Andare in Lapponia a conoscere Babbo Natale era il suo desiderio più grande. E se è vero che a volte i sogni diventano realtà, per Irene Schiavi, 21enne di Abbiategrasso che dalla nascita è affetta da una forma di epilessia che non le consente di vivere una vita autonoma, il viaggio per visitare il villaggio di Santa Claus a Rovaniemi potrebbe concretizzarsi il prossimo 21 marzo. Per farle questa promessa i volontari di Dreamcatchers, l’associazione che realizza i sogni di viaggio di bambini e ragazzi gravemente malati, si sono recati ieri a casa sua vestiti da Babbo Natale ed Elfo con tanto di sacco pieno di regali e taccuino con le tappe del viaggio che affronterà insieme alla mamma Maria Soledad Martin Rivero e al papà Gianmaria Schiavi.
“Mia figlia non ha avuto una vita semplice – racconta la madre – Le crisi epilettiche croniche le hanno provocato un ritardo mentale che non le consente di vivere una vita in completa autonomia”. Irene è affetta da epilessia focale farmacoresistente. Racconta ancora la madre: “Io e mio marito abbiamo fatto di tutto per donarle una quotidianità quanto più normale possibile e chi la conosce sa quanto sia dolce, creativa e gioiosa. Il Natale e le sue atmosfere le piacciono così tanto che è capace di parlare di Santa Claus anche in pieno agosto”. Insomma, per una appassionata di slitte trainate da renne su ampie distese di neve, alberi decorati da palline e luci colorate, il viaggio in Lapponia rappresenta il regalo di Natale più bello.
“Quando abbiamo ricevuto la richiesta da parte della mamma di Irene, ci siamo messi subito a lavoro per capire come e quando organizzare il tutto – racconta Anna Maria Terzi, uno dei soci fondatori di Dreamcatchers – Si tratta di un viaggio oneroso, ma abbiamo subito trovato sostegno anche dalle compagnie aeree e dagli albergatori lapponi”. Rimane solo l’incognita sulla data, legata all’andamento della pandemia: “Indicativamente abbiamo proposto il 21 marzo, sperando che per quel giorno i voli possano ripartire e anche il villaggio di Babbo Natale riaprire – sottolinea Terzi – Lì i contagi adesso sono pochi e questo ci fa ben sperare; se riuscissimo a far partire Irene e i suoi genitori per l’equinozio di primavera potrebbero anche vedere l’aurora boreale, che aggiungerebbe un tocco di magia alla loro permanenza, ma siamo pronti ad anticiparlo o a posticiparlo in base alla diffusione del Covid”.
“Non riesco a spiegare la gioia che ho provato nel vedere mia figlia così felice – racconta la signora Martin Rivero – C’è un sacco pieno di regali da aprire, ma lei da ieri continua a sfogliare e risfogliare il taccuino che i volontari le hanno personalizzato per farle capire cosa potrà fare e vedere in Lapponia e che poi dovrà condividere con loro al ritorno, riempendolo di foto e riflessioni sul viaggio”. In attesa che il sogno si avveri, “questa storia ci lascia un senso di calore e speranza di cui tutti abbiamo bisogno alla vigilia di un Natale diverso, che chiuderà un anno doloroso – sottolinea Terzi – La luce negli occhi di Irene danno senso a tutto quello che facciamo e, mentre lavoriamo per realizzare anche altri sogni, non vediamo l’ora di ascoltare i suoi racconti al rientro dalla Lapponia”.