Il governatore avanza la richiesta ma il premier Conte lo esclude: “Una consultazione non è prevista, nessuno mi ha chiamato”di MARIACHIARA GIACOSA
Il referendum del Piemonte per la Tav è ai blocchi di partenza. Il presidente della Regione Sergio Chiamparino scrive al ministro dell’interno Matteo Salvini per chiedere di accorpare la consultazione popolare sulla Torino Lione alle elezione Regionali e europee. L’election day, secondo il presidente del Piemonte, permetterebbe “di ottenere la necessaria garanzia di regolarità e nel contempo di conseguire un significativo risparmio di risorse”, sostiene Chiamparino che ha ricevuto il via libera sulla consultazione popolare da un ordine del giorno votato lo scorso 26 febbraio a maggioranza in Consiglio regionale. “Anche se la consultazione popolare potrebbe essere svolta con metodi diversi dai tradizionali sistemi di voto elettorale – spiega il presidente – ritengo che un tema così delicato pretenda di essere affrontato con uno strumento di voto certo e trasparente”.
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Condividi Una presa di posizione, quella di Chiamparino, a cui ha replicato il premier Giuseppe Conte escludendo per ora l’idea di una consultazione popolare: “Un referendum non è previsto – ha detto il presidente del Consiglio – Chiamparino non mi ha mai chiamato, a chi rispondo?”. In realtà il presidente del Piemonte non ha mai detto di aver telefonato a Conte, ma stamattina, in un’intervista a Circo Massimo su Radio Capital, ha spiegato di avergli scritto il 29 settembre scorso, ma di non aver ricevuto risposta. Il premier, inoltre, nega di aver mai parlato di “Mini Tav”: “Non ho mai concepito una Mini Tav perchè non sono un tecnico e nessuno mai mi ha portato una Mini Tav sul tavolo. Oggi qualcuno scrive che ci penso: è un’altra delle fandonie che mi vengono attribuite”. Anche il vicepremier Salvini replica a Chiamparino: “Il referendum? Magari… ma Chiamparino ignora: non si può perché manca la legge della Regione Piemonte. E si potrebbe fare cambiando la Costituzione, cosa che sono dispostissimo a fare perché io i referendum li adoro”.
Chiamparino ribatte con un chiarimento: “Mi permetto di ricordare al presidente del Consiglio che non ho mai chiesto un referendum sulla Tav, ma una consultazione popolare che riguarda i cittadini del Piemonte e che è prevista dallo statuto regionale, che la consente, per interrogare i cittadini su un tema specifico. Si può quindi svolgere sulla Tav”. Poi il governatore piemontese precisa: “Voglio anche precisare che non ho mai telefonato al presidente Conte, non mi permetterei di disturbarlo, ma ho inviato una lettera lo scorso 5 ottobre sul tema delle infrastrutture in Piemonte. Da allora non ho mai ricevuto il minimo riscontro, così come del resto dal ministro Toninelli, cui avevo già scritto sullo stesso tema il 5 giugno 2018”.
Nella lettera spedita invece al ministro dell’Interno Salvini, Chiamparino anticipa anche il quesito che sarà sottoposto all’elettorato dei maggiori di 16 anni, così come previsto dallo Statuto del Piemonte. Ai piemontesi si chiederà se ritengono che la Regione debba “attivarsi in tutte le sedi per la rimozione degli elementi di impropria protrazione delle attività di realizzazione dell’opera e degli effetti negativi immaginati sia sul territorio, per la mancata attivazione dei cantieri di lavori, sia prospettici, conseguenti all’isolamento del territorio dai grandi collegamenti di trasporto europei”.
“Prendo atto con soddisfazione che la parte preliminare dei bandi sia partita, ma se non ci nascondiamo dietro un dito sappiamo tutti che la pantomima di questi mesi è rimandata a dopo le Europee e le Regionali. La preoccupazione e la situazione di incertezza sono più che forti che mai, e che si aggravano se pensiamo che dopo il 26 di maggio ci saranno un nuovo parlamento e una nuova commissione”, evidenzia Chiamparino.
Aggiunge il presidente del Piemonte: “Se perdureranno l’indecisione e l’incertezza italiana, potrebbe arrivare qualche Paese, magari tra gli alleati sovranisti di questo governo, a dire che ci sono altri progetti e che la nuova commissione possa fare scelte diverse rispetto a ciò che oggi l’Europa considera prioritario. Se tra sei mesi ci ritroviamo impantanati come ora, non abbiamo nessuna garanzia che Europa non tolga i soldi, perché al momento non ci sono garanzie di far partire i lavori nel 2020, così come richiesto da Bruxelles”.
Il Movimento 5 Stelle piemontese va all’attacco: “Questa richiesta di consultazione popolare è una farsa per non parlare di ciò che Chiamparino non ha fatto in questi cinque anni e per non parlare dei problemi veri piemontesi”, dice il consigliere regionale e candidato pentastellato alla presidenza della Regione Piemonte, Giorgio Bertola. Il referedum, aggiunge, “è uno strumento che non ha alcun valore effettivo. Chiamparino è a favore della democrazia diretta solo quando gli fa comodo. Avrebbe potuto approvare la nostra proposta di legge per istituire il referendum consultivo anche in Piemonte e non lo ha fatto”.