Scala, cinque nomi in lizza per la successione di Pereira. Ma sull’Arabia non c’è accordo

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    Filippo Fonsatti dello Stabile di Torino entra nella rosa con Fuortes, Ortombina, Meyer e Dorny. La short list sarà comunicata al cda il 18, giorno in cui si deciderà anche sull’ingresso tra i finanziatori e i membri dell’Arabia Saudita: per adesso almeno due i voti contrari

    Si aggiunge un altro nome italiano alle lista dei possibili candidati alla successione di Alexander Pereira alla Scala, mentre sembrano addensarsi nubi sempre più nere sull’ipotesi di accordo con l’Arabia Saudita, che aprirebbe la strada a un posto per la compagnia Saudi Aramco nel cda come socio fondatore del Piermarini. Si tratta di Filippo Fonsatti, cinquant’anni, da poco riconfermato alla guida del teatro Stabile di Torino. Un manager che in passato ha fatto parte, tra l’altro, dell’orchestra Giovanile europea, basata a Londra e diretta da Claudio Abbado, di quella della Rai e del teatro Regio di Torino di cui è già stato sovrintendente dal 1994 al 2007.

    Il suo nome è stato aggiunto a quelli di Carlo Fuortes e Fortunato Ortombina, tra gli italiani, e Dominique Meyer e Serge Dorny, tra gli stranieri, nella rosa ristretta selezionata ieri dai saggi incaricati dal cda della Scala di individuare i possibili successori di Pereira, quando scadrà il suo contratto nel 2020, o al massimo l’anno dopo. La short list individuata da Giovanni Bazoli, Alberto Meomartini e Francesco Micheli sarà comunicata al sindaco Beppe Sala e agli altri consiglieri nel cda di lunedì 18. Toccherà poi alla società di cacciatori di teste Egon Zehnder, un volta verificata la effettiva disponibilità dei candidati, organizzare una serie di colloqui. Al termine dei quali i saggi proporranno a Sala la scelta finale.
     La riunione di ieri, riservata e lontano da occhi indiscreti, sarebbe servita anche a fare il punto in modo informale sulla delicata questione della trattativa aperta da Pereira con i sauditi che in cambio di una donazione di 15 milioni in cinque anni chiederebbero l’ingresso tra i soci fondatori della Scala. La decisione, come è noto, è prevista nel cda di lunedì 18 e il sindaco Sala ha vincolato il sì all’accordo, a una posizione unanime da parte del consiglio di amministrazione. L’argomento non è stato trattato ufficialmente ieri dai saggi, ma indiscrezioni confermano che, almeno al momento i consiglieri sono divisi. Contro l’intesa voterebbero sia Alberto Meomartini che Francesco Micheli. Quest’ultimo è uno dei due consiglieri che rappresentano il governo. Se si aggiungesse anche il no di Philippe Daverio in quota alla Regione l’accordo con gli arabi sarebbe cassato. Salvo colpi di scena fino all’ultimo momento, naturalmente. Quanto all’ad di Eni Claudio De Scalzi, che come risulta dei verbali ha partecipato agli ultimi due cda scaligeri è possibile, invece, che non partecipi alla seduta del 18. Secondo alcuni, per evitare un voto che potrebbe, eventualmente, confliggere con l’attività petrolifera della multinazionale italiana.

    Questa la situazione a sei giorni dalla riunione decisiva. Nel frattempo, i parlamentari del Pd tornano all’attacco. Chiedono che il ministro Alberto Bonisoli parli. Al grido: “I sauditi sono contro i diritti e la Scala riceve già tanti fondi pubblici” . Anche l’Anpi, sezione teatro alla Scala si dice “fortemente contraria” all’ingresso dai sauditi. Quanto al futuro di Pereira, ieri non se ne sarebbe parlato, ma restano aperte almeno due strade. La nomina di un successore che lo affianchi fino al 2021, un anno dopo la scadenza del suo contratto. E l’affiancamento, ma con la sostituzione prevista già nel 2020, magari concedendo a Pereira la conclusione della tournée della Scala già programmata l’anno prossimo proprio a Riad con La Traviata in forma di concerto diretta da Zubin Mehta e poi in Giappone. Questa seconda ipotesi, al momento, è considerata la più remota, ma la bocciatura il 18 dell’accordo con Riad proposto da Pereira potrebbe accelerare i tempi.

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