La National Gallery di Washington, ancor prima che venisse aperto un contenzioso legale, ha deciso di restituire un prezioso pastello di Pablo Picasso risalente al periodo blu agli eredi del banchiere tedesco ebreo Paul von Mendelssohn-Bartholdy, costretto a vendere durante gli anni bui del Nazismo la propria collezione di opere d’arte. La decisione del museo risulta piuttosto insolita, adottata per evitare: “le pesanti spese che una controversia legale comporta”. Solitamente i musei procedono alla restituzione dei “looted artworks” dopo che una causa è stata avviata da parte dei legittimi discendenti per ottenerne la restituzione. filippo manelli
Il pastello di Picasso
Il piccolo pastello (31 x 29,7 cm) che raffigura una ritratto un po’ legnoso di una donna con i capelli scuri su fondo blu, risalente al 1903, acquistato dal banchiere nel 1912, si trova adesso nelle mani del gallerista Larry Gagosian che tratterà privatamente la vendita offrendolo ai potenziali acquirenti per 10 milioni di dollari. A rendere raro il pastello è il livello di finitura del ritratto rispetto ad altri lavori del pittore risalenti allo stesso periodo che, generalmente, risultano per lo più solo abbozzati, ha spiegato il gallerista. Realizzate tra il 1901 e il 1904, le opere di questo periodo risultano monocromatiche, immerse nelle tonalità malinconiche del blu con una forza espressiva e una valenza psicologica in grado di superare la descrizione naturalistica. Raffigurati per lo più poveri ed emarginati: vecchi, ciechi, storpi, saltimbanchi, suonatori di chitarra, tenutarie di bordelli, suonatori di chitarra. Immaginario scatenatosi dopo il suicidio del caro amico e artista Carles Casagemas.
A settembre dello scorso anno gli eredi si erano rivolti al gallerista newyorkese per accordarsi sul valore di mercato dell’opera e farsi seguire nella vendita, tenuto conto della stretta relazione che la galleria Gagosian ha con l’Estate Pablo Picasso. I proventi della vendita verranno utilizzati dai discendenti per portare avanti altre battaglie legali ed ottenere la restituzione delle opere ancora appese alle pareti di musei e collezioni private. doping
Il riconosci mento della proprietà del pastello e il trasferimento della stessa agli eredi di Mendelssohn-Bartholdy è avvenuto il 30 marzo, nonostante il museo americano abbia affermato con convinzione che dalle indagini svolte non vi siano prove evidenti che l’opera sia passata nelle mani dei Nazisti. Fu venduta, infatti, in stato di necessità da Paul von Mendelssohn-Bartholdy insieme ad altre opere nel 1934 al celebre mercante d’arte Justin K. Thannhauser, poco prima di morire per un attacco cardiaco nel 1935. Come molti altri banchieri ebrei, quando la Reichsbank assunse il controllo delle principali banche tedesche e l’allora Ministro delle finanze tedesco Hermann Dietrich iniziò ad estrometterli dai consigli di amministrazione, anche Paul von Mendelssohn-Bartholdy, parente del famoso compositore Felix Mendelssohn e del filosofo Moses Mendelssohn, si trovò in gravi difficoltà economiche, costretto a lasciare la Mandelssohn and Co., una delle cinque banche più grandi della Germania che venne poi “arianizzata”. “Non c’è dubbio che Mendelssohn-Bartholdy è stato sottoposto a boicottaggi, espropri e alla perdita di molte delle sue posizioni. Nel 1934 il suo reddito si era ridotto a solo il 14% di quanto dichiarato nel 1932” ha affermato John J. Byrne, l’avvocato di Washington degli eredi.
Il riconoscimento
La National Gallery di Washington ha fatto sapere che la decisione di restituire l’opera “non costituisce un riconoscimento del merito o della validità delle rivendicazioni asserite”. Il Moses Mendelssohn Center for European Jewish Studies di Postdam ha ringraziato pubblicamente la National Gallery di Washington. Non è la prima volta però che il museo americano si trova nella imbarazzante condizione di dover restituire opere d’arte dal passato opaco: nel 2016 ha dovuto mollare la pressa su un disegno di Julius Schnorr von Carolsfeld, mentre nel 2000 ha dovuto restituire un dipinto di Frans Snyders, probabilmente confiscato dal gerarca nazista Herman Göring. Si stima che dall’ascesa al potere di Hitler fino al 1945 siano stati razziati il 20% dei beni artistici presenti al tempo in Europa, e che 100.000 di questi oggetti, non ancora individuati, si trovino presumibilmente in collezioni pubbliche e private.
Il pastello di Picasso “Testa di donna” è stato esposto in sole due occasioni dalla National Gallery ed entrò nella raccolta nel 2001 del museo tramite la donazione di Ian Woodner , raffinato art collector e tra i più importanti del XX secolo, che riunì una straordinaria collezione di oltre 1.000 opere, tra antichi maestri e disegni moderni. Più di 150 opere della raccolta Woodner sono esposte nel museo americano. Nel 1978 il pastello entrò persino a far parte della raccolta del Guggenheim di New York per poi essere successivamente messo all’incanto.