Le “Refole” di Labruna: un appello al nuovo segretario dei Democraticidi LUIGI LABRUNA
Spero vada meglio. Anche se poco ci credo …». «Non reggo più gli scombini di questi populisti». «È l’ultima occasione che offro al Partito Democratico». «Vado al gazebo per disperazione». Questo dicevano molti di coloro che – dubbiosi, ma spinti anche dalla felice manifestazione di Milano e dall’evidente declino dei Cinque Stelle – hanno partecipato alle primarie del Pd. Ne tenga ben conto il nuovo leader Nicola Zingaretti.
Per non deludere chi ha voluto credere agli impegni di rinnovamento “reale” del Pd che egli ha assunto nei confronti di quanti, iscritti o no, coltivano ancora la speranza (flebile) che una decente opposizione, trainata da un rinnovato, pur minoritario, Pd, susciti nel Paese quell’urgente “risveglio democratico” necessario a preservare la convivenza civile messa in pericolo dagli scriteriati populisti che impazzano e il cui predominio (non lo si dimentichi) è frutto anche dei tanti “misfatti” del Pd degli ultimi tempi.
Non bastano i proclami. Nell’area della sinistra democratica occorre dar vita a una forza politica davvero rinnovata e pulita. Affrancata non da tutte le esperienze del passato (ne ha avute di positive), ma dalle scorie e dai veleni che ne hanno deformato e svilito identità e missione. E che riannodi saldamente i propri legami con la gente comune, specialmente con i deboli, gli emarginati, i bisognosi di aiuto, sforzandosi però di intendere e interpretare i “bisogni legittimi” di tutti.
Smetta di rincorrere i populismi. Dia priorità ai problemi reali: una maggiore equità sociale, senza mance, ma realizzata con politiche economiche e fiscali capaci di incidere sui “veri” privilegi, incoraggiare gli investimenti e le imprese, ripristinare l’ascensore sociale valorizzando scuola, cultura e ricerca scientifica. Un partito, insomma che torni a essere ispirato agli ideali di giustizia sociale, eguaglianza e libertà.
E controlli Zingaretti che lo “stia tranquillo!” detto dall’infido suo predecessore non equivalga allo “stai sereno!” dallo stesso rivolto a chi stava per colpire.
Ricerchi unità, non pelosi unanimismi. Tenga ben lontano giruettes, profittatori della politica, demi-vierges, improbabili padri nobili folgorati sulla via di Damasco nel tentativo di conservare a sé e a meno illustri figli sfrontate posizioni di potere o sottopotere.
E si cimenti nell’impresa di formare con pazienza una nuova, colta, leva di politici e dirigenti.
Non reclutati per l’appartenenza a ceppi, conventicole, clan, macro o micro-potentati, ma selezionati solo in base alle loro attitudini e capacità.
Ambiziosi, ma non arrivisti e supponenti. Onesti.
E lasci perdere, infine, il neosegretario i lanciafiamme.
Si procuri un lanternino.
Lo accenda. E ricerchi ostinatamente, a ogni ora e dappertutto, un uomo schietto, autorevole, insensibile a cupidigie e lusinghe, intriso di valori democratici, e gli affidi la “totale responsabilità” di ricostruire a Napoli e in Campania quella forza politica sana di cui la nostra terra ha disperato bisogno. E che la buona sorte l’assista.