Coronavirus in Lombardia, contagi ancora da zona arancione. L’epidemiologo La Vecchia: “Resistiamo due mesi: a marzo potrebbe esserci la svolta”

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Mentre la Lombardia resterà in arancione anche dopo il weekend per decisione del ministro Speranza, ecco il via libera ai medici di famiglia per portare rinforzi nella somministrazione dei vaccini. Dopo giorni di dibattito sulla necessità accelerare la campagna per proteggere dal Covid – specialmente in vista dell’inizio delle somministrazioni su tutta la popolazione – in Regione arriva firma di un accordo con i principali sindacati dei medici di Medicina generale che li coinvolge su base volontaria. “Su 18 milioni di somministrazioni di vaccino, Palazzo Lombardia prevede che cinque siano fatte dai medici di famiglia entro la fine di ottobre” . A parlare è Paola Pedrini, segretario regionale di Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale).

Entreranno in gioco quando arriveranno le dosi di Moderna, il cui vaccino non è legato alla delicata catena del freddo di Pfizer. I medici potranno fare le iniezioni nel proprio studio, quando possibile, o avvalendosi di strutture messe a disposizione dai Comuni o altri enti territoriali. E hanno dato la propria disponibilità a vaccinare anche all’interno delle Rsa in caso di bisogno. Il monitoraggio sarà in capo ad Ats. “Parliamo di una goccia in un mare, non è che con questo accordo si sistemano le cose – commenta il presidente dell’ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, che ha preso parte al dibattito portato avanti su queste pagine sui rinforzi volontari alla campagna vaccinale – se è fatto in spazi idonei, dove c’è distanziamento, se i medici sono già vaccinati, anche i liberi professionisti, dare una mano è un dovere morale”.

Nel frattempo la campagna di immunizzazione lombarda, iniziata fra mille polemiche, va avanti: secondo i numeri diffusi dalla Regione, ieri sono state 12 mila le somministrazioni (1.744 in più rispetto al giorno prima) e il dato complessivo è di 46 mila dosi. E mentre si sta per concludere la prima settimana dall’avvio ufficiale del 4 gennaio, che ha coinvolto personale medico e anziani delle Rsa, l’analisi dei dati lombardi fra il 28 dicembre e il 3 gennaio da parte della cabina di regia del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità congelano la Lombardia in zona arancione anche dopo il weekend già previsto in precedenza come più restrittivo. Con l’Rt a 1,27 e il numero di positivi in crescita ecco quindi di nuovo il divieto di uscire dal proprio comune, bar e ristoranti ancora una volta aperti solo per l’asporto.

Dati continuamente altalenanti quelli dell’ultimo periodo, spiegano gli esperti, e ancora di difficile interpretazione. Gli ultimi numeri sul Covid in Lombardia parlano di 133 morti, che portano il totale dall’inizio dell’epidemia a 25.665. A fronte di 18.415 tamponi, ci sono 1.963 nuovi positivi, con un rapporto tra tamponi e nuovi casi del 10,6 per cento. “Cosa sia successo realmente nelle case durante le feste potremo scoprirlo solo nelle prossime settimane” , spiega l’epidemiologo della Statale, Carlo La Vecchia. “Al di là delle oscillazioni giornaliere, le curve dei morti, dei ricoveri ospedalieri e nelle Terapie intensive in questo momento sono pressoché stabili”. L’Rt lombardo è in crescita, così come quello milanese, che ieri, secondo i dati di Ats, era a 1,08. “Ma non dimentichiamo che l’Rt resta una variabile molto incerta”. La Vecchia spiega come i dati lombardi non siano peggiori rispetto ad altre parti d’Italia e la situazione non è certo quella di ottobre. “Certo mi spiace che la Lombardia sia arancione e non gialla, ma il periodo per un virus respiratorio non è il migliore e rimanere qualche settimana in arancione lo trovo prudente”. Perché secondo l’epidemiologo, “se riusciamo a superare gennaio e febbraio senza grossi drammi, marzo potrebbe essere il mese della svolta”. Decisamente critico, invece, il commento del presidente della Regione, Attilio Fontana: “La semplice definizione dei colori e delle relative fasce, basata su valutazioni che spesso cambiano con frequenza molto rapida, va nella direzione opposta rispetto a quello che chiedono i cittadini e le imprese creando soltanto incertezze e danni economici rilevantissimi”.


 

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