Morta Imane Fadil, teste nel processo Ruby contro Berlusconi: pm apre inchiesta, “ipotesi avvelenamento”

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    La ragazza era ricoverata in ospedale all’Humanitas, morta il primo marzo. Il procuratore Greco: “Anomalie nella cartella clinica”. Aveva detto al suo avvocato che temeva di essere stata avvelenata. Stava scrivendo un libro: acquisite nel fascicolo le bozze

    di LUCA DE VITO

    Imane Fadil, una delle giovani donne diventata testimone chiave nel processo Ruby Ter sulle cosiddette cene eleganti ad Arcore è morta a Milano. Era in ospedale, ricoverata da fine gennaio:la 34enne è morta il primo marzo, ma la notizia è trapelata soltanto oggi. La procura di Milano ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario sulla sua morte. Al momento non si esclude alcuna ipotesi ma, visto che la stessa ragazza aveva raccontato al suo avvocato e a suo fratello di temere di essere stata avvelenata, la procura conferma: “Stiamo lavorando anche su questa ipotesi”. A specificarlo è il procuratore capo Francesco Greco, che parla di “calvario” della ragazza e di “diverse anomalie” nella sua cartella clinica da cui emergerebbero “sintomatologie da avvelenamento”. Anche per questo, è stata disposta un’autopsia e il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che rappresenta l’accusa nel processo Ruby ter, ha aperto un’indagine nell’ambito della quale sono già stati sentiti diversi testimoni.  

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    A gennaio scorso Fadil, con le altre due testimoni Ambra Battilana e Chiara Danese era stata esclusa dal tribunale dalle parti civili. Stava scrivendo un libro, come racconta anche nel video di Repubblica dell’ultima udienza del processo a cui ha partecipato: la procura ha acquisito le bozze per capire cosa ci sia scritto. Da quanto è stato riferito, Fadil si è sentita mala a casa di un amico, da cui viveva, a gennaio e poi il 29 di quel mese è stata ricoverata all’Humanitas di Rozzano, prima in terapia intensiva e poi in rianimazione. La giovane, già prima del ricovero, stando a quanto ha spiegato il procuratore Greco, accusava sintomi tipici da avvelenamento come mal di pancia, gonfiore e dolori al ventre. Mai nelle settimane in cui la ragazza era ricoverata e nemmeno il giorno della morte, l’ospedale ha comunicato alcunché alla magistratura, sebbene non sono state individuate le cause della morte e non ci sia una diagnosi certa sul decesso.

    Per questo nell’ambito dell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano, verosimilmente per omicidio data l’ipotesi di avvelenamento, gli inquirenti dovranno sentire anche i medici che non sono riusciti a salvarla. Inoltre hanno disposto gli accertamenti sul sangue rilevato alla giovane modella durante il ricovero ospedaliero e l’acquisizione di oggetti personali. E’ già stato anche sentito in procura il fratello, la persona con cui lei in questo ultimo periodo si sarebbe confidata. Secondo quanto ribadito da Greco, Imane Fadil quando si trovava in ospedale aveva detto al suo avvocato, ai parenti e ai suoi amici di temere di esser stata ‘avvelenata’.

    La procura ha saputo della morte della modella solo una settimana fa in quanto informata dal suo legale. Greco ha assicurato che verranno effettuati in tempi brevi “indagini approfondite perché in questo caso c’è stata una morte e quindi bisogna considerarla una vicenda seria”.

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