
La risposta del presidente americano: “E’ ovviamente un pazzo”. Nuova “puntata” dell’escalation verbale tra il maresciallo nord coreano e l’inquilino della Casa Bianca. E cresce la paura che dalle parole si possa passare a un vero e proprio scontro militare
Servito su un piatto d’argento Kim Jong un non ha resistito alla tentazione di rispondere alle minacce e allo sberleffo del presidente degli Stati Uniti a modo suo: E cioè con altre minacce e altri sberleffi. E all’indomani del bellicoso discorso alle Nazioni Unite dove il leader del mondo libero ha assicurato di poter trovarsi nella condizione di “distruggere completamente” la Corea del Nord è andato dunque alla carica. Il linguaggio crudo e minaccioso dei leader della Corea del Nord non è certo una novità: la propaganda del regime si è sempre servita di questi trucchi retorici per riscaldare il proprio “pubblico”.
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La risposta del presidente degli Stati Uniti, arrivata puntuale via Twitter, ha un linguaggio che non si discosta molto da quello utilizzato dall’omologo nordcoreano. “Kim Jong-un è chiaramente un pazzo a cui non dispiace affamare o uccidere la propria gente. Sarà testato come mai prima!”.
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Offese su offese. Minacce su minacce. Consiglierei a Trump, dice il dittatore, di scegliere meglio le parole quando parla davanti a un consesso del genere. Si riferisce, ovviamente, al passaggio sulla “totale distruzione” del suo paese. Ma si riferisce anche a “Rocket Men”, Uomo Razzo, l’appellativo che il presidente aveva già usato in un tweet e poi ribadito davanti all’assemblea generale e che proprio non deve essere andato giù a Kim. L’epiteto rubato alla famosa canzone di Elton John in realtà era stato già affibbiato al padre di Kim addirittura dall’Economist con una celebre copertina. Ma un conto è la geniale sintesi giornalistica: un altro il linguaggio che dovrebbe usare uno statista.
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Tutti gli osservatori giurano che adesso quel linguaggio condito con la minaccia di distruggere il paese accelereranno il programma della Corea del Nord. Infatti: quelle parole, dice Kim, sono la dimostrazione che il cammino che abbiamo intrapreso è giusto. Al di là delle parole, da una parte e dall’altra, tutti gli esperti adesso temono che l’escalation possa portare a un tragico errore. Nessuno vuole davvero la guerra: tantomeno Kim che pure Trump accusa di essersi avventurato in una ‘missione suicida”. Ma gli strateghi e gli esperti di deterrenza nucleare usano una parola sola: “miscalculation”. La sensazione che gli Usa vogliano attaccare davvero potrebbe spingere Kim ad attaccare per primo. E questa volta non soltanto a parole.
· LA PREOCCUPAZIONE DI CINA E RUSSIA
“La situazione nella penisola coreana ora è grave”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lu Kang. “Tutte le parti in causa dovrebbero esercitare moderazione invece di provocarsi a vicenda. Riteniamo – ha aggiunto – che solo se si incontreranno a metà strada potranno davvero risolvere la questione per costruire un futuro di pace e stabilità”. Pechino ha inoltre invitato Trump a riflettere in merito a nuove sanzioni unilaterali al di fuori di quelle delle Nazioni Unite.
“La Russia insiste sul fatto che non esista alternativa alla diplomazia come mezzo per risolvere la situazione nella penisola coreana, un altro percorso potrebbe avere conseguenze catastrofiche”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. L’invito che arriva da Mosca è quello di evitare ulteriori provocazioni.