Medici di Emergency nell’ospedale da campo di Bergamo: abnegazione assoluta per la sopravvivenza

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Un ingresso separato da cui entrare e uscire. Una procedura lunga da fare senza saltare un passaggio, avendo davanti – ma diviso da una striscia rossa disegnata per terra – un collega che ogni volta ti ripete le azioni da compiere e in quale ordine. Ospedale da campo di Bergamo, quello realizzato dagli Alpini e gestito dai medici di Emergency davanti al Papa Giovanni XXIII. Quin, nel racconto del fotografo Sergio Agazzi per Fotogramma, c’è una zona gialla, separata dai reparti di terapia intensiva e di degenza, dove i medici fanno la vestizione e la svestizione. Che è la fase più delicata, quella in cui bisogna essere sicuri di non portare all’esterno il rischio contagio.

E così, dopo essere stati decontaminati, i medici si svestono seguendo una procedura rigida. Sulle mani hanno due paia di guanti, uno è attaccato al camice e viene via con questo, poi c’è da togliersi cuffia, maschera e tra ogni passaggio, rigororosamente, bisogna rilavarsi le mani anche se si indossano i guanti, l’ultima cosa che ci si toglie prima di rimettersi la mascherina. Facendo attenzione, anche, a togliere le protezioni con il corpo proteso in avanti, per far sì che eventuali particelle rimaste su camici o maschere cadano sul corpo.

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