La sfida iraniana al gigante americano

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    È un incontro ravvicinato straordinario, che testimonia il livello di tensione nelle acque del Golfo Persico. Un elicottero iraniano si avvicina all’Uss Georgia, uno dei più potenti sottomarini nucleari statunitensi. Lo sorvola con fare minaccioso, intimandogli via radio di farsi riconoscere. Senza ovviamente ricevere risposta.

    Quasi un mese fa il presidente uscente Donald Trump ha potenziato la flotta statunitense, mandando altre unità a pattugliare le acque del Golfo. Una dimostrazione di forza per rispondere agli annunci di Teheran sulla ripresa del programma atomico, superando i limiti dell’accordo che la Casa Bianca ha abrogato, accusando l’Iran di violare i patti. Gli ayatollah hanno replicato con esercitazioni di sciami di barchini d’attacco e manovre di motovedette missilistiche: le armi con cui cercano di fronteggiare la superiorità del Pentagono. Un confronto continuo, carico di rischi, che prosegue in questi giorni nonostante il mandato presidenziale sia arrivato quasi alla conclusione.

    Le immagini appaiono genuine. La sagoma sommersa del sottomarino infatti mostra il grande cilindro che caratterizza l’Uss Georgia: un contenitore usato per trasportare i mezzi d’assalto degli incursori subacquei. Il battello infatti può imbarcare fino a 66 uomini del Navy Seal, il reparto speciale diventato celebre per il raid contro Osama Bin Laden. A bordo c’è però anche una scorta di armi micidiali: 154 missili cruise, da lanciare in salve di sette. Il sottomarino, lungo 170 metri, ha il periscopio in superficie: ha scelto di mostrarsi, perché può rimanere in immersione per mesi grazie al propulsore nucleare. 

    L’elicottero iraniano invece appartiene a un’altra era. Si tratta di un Agusta-Sikorsky SH-3D, venduto dall’Italia alla Marina dello Shah di Persia, prima della rivoluzione degli ayatollah. I tecnici locali fanno miracoli per mantenere gli SH-3D in volo e hanno imparato a produrre gran parte dei ricambi per i motori. Anche la strumentazione elettronica è stata aggiornata con materiali acquistati in Cina ma non si tratta certamente di un mezzo in grado di impensierire l’Uss Georgia.

    C’è un solo vantaggio su cui l’Iran può contare: oltre lo stretto di Hormuz, i fondali sono molto bassi e ci sono passaggi in cui qualunque sottomarino è costretto a venire quasi in superficie. Un fattore che limita le capacità di battelli studiati per operare a duecento metri di profondità. E che i militari iraniani tentato di usare per sfruttare per ridurre il divario tecnologico tra le due flotte.

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