
La tecnica utilizzata è quella di sempre: il metodo della “marmotta”, vale a dire una trave, simile a una paletta da pizzaiolo, caricata con la polvere pirica e infilata a forza nella fessura del bancomat. L’esplosione sveglia mezzo paese e sventra la facciata della banca. Ingenti i danni negli uffici, lo scoppio manda in frantumi anche la cassaforte: decine di banconote finiscono incenerite, mentre altre vengono raccolte dai banditi prima della fuga. Per ricostruire la dinamica dell’assalto è fondamentale la testimonianza di un residente che, buttato giù dal letto dallo scoppio, si affaccia dalla finestra. Sul posto arrivano i carabinieri della compagnia di Ortona, al comando del luogotenente Giuseppe Lambriola, e i vigili del fuoco di Chieti.
Non è stato ancora possibile indicare il danno economico, considerando che l’esplosione ha mandato in tilt anche il server della banca. In una settimana, se si considerano pure i furti di Poggiofiorito e Colonnella, la banda dell’esplosivo ha colpito quattro volte. Dice il sindaco di Miglianico, Fabio Adezio: «Siamo sempre più convinti della necessità di un impianto di videosorveglianza in paese. A Miglianico stiamo lavorando per una rete di telecamere di sicurezza. Per ora ne abbiamo 24 e le immagini sono già a disposizione dei carabinieri. L’impianto non è ancora funzionante al 100 per cento, ma è in corso la fase di test. Il nostro obiettivo è arrivare a 64 telecamere».