Il governo ha rimandato le scadenze per la web tax

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Slitta da febbraio a marzo il pagamento della prima tranche della digital service tax, con cui l’Italia intende tassare i ricavi delle grandi aziende del settore tecnologico

soldiSlitta ancora l’applicazione della web tax italiana. Lo ha stabilito il governo dopo l’ultimo consiglio dei ministri, che ha stabilito una serie di rinvii di scadenze in ambito tributario. Una di queste riguarda la Digital service tax (Dst). Attesa al varco tra meno di un mese, verrà posticipata di 30 giorni. “Si prevede, in sede di prima applicazione, il rinvio del termine per i versamenti relativi all’imposta sui servizi digitali per il 2020 dal 16 febbraio al 16 marzo 2021”, fanno sapere dall’esecutivo.

Dopo la legge di Bilancio 2019, la Dst avrebbe potuto entrare in vigore nei mesi successivi con un decreto ministeriale, però mai arrivato. Così, rimandata di fatto, la web tax è stata introdotta solo con la seguente legge di Bilancio. Il suo obiettivo è regolamentare la tassazione sui ricavi che le big tech realizzano in Italia. A questo proposito, il recente decreto dispone anche “il rinvio del termine per la presentazione della relativa dichiarazione dal 31 marzo 2021 al 30 aprile 2021”, in merito ai ricavi imponibili. La tassa è calcolata sul 3% dei ricavi derivanti da imprese, anche non residenti, con ricavi globali pari ad almeno 750 milioni di euro, di cui almeno 5,5 milioni in Italia.

La Dst è stata dichiarata “discriminatoria” e “irragionevole” dal dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, che ha rilevato come 27 aziende su 43 tra quelle interessate dalla nuova tassa siano americane. Sul tema l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), un’organizzazione intergovernativa, ha pubblicato l’altro giorno un suo resoconto e potrebbero esserci ulteriori sviluppi con la nuova amministrazione alla Casa Bianca. Nel frattempo, l’Agenzia delle entrate è al lavoro sul provvedimento attuativo, sulla scorta di 40 opinioni e pareri che associazioni imprenditoriali, finanziarie e agenzie di consulenza hanno fatto pervenire e che l’ente ha pubblicato.

Il rinvio della Dst non è stato l’unico nel decreto di “misure urgenti in materia di accertamento, riscossione, nonché adempimenti e versamenti tributari”, fra cui il differimento dal 31 dicembre al 31 gennaio dell’invio delle cartelle esattoriali, 50 milioni quelle stimate, in gran parte atti di riscossione rinviati dal 2020 e che potrebbero essere oggetto di un decreto rottamazione già con il “Ristori 5”.

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