La richiesta è comune: la Regione ci ripensi e consenta agli studenti delle superiori di rientrare in classe. “La scuola è un diritto e l’impegno non può essere solo online – scrive l’assessore comunale all’Educazione, Laura Galimberti – . Una continuità in presenza è importante e oggi credo indispensabile. Non possiamo bloccare la crescita di una generazione”. Sulla stessa onda la consigliera regionale Pd Paola Bocci, che, dopo la proroga delle lezioni online fino al 24 gennaio, invoca “più rispetto per scuola, studenti, insegnanti e famiglie. Mentre prefetti, enti locali e agenzie del trasporto hanno lavorato per garantire le condizioni per la riapertura, la Regione, sorda, ha deciso senza confrontarsi di lasciarle chiuse”. Critiche arrivano anche dal Comitato scuola Italia Viva Milano che definisce “intollerabile il balletto delle date: si doveva rientrare il 7 gennaio al 75 per cento, poi al 50. Contrordine due giorni prima: si torna l’11 gennaio al 50 per cento, e ogni regione fa come le pare”.
Milano, la protesta degli studenti in piazza Duomo: “Basta scuse, stop alla Dad”
Ieri il governatore Attilio Fontana ha firmato l’ordinanza che sancisce il rinvio del rientro in classe, mantenendo “la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali” e ha annunciato l’avvio di di uno screening di studenti e docenti delle superiori per verificare concretamente l’incidenza del virus in questo ambito”.
“Dimenticati a distanza”: la protesta degli studenti in piazza Duomo a Milano contro le scuole ancora chiuse
In centinaia – studenti, genitori, insegnanti e personale scolastico – hanno riempito ieri pomeriggio piazza Duomo a Milano per manifestare contro l’ennesimo rinvio della riapertura delle superiori in Lombardia al grido di “A scuola, a scuola”. Moltissimi i cartelli sollevati al cielo per protestare contro lo strumento della didattica a distanza. Una manifestazione statica, dove si è chiesta più chiarezza da parte delle istituzioni nei confronti del problema scolastico, con duri attacchi anche nei confronti della giunta regionale, accusata di non aver fatto abbastanza per garantire la riapertura delle scuole, “di quelle scuole che dovrebbero essere una priorità, visto che servono a costruire il nostro futuro”, continuano gli studenti.

Nel frattempo le scuole prendono atto dell’ennesimo cambio di rotta, tra delusione e amarezza. “Siamo demoralizzati, eravamo pronti – commenta la dirigente dell’istituto Cremona- Zappa, Bruna Baggio – . È urgente che la scuola torni in presenza per gli studenti e per il valore formativo che ricopre nella società”. Il rinvio di due settimane arriva dopo la corsa fatta durante le vacanze per adeguarsi alle regole cambiate a fine dicembre, per questo “non ce lo aspettavamo – sottolinea Georgia Lauzi, preside dell’istituto Torricelli – è difficile lavorare così”.

E non ha particolare successo tra i presidi l’idea di proseguire le lezioni anche in estate, per le criticità organizzative citate a più voci: “Dalla scadenza all’8 o al 30 giugno dei contratti di molti supplenti, alla difficoltà nella gestione del resto del personale, fino alla sovrapposizione con le attività legate alla maturità”. Senza considerare l’utilità stessa dell’iniziativa: “Con la didattica a distanza i ragazzi stanno studiando, il problema maggiore non riguarda i programmi ma l’interruzione delle relazioni e del ‘fare scuola’. Per recuperare tutto ciò non servirebbero lezioni a giugno”. È d’accordo anche Andrea Di Mario, preside del liceo classico Carducci, che non scarta però l’idea che le scuole possano recuperare a giugno “i minuti di lezione non erogati a causa della riduzione dell’unità oraria, ma il Ministero non ha fornito indicazioni”. Ora, aggiunge, “l’attenzione deve essere rivolta agli studenti, che hanno diritto ad avere chiarezza sul proprio futuro, a cominciare dall’esame di maturità, hanno bisogno di una prospettiva”.

Intanto si rimodulano le attività: all’istituto tecnico e professionale Galilei- Luxemburg si seguirà a distanza “l’orario preparato per il ritorno in presenza, con qualche correttivo – spiega la preside Annamaria Borando – . Abbiamo ridotto l’unità oraria a quaranta minuti, in modo che i ragazzi non escano troppo tardi, così di pomeriggio potranno venire a scuola per frequentare i laboratori”.