l capitalismo familiare e la diligenza del padre

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    amministratore delegato di Ferrero non è più un Ferrero. Con coraggio il gruppo dolciario di Alba, dopo avere superatoi 10 miliardi di fatturato, ha annunciato ieri un nuovo modello di governance: Giovanni Ferrero, figlio del “signor Michele” – mister Nutella– e fratello minore di Pietro, scomparso ancora quarantenne nel 2011, diventa ora presidente esecutivo, mentre il top manager interno al colosso del made in Italy – Lapo Civiletti – è stato nominato ceo. Obiettivo dichiarato della società: rafforzare la capacità competitiva sui mercati mondiali e accelerare il percorso di crescita.

    Esiste una locuzione interessante – coniata dal diritto romano e utilizzata anche dal nostro legislatore – che ben si addice alla vicenda umana e imprenditoriale dei Ferrero: la «diligenza del buon padre di famiglia».

    Ovvero, ecco in questo caso il significato più autentico, senso del dovere e responsabilità sociale dell’industria (si chieda ai dipendenti del gruppo dolciario e ai territori per informazioni convincenti e dettagliate, ndr). Null’altro che coscienza civica del bene comune, valore spesso molto sfocato nella nostra classe dirigente (sia pubblica sia privata, beninteso). Il tutto declinato con riservatezza piemontese e pregiato fiuto del made in Italy, le cifre del “signor Michele”, mancato nel febbraio 2015. Non a caso il Reputation Institute ha valutato la società cuneese leader mondiale 2017 nel food. La famiglia – provata dalla perdita prematura di Pietro nel 2011 e affidata al fratello minore Giovanni – si presenta con stile e “diligenza” consueti a un altro bivio strategico, soprattutto nelle dinastie della manifattura: non è da poco affidare la carica di ceo a Lapo Civiletti, top manager interno di provate fiducia e capacità, lasciando al figlio del fondatore il ruolo di executive chairman.

    Una nuova governance, con nomine e ruoli precisi, in grado di affrontare a testa alta i mercati mondiali. La signora Maria Franca Fissolo, madre di Giovanni, resta alla guida della holding e della Fondazione Ferrero. Altre grandi sfide si presenteranno. Ma la scelta comunicata ieri è indice di un capitalismo familiare che interpreta con responsabilità i propri doveri. Un bel segnale, senza dubbio alcuno, per il nostro sistema economico e finanziario spesso dall’ego smisurato.

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