternative. Noi abbiamo negoziato in buona fede e abbiamo applicato in buona fede il Jcpoa. Adesso spetta alla nuova amministrazione correggere gli errori dei loro predecessori. Per rientrare nell’accordo devono rimuovere tutte le sanzioni che hanno imposto all’Iran. Siamo pronti a rispettare tutti gli impegni del Jcpoa se gli americani tornano a rispettarli e tolgono le sanzioni».

    Avete iniziato ad avere contatti riservati con la nuova amministrazione?


    «No, non abbiamo avviato nulla e non abbiamo nessuna intenzione di farlo. Chiaramente, attendiamo che entrino pienamente in servizio e inizino a ragionare su come fare le loro scelte. Al momento non siamo interessati ad alcun contatto diretto, pensiamo che il Jcpoa sia il format giusto, quello è il luogo per le discussioni».

    Molti, fra cui i ministri degli Esteri tedesco e francese, sostengono che in un nuovo negoziato per riattivare il Jcpoa debbano entrare anche nuovi elementi, come i potenti missili l’Iran ha sviluppato. Quale sarà la vostra risposta?

    «Non ci sarà un “Jcpoa plus”, non ci sarà un altro accordo, non ci sarà un nuovo negoziato sul Jcpoa. I missili iraniani sono l’unico strumento di difesa affidabile per l’Iran, e non possiamo neppure discutere di questo. Su altri temi della sicurezza nel Golfo tutto dipenderà da come gli Stati Uniti vorranno approcciare il possibile ritorno al Jcpoa: questi temi possono entrare in un confronto con i Paesi della regione, senza interferenze esterne. La sicurezza della regione può essere discussa in maniera collettiva».

    L’Italia ha sempre mantenuto un buon rapporto con la Repubblica islamica. Come è possibile rafforzare questa relazione?


    «Iran e Italia hanno sempre avuto un buon rapporto, c’è sempre stato rispetto reciproco. L’Italia è stato sempre uno dei primi partner commerciali dell’Iran. Se le sanzioni verranno rimosse, le relazioni economiche fra i nostri due Paesi potranno ripartire. E se le sanzioni non verranno rimosse, i due Paesi avranno comunque la possibilità di creare meccanismi per consolidare le nostre relazioni. In termini di collaborazione politica faccio un esempio, la partecipazione dell’Italia alla questione dello Yemen, dove Roma è stata coinvolta anche grazie alle pressioni dell’Iran».


     

    Rispondi

    Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.